Salute & Veleni26 ottobre 2020 08:57

Antonella Viola sul Dpcm: decisioni irrazionali, si naviga a vista perché nessuno ha pensato di accendere il radar

L’immunologa dell’Università di Padova, che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi per l’approccio pacato e coerente, su Rai 3 critica fermamente la chiusura di bar e ristoranti, cinema e teatri: “l’approccio avrebbe dovuto essere scientifico, basato sui dati di origine del contagio che dovrebbero essere a disposizione della comunità scientifica. Inammissibile imporre scelte così pesanti senza avere la dimostrazione della loro necessità ed efficacia”

Antonella Viola sul Dpcm: decisioni irrazionali, si naviga a vista perché nessuno ha pensato di accendere il radar

“Not in my name” aveva scritto sulla sua pagina Facebook la dottoressa Viola all’uscita del Dpcm: “La decisione di imporre la chiusura di bar e ristoranti (perché salvo pochi casi questo significa chiusura totale, non ci prendiamo in giro), palestre, teatri e cinema significa condannare intere famiglie alla disperazione e un intero paese ad una tensione sociale insostenibile. 

E’ una decisione irrazionale, cieca, assurda

Non so se queste misure avranno un impatto sulla diffusione dei contagi e, onestamente, io non lo credo, perché le persone si incontreranno ugualmente ma in posti non controllati (ma mi auguro di sbagliare). 

Certamente avrà un impatto disastroso sulla salute di moltissimi individui e di tutta la collettività. 

Nel tempo, aumenteranno i casi di depressione, i suicidi, la violenza domestica

La didattica a distanza per tutte le classi delle superiori contribuirà a peggiorare il quadro, sia a breve sia a lungo termine. Per molti ragazzi la scuola è l’unico posto sicuro, l’unico strumento che possa salvarli, l’unico luogo di socializzazione.

So che nel Governo qualcuno si è battuto perché questo non accadesse. Il vice-ministro Sileri mi ha chiamato ieri sera e mi ha espresso tutta la sua contrarietà a queste misure inutili e dannose. Ma evidentemente l’irrazionalità ha prevalso sull’equilibrio.
Tra un mese ci troveremo in un paese ancora colpito dall’epidemia ma in più disintegrato dal punto di vista economico e sociale

Cosa faremo allora? 

Cosa si farà a fine novembre quando ci si accorgerà che le misure non hanno avuto l’impatto sperato? 

O, se anche dovessero miracolosamente funzionare, a quel punto qual è il piano per arrivare a fine 2021, quando forse il vaccino sarà davvero disponibile per gran parte della popolazione? 

Cosa verrà fatto in questo mese di nuovi sacrifici per far sì che a partire dal 24 novembre tutto possa ricominciare a funzionare?
Su questo nessuna risposta. 

Si naviga a vista perché nessuno ha pensato di accendere il radar.
Il radar sono i dati, quelli che in questi mesi devono essere stati raccolti per il tracciamento. 

Quei dati che, se sapientemente usati, dovrebbero dirci dove avviene il contagio e dove no

Il radar è anche la lungimiranza, la consapevolezza che il virus non andrà via, che il vaccino non sarà una soluzione rapida e che non possiamo tirare avanti tra lockdown e coprifuoco. 

Imporre scelte così pesanti senza avere la dimostrazione della loro necessità ed efficacia non è ammissibile.”

Concetti che ribadisce convintamente stamane ad Agorà, chiarendo che la prima cosa da fare è “identificare attraverso i dati di tracciamento raccolti tra maggio e la prima settimana di ottobre i luoghi a maggior rischio di contagio. Chiudere solo quelli: per esempio se emerge che nei cinema non ci sono stati contagi, perché chiuderli?”. 

Poi dare tempo agli esercenti per adeguare i locali alle eventuali criticità. “Trovare nuovi mezzi e personale per far tornare tutti a scuola in presenza.

No sport da contatto. Lavoro agile per chiunque non sia necessario sul posto di lavoro. No cerimonie religiose. No sport invernali. 

Chiare indicazioni per gli anziani e le persone con patologie.

Mascherina obbligatoria sempre dalle scuole medie.
Nelle prossime settimane: far arrivare i test rapidi in ospedali, RSA, scuole, fabbriche. Assumere personale per il tracciamento. 

Aumentare posti letto in ospedale e assumere personale sanitario (questo è l’unico punto che in realtà non è fattibile in poche settimane).”

LNS

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