News22 marzo 2021 11:47

Vaccini, politica e informazione: una regione a pezzi

Il discorso di Ferruccio Sansa nel Consiglio regionale straordinario sul piano vaccinale ligure

Vaccini, politica e informazione: una regione a pezzi

Avete vinto voi. Lo ripetete spesso durante le sedute del Consiglio Regionale. È vero, ma allora è vostra non soltanto la maggioranza. È vostro non soltanto il Governo. È vostro non soltanto il potere. È vostra soprattutto la responsabilità.

La responsabilità è un onore, ma anche un onere.

E oggi, di fronte alla tragedia che il Covid ha portato nel mondo, in Italia e in Liguria, mi dispiace dover dire che è anche vostra la responsabilità del modo con cui è stata gestita nella nostra terra l’emergenza più grave degli ultimi settant’anni. Non parlo soltanto della responsabilità politica, di voti e di consenso. Parlo di qualcosa di molto più drammatico: qui, oggi, si dimostra che la politica decide anche della vita delle persone. E chi governa la sanità oggi ha nelle sue mani la salute e la vita di un milione e mezzo di persone.

Non è importante adesso riportare una vittoria politica. Non ci interessa. Capiamo la complessità della sfida che occorre gestire. E vogliamo dare il nostro contributo di idee e di proposte concrete per affrontare nel miglior modo possibile i prossimi, decisivi, mesi che ci attendono. Per capire cosa fare, però, è essenziale indagare fino in fondo cosa non ha funzionato e perché.

Forse lei, signor Presidente, è riuscito a nascondere all’opinione pubblica anche grazie a un’informazione che ampiamente finanziata dalla Regione. Un’informazione che ha rinunciato spesso al proprio compito di critica e di denuncia. Un’informazione che dovrà fare un esame di coscienza.

Forse lei, signor Presidente, si sente forte del consenso. Si accontenta di una rappresentazione della realtà parziale, distorta e troppo spesso compiacente. Ma al di là della propaganda lei stesso sa bene che la situazione è molto diversa. Lei sa che la Liguria è al secondo posto in Italia per letalità del virus, cioè per rapporto tra persone malate e persone decedute. Nelle nostre città si sono registrate proporzioni doppie, talora triple rispetto ad altre regioni italiane. Insomma, i liguri sono stati curati peggio di altri. Sono morti di più. Questi sono fatti, non basta colonizzare gli studi televisivi con qualche epidemiologo ligure per cancellarli.

Lei sa che la Liguria per mesi, soprattutto all’inizio della seconda ondata, è stata al primo posto in Italia per numero di malati in rapporto alla popolazione.

Lei sa che la Liguria per molti mesi è stata ben sotto la media nazionale per tamponi effettuati rispetto alla popolazione.

È un disastro che ha radici lontane, certo, anche precedenti la sua amministrazione. È un disastro che non dipende soltanto dalla Regione, non c’è dubbio.

Ma la sua scelta di mantenere la delega di assessore alla Sanità le attribuisce un doppio potere. E una doppia, tragica, responsabilità. Da mesi noi dell’opposizione abbiamo denunciato quanto questa sua decisione fosse pericolosa: una sola persona non può avere il tempo e le energie per svolgere il compito di Presidente e di assessore alla Sanità. Per tacere del suo ruolo nel partito che lei stesso guida. Non solo, lei, sia detto con rispetto, non ha le competenze e l’esperienza per occuparsi in prima persona della Sanità.

Signor Presidente, noi abbiamo pensato a lungo che questa sua scelta sancisse un suo ruolo di regista. Invece, strada facendo, ci stiamo convincendo che lei sia strumento di una strategia ben precisa: la strategia di smantellare e privatizzare la sanità della nostra Regione.

Gli ultimi tasselli si stanno componendo in questi giorni: la decisione di coinvolgere i privati nella campagna vaccinale, la scelta di affidare la gestione di alcuni ospedali, come il Felettino di La Spezia, anche ai privati.

Oggi si parla di vaccini, non si deve fare un processo alla sanità ligure. È vero, ma il rischio che si corre è che in nome dell’emergenza vengano definitivamente sancite scelte strategiche che cambieranno la sanità ligure per decenni. E che dureranno molto più del suo mandato. Scelte che noi e i nostri figli subiremo anche quando lei avrà abbandonato la Liguria per dedicarsi ai suoi progetti romani.

Oggi si parla di vaccini, ma prima bisogna dire dove ci ha portato la sua politica sanitaria. Proprio per evitare di sbagliare ancora. Siamo agli ultimi posti  nel Nord Italia per la mobilità sanitaria con un debito di 71 milioni. Siamo tra le poche regioni del Nord in cui i numeri della fuga dei pazienti non sono migliorati. Abbiamo i maggiori costi per abitante e il peggior rappporto tra crediti e debiti con un saldo di meno 76 milioni nel 2019. Siamo nei posti di coda al Nord per i Lea, i livelli essenziali di assistenza. Siamo tra le regioni peggiori per le informazioni fornite sulle liste d’attesa. Siamo tra le peggiori regioni per l’informatizzazione del sistema sanitario.

Questa situazione ha creato le premesse perché nascessero e sopravvivessero clientele, nicchie di potere.

Questo situazione, perciò è necessario parlarne, è stato la premessa della disastrosa situazione che si è creata in Liguria con il Covid. E la campagna vaccinale è soltanto l’ultimo tassello. La politica non c’entra. La propaganda non c’entra. Qui parlano i dati forniti dal Governo, di cui anche lei oggi fa parte. Ieri sera la Liguria era penultima in Italia per vaccini somministrati in rapporto a quelli ricevuti: appena il 70,4 per cento del totale. Sta peggio di noi soltanto la Sardegna che, però, era in zona bianca. In Puglia invece siamo all’85 per cento, in Valle d’Aosta all’89,5 e in provincia di Bolzano all’89,6.

Siamo sotto la media nazionale anche per ultraottantenni che hanno ricevuto almeno la prima dose di vaccino, appena il 42,4 per cento, nonostante la Liguria abbia la popolazione più anziana d’Italia.

E siamo agli ultimi posti, sedicesimi, per numero di insegnanti vaccinati: eravamo al 2 per cento quando in Toscana già si toccava il 70 per cento.

Non ci interessa nemmeno notare che le regioni che hanno registrato le percentuali peggiori in questi mesi sono tutte amministrate dal centrodestra, segno che la politica di privatizzazione della sanità, di smantellamento della rete dei medici di base ha portato effetti devastanti.

Non ci interessa vincere adesso. Ci interessa ancor meno ottenere consenso. Vogliamo correggere gli errori e fare proposte concrete.

Però non si può tacere la situazione attuale. Di nuovo non scelgo parole mie, le leggo il messaggio - uno dei tantissimi - che ho ricevuto nelle scorse ore da un medico. Un uomo che non combatte il virus in tv, ma visitando ogni giorno decine di persone: “La campagna è stata programmata malissimo, con ordini contraddittori e mancanza di informazione anche per noi medici di prima linea. Ci avevano indicato una sede vaccinale, poi hanno scoperto che non è idonea. Ci hanno detto che avremmo vaccinato chiunque arrivasse, poi invece solo i nostri pazienti. Ci hanno detto che avremmo vaccinato i pazienti vulnerabili di ogni età, poi invece solo quelli sotto i 70 anni.

Abbiamo dovuto fare e rifare le liste dei nostri pazienti vaccinabili, avvisarli telefonicamente, disdirli, riprenotarli, invitarli a prenotarsi per conto loro tramite CUP o mail se oltre i 70 anni, mentre prima potevamo prenotarli noi. Ci avevano detto che avrebbero avvisato i pazienti della data di vaccinazione entro 48 ore dalla prenotazione da noi fatta, invece poi hanno detto che saranno avvisati 48 ore prima della vaccinazione ma così facendo tutti ci telefonano per organizzarsi per il giorno di vaccinazione. Noi abbiamo le notizie leggendo i giornali e guardando le conferenze stampa in televisione. Non ne possiamo più!”.

Le basta? Abbiamo decine di testimonianze come queste. “Mi sono alzato alla quattro di mattina per prenotare decine di vaccinazioni, ma così tolgo tempo alla cura dei pazienti”, racconta un medico di famiglia genovese.

“Il sistema funziona in un modo assurdo, accetta solo prenotazioni al buio, così abbiamo decine di persone – spesso anziani – che si ritrovano tutti alla stessa ora, nello stesso posto per fare il vaccino. Il risultato è che devono attendere ore, tutti insieme, con il rischio anche di contagiarsi“, riferisce un dottore di Savona.
E ancora: “In altre regioni le persone da vaccinare vengono direttamente contattate dal sistema sanitario, mentre in Liguria devono passare anche attraverso il medico di famiglia che fa la funzione di telefonista invece che curare la gente. Perché?”, si domanda un medico di Imperia.
“Noi medici spezzini – raccontano dal Levante ligure – abbiamo dato la nostra disponibilità. Più di così non potevamo fare. Era tutto a posto, c’erano i vaccini, c’erano anche i medici per vaccinare fino a 320 persone per turno. E invece il sistema è andato in tilt ed è arrivata una circolare che limita le vaccinazioni a 70. Incredibile, così perdiamo 250 vaccinati a turno. Se non si trova una soluzione rapidissima, perderemo molte migliaia di vaccinazioni in poche settimane. Solo per colpa della cattiva organizzazione regionale“.
“Non si capisce perché alcune categorie, come i militari, vengano contattate dalle loro amministrazioni, mentre altre siano lasciate allo sbando. La sanità in Liguria non è uguale per tutti“, sospira un sanitario del Tigullio.
E infine: “I sistemi operativi che usavamo per prenotare i normali vaccini anti-influenzali funzionavano bene. Invece hanno voluto affidarsi a un nuovo sistema studiato da Liguria Digitale, ed è stato il disastro”, conclude un sanitario.

Ecco, queste cose vanno dette. Tutti devono sapere. Basta con le conferenze stampa, basta con le comparsate nei salotti televisivi. La gente non ne può più.

Da qui partono le nostre proposte che illustreremo nei nostri ordini del giorno.

Noi chiediamo che sia invertito il meccanismo di prenotazione delle vaccinazioni, cioè che non siano i cittadini a dover contattare l’autorità sanitaria, ma avvenga il contrario, come in altre regioni. Troppi cittadini - anziani, persone deboli e sole, emarginati - non sono in grado di prenotare e rischiano di essere escluse dalla vaccinazione o di effettuarla con mesi di ritardo. 

Noi chiediamo che i medici non siano più utilizzati come centralinisti per prenotare gli esami, ma che invece si possano interamente dedicare al loro compito: assistere i malati.

Noi chiediamo, come ci hanno segnalato medici e operatori sanitari, che si utilizzi un sistema operativo efficace e non quello realizzato da Liguria Digitale che ha provocato tanti ritardi e disguidi.

Noi chiediamo che la Regione si adoperi per riconoscere l’infortunio sul lavoro ai medici che muoiono di Covid e che sia fornita un’assicurazione ai medici che si offrono volontari per somministrare il vaccino.Noi chiediamo che sia istituito subito un registro di emergenza dei cittadini che si dichiarano disponibili a essere contattati in tempo reale per ricevere il vaccino al posto di chi rinuncia.

Noi chiediamo che, approfittando del periodo di zona rossa legato alla Pasqua e a un auspicato calo dei contagi, si riprenda subito un lavoro di tracciamento.

Noi chiediamo che siano ricompresi tra i soggetti fragilissimi anche alcune categorie non adeguatamente tutelate, come i sieropositivi.Noi chiediamo che sia garantito un servizio di tamponatura e di vaccinazione anche per gli stranieri sprovvisti di tessera sanitaria che soltanto a Genova sono oltre 15mila. Questo per garantire la loro salute, ma anche per evitare che possano contagiare migliaia di persone.

Noi chiediamo che sia fornita assistenza sanitaria contro il Covid agli stranieri soli e disperati che passano per Ventimiglia.

Noi chiediamo che la Regione si adoperi per rivedere i criteri del consenso informato che altrimenti rischiano di escludere dalla vaccinazione le donne in gravidanza e quelle che allattano.

Quando è cominciata la pandemia sui muri di tutta Italia è comparsa la scritta “Andrà tutto bene”. Bisognava farsi coraggio di fronte allo smarrimento, ma non è andato tutto bene. Oltre centomila persone sono morte. Sono donne e uomini che un anno fa erano qui con noi, che incontravamo per casa, per le strade, nei negozi. Sono nostri genitori, nostri amici, nostri fratelli e sorelle.

Queste sono alcune delle nostre proposte. Non hanno colore politico. Speriamo che le facciate vostre.

Di fronte a loro e a chi si ammalerà noi sentiamo una responsabilità tremenda: dobbiamo fare tutto il possibile per onorare la memoria di chi è morto, non con cerimonie che costano decine di migliaia di euro, ma con azioni concrete. Dobbiamo provare a salvare chi sta male.

com

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