Cultura09 giugno 2021 15:38

Il corpo come opera d’arte

La corporeità trasfigurata in oggetti cyborg nelle opere di Clarissa Falco (di Armando Ciriello)

Il corpo come opera d’arte

 

Clarissa è una giovane artista classe 95, le sue modalità di trasfigurare la corporeità in oggetti cyborg la rendono nel panorama culturale della nostra post-modernità una figura che denotar come “giovane” è distonico con la sua capacità creativa.

Mai come nelle sue opere scultoree in cui il corpo si interpola con l’oggetto meccanico, il linguaggio diventa un post-ermetico in cui la retorica dell’alienazione psicosociale trova nel corpo della donna una metafora trasformativa.

Se E. Newman aveva offerto nel suo celebre saggio (La grande madre-fenomenologia delle configurazioni dell’inconscio), una rivisitazione della donna come icona del matriarcato e di una civiltà dell’amore che tuttora  trova espressione nelle nostre chiese con la rappresentazione della “ma-donna” come  un essere celestiale, attorniata dalle lune e dalle stelle che la innalzano alle divinità pagane, ben presto per opera dell’homo sapiens sapiens tale weltanschauung è stata oggetto di distruzione ponendo fine a tale civiltà, per fare spazio alla rozza visione dell’homo deficiens.

Le opere di Clarissa Falco pongono in risalto le potenzialità creative della donna ora come soggetto eroticamente fondato sulla presenza dove la stessa genitalità è ora il volano della vita, ora la retorica di una condanna verso quelle pratiche di “cosificazione” prodotte da una visione dominante maschilistica.

Al cospetto di una rinnovata denuncia di autodeterminazione da parte della donna come soggetto pensante, creativo ed erotico, rende una parte dell’umanità maschile  una massa ciecamente brutale che fa della dialettica del potere il marchio indelebile di una sottocultura e di un complesso d’inferiorità, di cui non può non assumersene il carico di una presa d’atto criminale, ma anche una urgenza sociale, politica, giuridica, per porre fine all’incubo quotidiano di nuove vittime morte per femminicidio.

L’etimologia femminicidio  è composto di femmina e -cidio uccisione, introdotto in criminologia dalla criminologa Diana Russel negli anni '90. La semplice denotazione femminicidio è più del semplice atto criminoso di un omicidio ma pone in evidenza l’uccisione della donna in quanto Donna.

Maschilismo, cultura dell’odio, che può solo arenarsi innanzi alla provocatoria assunzione di una infelice ibridizzazione tra maschile e femminile attraverso l’embricamento del corpo della donna con la macchina, talché ne deriverebbe un oggetto cyborg amalgamato e abitato dall’infertilità.

Quanto questa condizione di accoppiamento viene resa come atto di accusa contro la violenza degli uomini in opposizione alla “volontà di potenza”, il desiderio della Donna epicentro delle sue molteplici trasformazioni psicosociali, speranza verso un mondo abitato dalla delicatezza, dal buon con-tatto, dalla sensibilità.

Le opere della Falco non risparmiano una sottile critica alla cultura delle madri che rinnegano il corpo della donna in quanto tale, e lo hanno spesso asservito solo alla funzione riprocreativa o per il piacere degli uomini, ma quello che più appare significativo è il ruolo delle madri che educano i figli maschi alla cultura dominante, spesso divenendo incubatrici della cultura dei padri, come la stessa psicoanalisi ha saputo evidenziare indicando come la prima iscrizione del significante paterno non è situato nel padre ma nella madre. La Falco propone un’arte piena e leggera di ironia, di sagacia, di critica delicata, contro tutte le forme di conformismo culturale e identitario.

L’artista vuole opporre a tale condizione socialistica una visione nuova, in cui il corpo della donna  possa trovare la sua fecondità nel gesto creativo della relazione attraversata dall’intersoggettività del mundus, tanto che provocatoriamente si potrebbe suscitare nel visitatore il dubbio se vi sia più umanità nel corpo della donna in quanto figlia di una cultura maschilistica o nel prodotto cyborg come un tentativo di autoerotismo che condanna tutte quelle forme di misoginie che sembrano suggerire un’azione deprivata dal calore dell’essere per la vita. 

Se essere donna oggi impone il rischio dell’ibridizzazione con la macchina-uomo, non di meno il mondo dei padri urge una rivisitazione incentrata sui valori della vita e dell’amore che sembrano essere più congeniali e più visibili nelle stesse opere di Clarissa Falco, in cui la delicatezza artistica pone la donna, la macchina, non più come “Korper” ma come “Lieb”, ossia un vero corpo vivente, che ci attrae e ci nutre.    

Sotto, alcune opere dell'Artista.

 

Armando Ciriello

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