Dunque il primo passo è stato chiudere il settore giovanile. Poi, non sufficientemente soddisfatti, sentiamo il Presidente Cannella, di professione portaborse di parlamentari, annunciare che apriranno scuole calcio del Savona a Roma, per dare spazio ai giovani romani scartati da Roma e Lazio.
Oggi il secondo passo: il Savona dice la proprietà è marginale in fondo. Interessa il business immobiliare…
E su questi presupposti pretenderebbero l’affidamento diretto dello stadio dal Comune, magari con qualche onere in più a carico dello stesso.
Allora di fronte a tutto questo e dopo anni di sofferenza del Savona, passato nelle mani di avventurieri di ogni tipo, dopo che alcuni imprenditori savonesi (ai quali va comunque un ringraziamento) hanno tentato di gestirlo, occorre fare un punto e assumere una valutazione:
Savona è una piccola città che non è ancora uscita del tutto da una crisi del modello economico finito negli anni 80. Non c’è a Savona un tessuto imprenditoriale forte, in grado di sostenere molte attività agonistiche di livello nazionale.
Nonostante ciò abbiamo delle vere eccellenze nel campo della pallanuoto e del nuoto sincronizzato, si stanno affacciando alla ribalta nazionale sodalizi sportivi che hanno puntato sin da subito sulla dimensione sociale dello sport, come il Savona Rugby approdato in serie B con la sola forza dei savonesi, abbiamo altri sport “minori”(odiosa definizione) con una lunga storia di volontariato e sacrifici alle spalle (hockey, pallavolo….) abbiamo un allenatore nazionale paraolimpico, abbiamo infine una diffusa rete di società calcistiche dilettantistiche basate su volontariato e aperte ai ragazzi savonesi.
Ecco a questo punto è qui che devono concentrarsi gli sforzi della Amministrazione Comunale. Sforzi economici e sforzi progettuali: ad esempio promuovendo forme di consorzio fra le attività citate per la gestione degli impianti sportivi, offrendo anche la possibilità di una formazione polivalente a chi pratica ciascuno sport. In collegamento con il Campus Universitario.
Savona non guadagna alcun prestigio da una società di calcio professionistica che può ambire al massimo ad una categoria come la lega pro. Una società gestita come annunciano i nuovi proprietari, unicamente orientata al lucro e senza alcun ritorno per la città.
Si deve scegliere, e se qualche ultras rimpiangerà di non potersi andare a scazzottare in qualche paese, pazienza…..
Luca Becce
