Ritenuto che sia di interesse pubblico la divulgazione di informazioni riguardanti le dinamiche connesse al compimento di frodi fiscali transnazionali e di altri reati economici da parte di soggetti contigui alla criminalità organizzata, fatta salva - la presunzione di innocenza – in base agli artt. 27 della Costituzione, 6 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, 47 e 48 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea – delle persone sottoposte ad indagini preliminari, nonché delle persone giuridiche coinvolte nelle indagini, nonché - la possibilità per le medesime di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede; si comunica che nelle prime ore della mattinata odierna, militari del Comando Provinciale di Genova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza hanno eseguito due ordinanze di applicazione di misure cautelari personali e reali emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, nei confronti di 5 persone (Vetrano Salvatore, Bruno Anna e Castellani Mauro, destinatari del provvedimento coercitivo della custodia in carcere; Licata Giuseppe e Germano Sebastiana, destinatari di un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari), sottoposte ad indagini, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.) dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (art. 2 D.Lgs. 74/2000), dichiarazione infedele (art. 4 D.Lgs. 74/2000), omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. 74/2000), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 D.Lgs. 74/2000) e omesso versamento IVA (art. 10-ter D.Lgs. 74/2000), aggravati dalla transnazionalità (art. 61-bis c.p.).
Nei confronti di un indagato, VETRANO Salvatore, i predetti reati vengono altresì contestati con l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per avere commesso tali delitti al fine di agevolare l’associazione di stampo mafioso “Cosa Nostra”.
Dei 12 soggetti complessivamente indagati, sei sono accusati di aver costituito un’associazione per delinquere (art. 416 c.p.) finalizzata al trasferimento fraudolento di valori, al riciclaggio, nonché al compimento di una vasta frode all’IVA.
In particolare, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia, aventi quale amministratore di fatto e socio occulto VETRANO Salvatore, rivelatosi capo e promotore della associazione (già destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale su proposta del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia di Roma che indicava Salvatore VETRANO come “collettore degli interessi mafiosi nel settore del commercio dei prodotti surgelati”, nel cui ambito, in un breve arco di tempo il medesimo aveva costituito numerose imprese, acquisendo in tal modo un consistente patrimonio) e quali amministratori e soci soggetti scelti dallo stesso VETRANO o da altri associati (disposti ad assumere fittiziamente dette cariche e dette partecipazioni societarie), l'associazione consentiva (attraverso l'interposizione di numerosi prestanome) allo stesso VETRANO di partecipare a varie società, tutte collegate tra loro, e di gestire, nel periodo 2015-2021, un giro d'affari basato sull'importazione di prodotti ittici surgelati dalla Spagna e dal Portogallo all’Italia, nonché di porre in essere reiterate e gravi frodi IVA consistite nel trasferire illecitamente su “missing trader” (ditte 2 cioè che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura) il debito IVA nascente dalle transazioni e nel garantirsi, nel contempo, la possibilità di praticare prezzi al di sotto delle normali condizioni di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza, nonché, infine, di reimpiegare il denaro provento delle fittizie intestazioni societarie e dei delitti di evasione nelle società estere riconducibili a Salvatore VETRANO.
Le “frodi carosello” venivano realizzate dall'associazione attraverso:
società con sede in territorio iberico destinate all'esportazione verso l'Italia di prodotti ittici surgelati;
ditte (cc.dd. “missing trader”) che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura ai propri cessionari (i quali, per contro, detraevano i tributi corrisposti) con sede sul territorio nazionale, costituite al solo scopo di effettuare solo formalmente le importazioni, rivendere i prodotti, accumulare e non versare ingenti debiti IVA, per poi scomparire nell'arco di un biennio o poco più;
entità (cc.dd. “buffer”) realmente esistenti, destinate ad acquistare i prodotti formalmente importati dai “missing trader” e a rivenderli ai clienti finali. L’associazione realizzava due tipologie di frode: nella prima i missing trader, mediante l'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, ponevano in essere fittizie operazioni di acquisto intra-UE (senza maturare alcun credito di 1VA per effetto del meccanismo del “reversecharge”) e successive fittizie cessioni nazionali (con applicazione di aliquota IVA al 10% con la conseguente maturazione: - di un debito IVA in capo al missing trader, - di un credito IVA in capo al cliente finale, che senza l'interposizione avrebbe invece acquistato direttamente dal fornitore estero senza IVA, per effetto del citato reverse-charge e l'accumulo finale di un ingente debito di imposta, che non sarebbe mai stato pagato, in capo ai missing trader stessi. In alternativa i buffer riconducibili all'associazione svolgevano il ruolo di “filtro”, acquistando formalmente i beni dai missing trader nazionali e cedendo, a loro volta, gli stessi beni ai clienti finali nazionali.
In questo caso, l'artificioso e fraudolento credito IVA, non maturabile in caso di acquisto intracomunitario, andava a beneficio delle società-filtro che, in sede di liquidazione dell’IVA, lo avrebbero detratto dal debito derivante dalle cessioni oppure richiesto in pagamento all'Erario.
Nei confronti di 8 indagati il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre € 3 milioni di euro, corrispondente al profitto delle attività illecite poste in essere. I sequestri, che interessano il territorio italiano, il territorio spagnolo e quello portoghese, riguardano: - 100 rapporti finanziari, di cui 54 ubicati in Italia, 26 in Spagna e 20 in Portogallo; - quote del capitale sociale di 15 società, di cui 7 con sede in Italia, 4 con sede in Spagna e 4 con sede in Portogallo, 2 società di Genova con relativo compendio aziendale, 9 immobili situati nelle provincie di Genova, Palermo e Cuneo.
Al fine di dare corso alle attività di sequestro dei rapporti finanziari e delle società in Spagna ed in Portogallo, sono stati emessi Certificati di Congelamento ai sensi del Regolamento (UE) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, che disciplina il riconoscimento e l’esecuzione negli Stati membri dell’UE dei provvedimenti di congelamento e di confisca emessi da un altro Stato membro nel quadro di un procedimento in materia penale. Contestualmente alle misure cautelari personali e reali, la Guardia di Finanza di Genova, con l’ausilio dello S.C.I.C.O. e dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa, Napoli e Venezia sta procedendo a perquisizioni delegate dalla D.D.A.A. ligure a Genova, Palermo e provincia, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa e nelle provincie di Napoli e Venezia. È altresì in corso di esecuzione in Spagna un Ordine Europeo di Indagine emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, al fine di procedere a perquisizione presso i luoghi nella disponibilità degli indagati nel Paese iberico.