A distanza di pochi giorni dall’individuazione, da parte della Stazione Carabinieri di Cengio, degli autori di una truffa del “finto carabiniere” ai danni di una coppia di pensionati, un’indagine parallela condotta dalla Stazione Carabinieri di Carcare ha permesso di indagare un gruppo di persone specializzate in un raggiro condotto con modalità differenti e ancor più ingegnose.
Nel primo caso, già reso noto alla stampa, il pretesto era un finto incidente stradale in cui sarebbe rimasto coinvolto il figlio delle vittime: un copione purtroppo già visto, in cui un sedicente carabiniere richiedeva somme di denaro e gioielli per evitare un ipotetico arresto.
L’episodio odierno ruota invece attorno al mondo delle prenotazioni alberghiere online e a un elaborato meccanismo di frode che sfrutta la credibilità delle Istituzioni pubbliche, come l’Arma dei Carabinieri, per ottenere indebitamente rimborsi su conti correnti intestati ai truffatori.
Tutto ha avuto inizio il 17 settembre 2024, quando una struttura ricettiva della Val Bormida riceveva una prenotazione per più camere, effettuata per una non meglio precisata “missione”, da parte di un sedicente Maresciallo dei Carabinieri. La somma pattuita, 1.080 euro, era stata regolarmente addebitata su una carta di credito apparentemente valida, poi però risultata usata in modo fraudolento.
Il giorno seguente, l’impostore aveva però disdetto la prenotazione e chiesto il rimborso dell’intero importo, non però sul medesimo strumento di pagamento con cui era stato effettuato l’acquisto, bensì su un conto corrente diverso.
È proprio questo passaggio – apparentemente secondario – che rivela la sofisticazione del raggiro: qualora la struttura avesse eseguito il rimborso, la persona titolare della carta originariamente addebitata, del tutto ignara della vicenda, si sarebbe rivalsa sull’albergatore per ottenere la restituzione dell’importo. Il risultato: un doppio danno per la struttura, costretta a rimborsare due volte una somma mai effettivamente incassata, con ulteriore carico di disservizi, verifiche bancarie e complicazioni che avrebbero ostacolato sia le indagini che la corretta ricostruzione dei fatti.
In questo contesto è stata decisiva la prontezza della legale rappresentante della struttura ricettiva, che, insospettito dalle modalità della richiesta, si è rivolto ai Carabinieri per fugare i suoi dubbi, ricevendo indicazioni precise e puntuali che hanno sventato il tentativo di frode.
A seguito della denuncia, infatti, i militari della Stazione Carabinieri di Carcare – in collaborazione con i colleghi di Treviglio (BG), già impegnati in indagini su casi analoghi – sono riusciti a ripercorrere le tracce lasciate dal truffatore, identificandolo in un uomo di 44 anni originario della provincia di Napoli, già noto alle Forze dell’Ordine.
Fondamentale in questa fase delle indagini è stato un dettaglio tutt’altro che scontato, frutto di intuito, memoria e professionalità investigativa da parte dei carabinieri. Una volta appurata la possibile connessione con altri episodi avvenuti fuori provincia, è stata ipotizzata la possibilità di un riconoscimento vocale. La vittima, infatti, aveva avuto modo di ascoltare più volte la voce del presunto carabiniere al telefono, e una registrazione di quella stessa voce era presente in atti relativi all’indagine condotta in precedenza dai Carabinieri di Treviglio. Una comparazione risultata risolutiva: la persona dell’albergo ha riconosciuto la voce del truffatore, fornendo un’ulteriore riscontro sull’identità del presunto responsabile.
L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Savona, si è poi allargata su scala nazionale. L’11 ottobre scorso, a seguito di accertamenti bancari, i militari della Stazione di Carcare hanno segnalato alla locale Autorità Giudiziaria sei ulteriori soggetti, tutti residenti in Campania, per concorso in tentata truffa.
Gli indagati, peraltro tutti già noti alla Forze dell’Ordine per precedenti specifici, risultano i reali intestatari e utilizzatori di rapporti bancari e carte prepagate su cui confluivano le somme di denaro truffate. Le indagini hanno documentato che, una volta ricevuti gli accrediti, i fondi venivano rapidamente dirottati verso conti riconducibili a parenti o conoscenti dei soggetti indagati.
Per comprovare l’intera catena di transazioni è stato altresì necessario procedere con esibizioni bancarie mirate, accompagnate da verifiche minuziose sui documenti d’identità utilizzati per l’apertura dei conti, e confronti sui flussi di denaro sospetti, riconducibili a schemi già noti ai carabinieri.
Gli indagati, oltre al primo autore identificato, sono tutti uomini residenti e originari delle province di Avellino, Caserta e Napoli, di età compresa fra i 28 e i 63 anni. Tutti risultano già indagati dai Carabinieri di Roma per una truffa analoga, elemento che rafforza il quadro indiziario e ipotizza un’organizzazione delittuosa specializzata, radicata sul territorio campano e operante in tutta Italia secondo uno schema collaudato.
L’esito dell’indagine evidenzia la vicinanza dell’Arma dei Carabinieri al tessuto sociale e la capacità di agire tempestivamente a tutela di cittadini e degli operatori economici, anche in maniera preventiva, nonché l’importanza di denunciare sempre, anche quando la truffa sia solo tentata, per evitare che alla “prossima vittima” possa non andare altrettanto bene.
Il procedimento è comunque nella fase preliminare, tutti i provvedimenti finora adottati non implicano la responsabilità degli indagati, non essendo stata assunta alcuna decisione definitiva da parte dall’Autorità Giudiziaria.