Ma ha trovato l'ingiustizia: l'ingiustizia di una società e di una politica che costringono ancora un uomo di quell'età a lavorare in contesti duri e pericolosi, al limite del rischio per la vita umana (ieri in Italia sono morti quattro lavoratori mentre stavano compiendo la loro fatica quotidiana).
L'Italia è un paese ingiusto divorato dalla logica del profitto e dall'individualismo del consumo dove allignano i fenomeni del subappalto, del lavoro nero, dell'evasione fiscale tutte componenti di quell'idea di sfruttamento che porta nei cantieri persone che da tempo meriterebbero di godere qualche frutto di una vita di lavoro.
L'Italia è un paese dove il sindacato è costretto a mobilitare un referendum per fare in modo che questi temi risaltino alla conoscenza di tutti ma viene osteggiato e sconfitto dall'indifferenza di un agire politico che riconosce soltanto le logiche perverse che qui molto modestamente si è cercato di elencare.
Oggi si volterà pagina, nello specifico della tragedia se ne troveranno le ragioni giuridiche, si andrà avanti: qualcuno però dovrebbe riflettere su queste ferite profonde inflitte al tentativo di restare umani.
Sono le stesse ferite che ci richiamano alla tragedia delle guerra dove la povera gente muore e perde tutto mentre i potenti compiono i loro giochi di potere e di ricchezza.
"Ribellarsi è giusto": bisognerebbe gridarlo ancora più forte.











