Cultura19 aprile 2019 13:51

Caricaturista in guerra, eroe o imbonitore?

A partire dalla nascita della caricatura politica (databile ufficialmente intorno al XVI secolo), non c’è stato un periodo altrettanto fecondo e controverso come quello del primo conflitto mondiale

Louis Raemekers, "To your health, civilisation!", 1916

Louis Raemekers, "To your health, civilisation!", 1916

 Il caricaturista, fino a quel momento relegato al ruolo di «artista mancato» e spesso sottoposto alla censura che in Francia, specialmente nei confronti delle immagini, rimase molto violenta fino al 1881, diventa improvvisamente indispensabile sia per la stampa che per l’opinione pubblica, e il suo statuto di artista viene celebrato dai critici, dal potere e dai colleghi stessi, pittori e scultori. Come ha scritto Arsène Alexandre, «il caricaturista dà voce al verdetto pronunciato dalle coscienze degli uomini».

Il testo La Grande Guerre des Dessinateurs de Presse, corredato da molteplici caricature, cartoline, disegni, manifesti prodotti durante la prima Guerra Mondiale, vuole interrogarsi sul ruolo del «disegnatore per la stampa» sia dal punto di vista degli alleati che dei nemici, e sulla responsabilità di ciascuno nell’elaborazione e nella diffusione (massiccia) della cultura di guerra, tracciando anche i percorsi di alcuni di essi.

Strumento di propaganda patriottica, veicolo di sentimenti profondi di dolore, sofferenza, odio, indignazione e frustrazione, la caricatura volge in satira vittorie e sconfitte, ed è autorizzata a «ridere» malgrado tutto, perché l’umorismo degli «eroi della matita», costretti a raffigurare cadaveri, sangue, morte, grazie alla derisione e al disprezzo condannano aspramente «il crimine tedesco».

I disegnatori di cui il volume racconta le storie intraprendono strade differenti, accomunate dal desiderio di «disegnare la barbarie». Dal 1916 essi vengono definiti a pieno titolo «disegnatori giornalisti» che con grande coraggio, alcuni recandosi al fronte (è il caso di Forrain, già noto come pittore e caricaturista di satira politica ai tempi dell’affaire Dreyfus, il quale si arruola volontariamente nel 1915, o di Adolphe Willette, che produce una quantità impressionante, e tra le più violente, di immagini di guerra, talvolta censurate), vengono anche giudicati «imbonitori», o veri e propri «eroi».

Tra questi spicca l’olandese Louis Raemaekers, fenomeno tuttora inedito di caricaturista di un Paese neutrale che venne non solo conosciuto bensì consacrato in tutto il mondo (ricevette nel 1916 la Légion d’honneur in Francia per la sua attività). Grande ammiratore di Steinlen, Raemaekers realizzò circa mille disegni e caricature dalla parte degli alleati, lavorando per tutti i principali giornali francesi, inglesi e dal 1917 anche americani (negli Stati Uniti espose con enorme successo molti suoi lavori). Churchill e Roosevelt lo ricordarono come «l’espressione più forte (e ammirevole) dell’agonia della guerra», colui che seppe nei suoi disegni «imprimere un furore di protesta che nessuna parola, discorso o scritto riuscì a trasmettere».

 

La Grande Guerre des dessinateurs de presse. Postures, itinéraires et engagements de caricaturistes en 1914-1918, a cura di Guillaume Doizy e Pascal Dupuy, ill., coll. «Charivari», PURH, Rouen, pagg. 215, euro 27.50.

Chiara Pasetti

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