News04 dicembre 2019 15:01

I più soli

L'ISTAT ha fornito in questi giorni un quadro sulla condizione delle persone con disabilità nel nostro Paese. L'infografica in copertina dà già l'idea dell'entità dei numeri, e il rapporto mostra come gli strumenti messi in campo non abbiano ottenuto i risultati attesi: gli svantaggi che emergono appaiono ancora assai significativi

I più soli

Nel nostro Paese le persone che, a causa di problemi di salute, soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono il 5,2% della popolazione.

La “geografia della disabilità” vede al primo posto le Isole, con un’incidenza del 6,3%, contro il 4,8% (il valore più basso) del Nord. Le Regioni nelle quali il fenomeno è più diffuso sono l’Umbria e la Sardegna (rispettivamente, l’8,7% e il 7,3% della popolazione). L’incidenza più bassa si registra invece in Veneto, Lombardia e Valle d’Aosta (4,4%).

Gli anziani sono i più colpiti: quasi 1 milione e mezzo di ultra settantacinquenni si trovano in condizione di disabilità e 990.000 di essi sono donne. La quota di persone che riferiscono di essere in cattive condizioni di salute è pari al 61% (62,8% tra le donne); contro lo 0,6% nel resto della popolazione; considerando la sola popolazione anziana, le differenze sono anche più marcate: 68,7% contro l’1,6%.

Circa 4 milioni di anziani (e quasi la metà degli ultrasettantacinquenni) sono incapaci di svolgere in autonomia altre attività strumentali alla vita quotidiana.

Il 26,9% delle persone con disabilità vive sola, il 26,2% con il coniuge, il 17,3% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, circa il 10% con uno o entrambi i genitori, il restante 12% circa vive in altre tipologie di nucleo familiare.

Oltre 600 mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno; di queste, ben 204 mila vivono completamente sole.

Solo il 43,5% delle persone con limitazioni dispone di una rete di relazioni, un valore assai inferiore a quello relativo al resto della popolazione: 74,4%. A risentirne, la complessiva qualità della vita: solo per fare un esempio, solo il 9,3% delle persone che soffrono di limitazioni gravi va frequentemente al cinema, al teatro, a un concerto o visita un museo durante l’anno, mentre nel resto della popolazione il dato si attesta al 30,8%.

Negli ambiti di vita che l'Istat ha analizzato emergono ancora significativi svantaggi delle persone con disabilità rispetto al resto della popolazione, a testimonianza del fatto che gli strumenti messi in campo non hanno ottenuto i risultati attesi, ma hanno solo attenuato le differenze.

Le politiche di inclusione lavorativa sono state ispirate al principio della valorizzazione delle capacità degli individui con disabilità, tuttavia i livelli occupazionali sono ancora molto al di sotto della media nazionale e spesso i lavoratori con disabilità vengono relegati a svolgere mansioni secondarie.

Nella popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni risulta occupato - prevalentemente nella Pubblica Amministrazione - solo il 31,3% di coloro che soffrono di gravi limitazioni gravi  contro il 57,8% delle persone del resto della popolazione. Le persone con limitazioni gravi in cerca di occupazione sono il 18,1%, percentuale che tra il resto della popolazione senza limitazioni si attesta invece al 14,8%.

E le politiche di welfare, attuate in larga parte attraverso trasferimenti monetari, hanno ridotto il rischio di povertà delle famiglie, ma non hanno risolto il problema della deprivazione materiale di cui soffrono le persone con disabilità.

In Italia sono circa 2 milioni e 300mila le famiglie nelle quali vive almeno una persona con limitazioni gravi. Per assistere il familiare con disabilità il 32,4% delle famiglie riceve sostegno da reti informali, ma la rete informale di aiuti non consente di fare a meno dei servizi a pagamento.

Le famiglie in cui vivono persone con disabilità, inoltre, faticano a conciliare la carriera lavorativa e l’attività di cura: solo il 24,5% ha almeno un componente della famiglia in una posizione apicale o intermedia nella propria attività lavorativa (nel resto delle famiglie è il 30%); il 28,4% ha un componente che ricopre la posizione di operaio (il 25,5% nelle altre famiglie) e il 9,6% ha almeno una persona disoccupata (7,3% nel resto delle famiglie). Gli interventi finalizzati alla conciliazione tra lavoro e carico di cura di un familiare con disabilità non hanno conseguito risultati significativi, come testimoniato, ad esempio, dalle carriere lavorative dei care giver spesso al di sotto di quelle sperimentate dal resto della popolazione, in modo particolare nel caso delle donne.

Nel nostro Paese le famiglie continuano a svolgere un ruolo cruciale attorno al quale le Istituzioni hanno costruito una rete di interventi complementari, di natura sociale ed assistenziale. In prospettiva, però, la rarefazione delle reti familiari e il progressivo invecchiamento della popolazione rischiano di mettere in crisi la sostenibilità di questo modello di welfare.

E' da ricordare, inoltre, che le condizioni economiche complessive delle famiglie in cui vivono persone con disabilità sono peggiori rispetto a quelle del resto delle famiglie: il loro reddito annuo equivalente medio è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale. La rete dei servizi e delle strutture mostra forti squilibri territoriali, dovuti alla disparità di risorse a disposizione degli Enti locali; per conseguenza, le persone con disabilità e le loro famiglie subiscono discriminazioni in base al luogo in cui vivono. Inoltre, l’offerta di assistenza appare ancora troppo incentrata sull’istituzionalizzazione piuttosto che su forme di aiuto che permettano alle persone con disabilità di continuare a vivere in famiglia o in condizioni abitative che consentano loro di avere una completa indipendenza. 

G.S.

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