Riunioni, incontri, vertici, visite, delegazioni, brainstorming e gli immancabili tavoli e cabine di regia.
Niente.
Nei lustri non han combinato niente.
Niente casello, niente collegamenti ferroviari, niente strade a scorrimento veloce, niente infrastrutture insomma.
Niente.
Hanno smontato persino di quel che restava del mañiloquente progetto meccatronico del Metrocargo - venduto come l’indispensabile innovazione della movimentazione containers - prima progettato, poi realizzato in 3D, poi come modellino prima e modellone poi, e infine messo in piedi non lontano dalle radici della piattaforma.
Per poi finire in niente dopo due collaudi, divorato da ruggine e rovi. Che tanto una mezza dozzina di € milioni - nel migliore dei casi - non si nega a nessuno.
Oggi la compagine politico portuale riunita in quel di Vado scopre che le infrastrutture per la piattaforma APM Maersk van fatte. E - tanto per cambiare - d’urgenza.
La stessa urgenza che prima che ci fosse non c’era, nei lavori di dragaggio del porto, dove manco a dirlo neppure l’impresa capofila risulta iscritta nelle white list antimafia.
Anche a Vado la fretta sarà come sempre nemica della trasparenza e del bene, anche pubblico.