News02 febbraio 2020 17:29

Crisi del commercio: gli enti locali si muovano

Europa Verde: Comuni e Regioni potrebbero ridurre il carico fiscale, fissare regole per evitare l'apertura di nuovi centri commerciali adottando scelte urbanistiche collettive anziché assecondare ogni desiderio dei privati, favorire i mercati a km zero e investire sulla formazione per evitare improvvisazioni

Crisi del commercio: gli enti locali si muovano

In questi giorni esponenti del mondo commerciale nonché autorevoli organi di stampa hanno chiesto alla politica di spiegare cosa si vuole fare dinanzi all'evidente crisi del settore commerciale ligure, evidenziata anche dal numero in sempre costante aumento di saracinesche abbassate e di cartelli vendesi - affittasi che appaiono all'esterno di locali sempre più vuoti.

Europa Verde vorrebbe esporre alcune idee ma precisare subito due cose:

a) noi possiamo proporre quello che vogliamo ma se non rientriamo in consiglio regionale e piu' in generale nelle istituzioni esse rimarranno lettera morta;

b) siamo ormai a ridosso di una campagna elettorale ed è vero che certi temi vengono tirati fuori solo ora ma, se si pensa che in Italia si vota una volta all'anno, come si fa  a non presentarsi con proposte non a ridosso di un appuntamento elettorale.

Veniamo ora al commercio.

Tante possono essere le cause di una crisi che avvolge il settore commerciale ma vi sono anche alcune decisioni che possono essere assunte dagli enti locali:

a) in primo luogo i comuni dovrebbero fissare nel PUC (Piano urbanistico Comunale) precise regole per evitare la continua apertura di centri commerciali o non luoghi, dove la vita cittadina tende a spostarsi e ciò può essere previsto solo nelle regole per il governo del territorio stabilite dai PUC e integrate da appositi regolamenti.

A Savona vi sono quattro centri commerciali in pochi chilometri, a Genova si attende l'apertura di Esselunga per contrastare la Coop ma nessuno pensa alla tutela del tessuto commerciale cittadino ove imperano chiusure e licenziamenti o l'apertura di "negozi gestiti da stranieri ove si vende di tutto un pò". Il Comune deve quindi tornare a fissare le scelte urbanistiche collettive e non assecondare i desideri privati in cambio di opere pubbliche altrimenti non realizzabili o di oneri di urbanizzazione monetizzati per fare quadrare i bilanci;

b) in secondo luogo la Regione deve investire sulla formazione poiche' commercianti non ci si improvvisa ed occorre che chi vende conosca le regole ma anche moderne tecniche di vendita, modi di approccio al turista e un minimo di conoscenze linguistiche, indispensabili in città turistiche;

c) I comuni e la Regione devono poi favorire i mercati contadini a km zero, le produzioni locali e in genere i mercati ambulanti, che costituiscono un arricchimento dell'attrattiva cittadina non una cosa pedante e fastidiosa, come spesso pensano le amministrazioni locali;

d) Bisogna poi sedersi ad un tavolo con le associazioni di categoria dei commercianti e trovare una strada che riduca il carico fiscale locale ai commercianti e soprattutto combatta un pesante fardello come il caro affitti dei locali commerciali.

Si tratta di poche idee ma tentano di fermare la nascita di nonluoghi come gli ipermercati per permettere di riconquistare quel ruolo civile e funzionale che il piccolo commercio ha sempre avuto.

Danilo Bruno-Europa Verde Liguria

com

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