Infine, la genialata: spiagge libere a pagamento.
Ma tutto ciò è nulla, se paragonato alle nuove linee guida sfornate dall’Inail (9.261 impiegati) nel documento “tecnico” per la balneazione: diciannove pagine, scaricabili QUI, dove la parte più esilarante riguarda l’attività di salvamento in mare.
La raccomandazione è di “valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida.
Se disponibile un DAE utilizzarlo seguendo la procedura standard di defibrillazione meccanica.
Si raccomanda di indossare i dispositivi di protezione individuale (DPI)”, quindi insomma la mascherina.
Il che renderebbe in effetti particolarmente disagevole la respirazione bocca a bocca.
Insomma, meglio morire annegati che rischiare di contagiarsi, o di contagiare.
Poi chiedeteci perché ogni tanto ci vergogniamo di essere italiani.