News24 maggio 2020 18:10

Darsena, i gestori: vogliamo solo lavorare in sicurezza

Tutto perfettamente gestibile in orario di aperitivo, tutto molto difficile nel dopo cena. Erminio, Jessica e Lorenza - che in via Baglietto gestiscono rispettivamente il Birrò, il Vinò e la Sprizzeria - ci raccontano la serata di venerdì in porto: “non era il normale afflusso di una sera festiva”

i controlli di sabato sera

i controlli di sabato sera

Savona ricorderà a lungo il primo venerdì dopo il lockdown: una gran quantità di persone che, dopo esser state chiuse in casa per due mesi, hanno approfittato della prima serata di libera uscita per affollare i locali della Darsena: ma le disposizioni anti - coronavirus sono ancora in vigore, e obbligano al distanziamento fisico. 

Le regole, già: quell’intrico di disposizioni da rispettare che viene comunicato quotidianamente dalle associazioni di categoria e dai commercialisti.

E “meno male che ci sono loro”, ci dicono.

Sì, perché incredibilmente non ci sono stati incontri con l’Amministrazione comunale in vista della riapertura: la prima riunione è fissata per domani.

“Ci aspettavamo un grande afflusso di clienti”, dicono i gestori, “ma erano davvero tanti: a un certo punto la situazione si è fatta difficile, e nessuno ci ascoltava”. 

I primi a esser preoccupati sono proprio loro: i proprietari dei locali, che hanno dovuto abbassare le serrande per due mesi e non vorrebbero proprio dover chiudere di nuovo o pagare multe salate. 

Il lavoro di questo mese non ci servirà per guadagnare, ma per tappare i buchi dei due mesi precedenti in cui le spese e l’affitto ci sono stati comunque” ricorda Jessica, che ieri ha addirittura deciso di tenere chiuso per evitare il rischio che il sabato si ripetesse quanto accaduto venerdì.

La notte di sabato è poi stata molto più tranquilla grazie soprattutto allo spiegamento di forze dell’ordine che controllava ogni ingresso in porto, contingentando l’afflusso, oltre a un provvidenziale acquazzone a inizio serata.

Cosa è accaduto venerdì? “La clientela non era di giovanissimi, prevalentemente si trattava di ragazzi sui 25 anni e non erano molto disposti ad ascoltarci” conferma Lorenza, la più giovane imprenditrice del porto che gestisce la Sprizzeria: “ad alcuni abbiamo dovuto ripetere più volte le regole da osservare”. 

E qualcuno ti prende pure in giro”, aggiunge Jessica che chiarisce “se devo fare il vigile non riesco a lavorare, e sono la prima ad aver tutto l’interesse a tutelare la mia salute, quella della mia dipendente e quella dei miei clienti. Tra i tavoli tengo una distanza di due metri, ma dopo cena la gente vuole bere in piedi. A un certo punto venerdì ho smesso di somministrare bevande, poi a mezzanotte abbiamo chiuso tutti.”.

Anche Erminio, storico volto del Birrò, è preoccupato: “è come voler chiudere la sabbia nel pugno, qualche granello ti scappa per forza. Eppure abbiamo fatto tutto il possibile”. 

Barriere fisiche perché nessuno entri dentro ai locali se non per usare i servizi igienici, che vengono sanificati più volte a ogni turno, tavoli e sedie distanti e igienizzati dopo ogni sosta. 

I locali hanno anche ingaggiato un’azienda che si occupa di accoglienza e pagano due steward in pettorina gialla che chiedono agli avventori di rispettare le regole e forniscono la mascherina a chi l’avesse dimenticata. 

“Ma la gente - ricorda Erminio - esce per socializzare. E ci siamo trovati in balia di una situazione che non potevamo gestire noi. Almeno per un po’ chiuderemo a mezzanotte”.

Il problema però - come già accade - si sposterà poi in altre zone della città, oltre il ponte che ogni notte all’una chiude fino al mattino dopo.

LNS

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