Nel frattempo le istituzioni sembrano aver deciso di lasciare l’intera patata bollente nelle mani (vuote) degli esercenti, visto il tenore della lettera che Caprioglio e Zunato hanno inviato ai gestori dei locali della Darsena.
“Nella zona di Via Baglietto, in cui sono presenti una serie di locali a forte richiamo aggregativo, dovrà essere stabilita la capienza massima di affollamento dell'area pubblica prospiciente i vari esercizi pubblici tenendo conto dei parametri di distanziamento sociale (eddaie, ndr) imposti dalla legislazione anti emergenza epidemiologica. Dovrà inoltre prevedersi la presenza di un congruo numero di steward, con il compito di informare e sensibilizzare le persone al rispetto delle norme anticontagio e di monitorare l'afflusso dei visitatori. Nel caso di raggiungimento della capienza massima gli steward dovranno sospendere gli ingressi correlandone la ripresa ai flussi di uscita, fatto salvo comunque il diritto di accesso alle aree per i residenti della Darsena (troppo buoni, ndr). La Polizia Locale darà il suo apporto nel caso di problematiche segnalate dagli steward. In ogni caso, l'orario massimo di apertura dei locali dovrà essere limitato alle ore una della notte.”
In soldoni, i locali del porto si pagheranno gli steward, chiuderanno prima dei colleghi “fuori porto” che potranno tenere aperto anche oltre l’una e se qualcosa andrà storto la responsabilità sarà tutta loro?
Senza contare che il numero chiuso è un’idea piuttosto difficile da mettere in pratica: come si fa ad esser sicuri che chi arriva dal ponte si assembrerà in via Baglietto e non deciderà invece di andare in piazza d’Alaggio?
Glielo chiedono prima gli steward?
E se uno allo steward rispondesse che darà un’occhiata e deciderà tra dieci minuti in quale locale andare che si fa?
Si ferma tutto fino alla decisione o uno deve arrivare col nome del locale prescelto già scritto su un foglietto?
Il necessario buon senso delle persone deve esser accompagnato da uguale o - possibilmente - superiore buonsenso da parte delle istituzioni, le uniche (non gli steward) a poter e dover provvedere all’ordine pubblico che, dice la legge, non può esser delegato.
Come non possono esser delegate le responsabilità politiche di chi è preposto a decidere: la soluzione del problema del contagio non può essere scaricata su persone che somministrano alimenti e bevande.