Settanta giornalisti della redazione si sono dimessi in massa per protesta, dopo quel licenziamento.
Decine di migliaia di persone hanno manifestato per le strade in difesa della libertà di stampa.
Quella libertà di stampa che da oggi, in un Paese europeo, di fatto non esiste più.
E noi, secondo alcune narrazioni, dovremmo considerare un eroe Orbán perché nella trattativa europea ha dato manforte all’Italia, come se non sapessimo quanto è pelosa questa solidarietà tesa unicamente a evitare le sanzioni decise dall’UE per le procedure aperte per violazione delle norme sullo stato di diritto e a tenersi stretti i fondi europei: ricordiamo che l’Ungheria - come la Polonia - è tra i maggiori beneficiari netti del bilancio UE (ossia ottiene più risorse rispetto a quelle che dà), mentre l'Italia è un contributore netto, cioè spende per il bilancio europeo più di quello che riceve.
L’Europa, tutta intenta come al solito a far di conto, dovrebbe oggi più che mai dare un segnale della sua esistenza, e affermare con chiarezza che non accetta la decapitazione della libertà di stampa all’interno dei Paesi membri.
Altrimenti “la democrazia muore nelle tenebre”, come recita il motto scolpito tre anni fa sotto la testata del Washington Post.