Ed è stato proprio Mattarella, che non ha preso la parola durante l’inaugurazione ma che ha parlato a lungo in privato coi familiari delle vittime, a mostrare meglio di tutti il significato profondo della giornata di ieri, onorando ancora una volta l’Istituzione che rappresenta.
Il discorso “presidenziale” è stato affidato a Renzo Piano, e da alcuni è stato visto come il primo passo dell’architetto verso il Quirinale. Piano ha comunque offerto al Paese un’ottima orazione, di memoria e di pace.
Per quanto ci riguarda, ci sarebbero voluti 43 minuti di silenzio e poi tutti a casa.
La cerimonia comunque è stata nel complesso sobria come si sperava, nonostante i selfie, le Frecce Tricolori e i mesi di trionfalismi che l’hanno preceduta.
L’assenza del Comitato parenti delle vittime bruciava come uno schiaffo sui guancioni presidenziali: Egle Possetti intervistata in serata da La 7 ha ripercorso la serie infinita di inaugurazioni - la prima pietra, la prima campata e chi più ne ha più ne metta - e ha concluso dicendo che ne sarebbe bastata una, quella di ieri.
Come a dire che se la tragedia del ponte Morandi fosse stata trattata come il lutto nazionale che è e non come un trampolino elettorale anche lei, ieri, si sarebbe fatta forza e sarebbe salita lassù, per dare a Genova un segnale di vicinanza e di speranza per il futuro, quel futuro che ai suoi cari è stato rubato.
La “stella” di Toti è risultata insomma un po’ offuscata dal comportamento impeccabile del Presidente della Repubblica, dal discorso di Piano e dall’assenza dei parenti delle vittime.
Non ci dispiace.
Quanto alla povera Liguria, finalmente ha di nuovo il suo ponte, ma non deve ringraziare solo il celebratissimo “modello Genova”: i soldi ce li ha messi il Governo e son quelli che i cittadini spendono per le tasse, e il progetto ce lo ha messo, gratis, Renzo Piano.
Resta da sperare che chi lo gestirà farà del suo meglio, stavolta, per tenerlo in piedi.
E che nel futuro della Liguria ci siano meno passerelle e più attenzione alle reali condizioni di vita di chi si ostina, soprattutto per amore, a vivere qui.