News22 ottobre 2020 11:46

Toti, il siluro a Forza Italia e la concentrazione del potere

Dopo una campagna elettorale del tutto schiacciata sulla figura del Presidente uscente, la giunta è stata formata non tanto su criteri di spartizione partitica ma in previsione di futuri sviluppi sul piano delle dinamiche politiche nazionali, trascurando assolutamente la realtà territoriale (di Franco Astengo)

Toti, il siluro a Forza Italia e la concentrazione del potere

Merita un punto di particolare approfondimento l’esito del processo politico attraverso cui si è arrivati alla formazione della giunta regionale ligure.

Un processo politico condotto dai partiti di centro destra usciti vincenti dalla consultazione elettorale dello scorso 20 settembre.

Debbono essere posti in evidenza 3 punti:

1) Il risultato finale è stato quello di una giunta formata esclusivamente su criteri non tanto e non solo di spartizione partitica ma soprattutto come punto di base in previsione di futuri sviluppi sul piano delle dinamiche politiche nazionali. L’esclusione di Forza Italia rappresenta, infatti, un’OPA pesantemente ostile sul partito di Berlusconi da parte di soggetti, in primis “Cambiamo”, che intendono sfruttarne l’antico spazio politico di “centro” al fine di contrattare al meglio la propria posizione tattica in vista di una sicura ristrutturazione del fronte di centro destra;

2) Stiamo assistendo a un salto di qualità sul terreno della personalizzazione della politica. Già da tempo l’elezione diretta del Presidente di Regione aveva causato un vero e proprio spostamento d’asse nel riferimento costituzionale e istituzionale delle Regioni stesse. 

Adesso con l’accentramento nelle deleghe presidenziali di quelle riguardanti il bilancio e la sanità (strettamente interconnesse) ci troviamo di fronte a una concentrazione di potere che, proprio sul piano dell’Ente Regione, assume il significato di un ulteriore salto di qualità nella determinazione della fonte stessa del potere. 

Del resto, per rimanere in Liguria ma probabilmente è accaduto anche in altre Regioni (penso al Veneto e alla Campania) la campagna elettorale è stata del tutto schiacciata sulla figura del Presidente uscente, sia da parte delle forze politiche a suo sostegno (che non sono assolutamente comparse sulla scena) sia da parte delle forze politiche di opposizione (apparse molto flebili, in particolare PD e M5S, al riguardo della presentazione di opzioni alternative). 

Si tratta di un punto sul quale aprire una attenta riflessione riguardante anche l’insieme delle dinamiche in atto nel sistema politico italiano soprattutto nel merito della “costituzione materiale” imposta nel corso dell’emergenza sanitaria sia sul terreno della decretazione d’urgenza sia su quello del rapporto Governo /Parlamento;

3) E’ stata assolutamente trascurata la realtà territoriale, tanto è vero che un’intera provincia come quella di Savona (in una regione che di provincie ne presenta soltanto 3 più la città metropolitana di Genova) non ha trovato rappresentanza nell’esecutivo. Eppure almeno il ponente della provincia di Savona (in mano alla lobbie turistico – balneare) ha fornito un apporto considerevole alle fortune del centro-destra vincente.

Quest’ultimo punto necessita di un approfondimento anche sul piano generale riguardante l’analisi dell’insieme della frattura centro – periferia così come questa si è anch’essa modificata nel periodo dell’emergenza sanitaria.

Una modifica che sta facendo pensare ad alcuni analisti circa il manifestarsi di una vera e propria difficoltà posto sul terreno dell’unità nazionale.

In questo caso, del rapporto tra esecutivo regionale e territorio, l’occasione può essere colta per avviare uno spunto di ragionamento che potrebbe essere così inteso: appare necessario, infatti, ritrovare strumenti istituzionali adatti per consentire una stabilità di dialogo diretto tra i Sindaci e la Presidenza della Regione: un tema del resto già presente da tempo nell’agenda politica e fin qui affrontato semplicemente in termini clientelari e di promozione personale. Si vedano, sempre per fermarci alla provincia di Savona, i casi dei sindaci di Vado Ligure e Varazze transitati dal centro sinistra, l’una su posizioni fintamente “trasversali”ma nella sostanza vicine al Presidente della Regione e l’altro eletto direttamente in consiglio regionale direttamente con il centro – destra.

L’organizzazione del territorio sul piano istituzionale, considerata la permanenza di un deficit nella capacità di coordinamento da parte delle Provincie (restituite a rango costituzionale dal referendum del 2016, ma rimaste ente di secondo grado), potrebbe avvenire con una ridefinizione di comprensorialità per aree limitrofe: una comprensorialità di “progetto” che ponga però i terminali istituzionali chiamati ad esprimerla in una condizione di forza (non solo di tipo quantitativo) per aprire un confronto costante e organizzato nel merito dei temi con l’Ente Regione.

La questione sanitaria e quella delle risorse europee (ne verificheremo entità e tempi) richiamano urgentemente a questa necessità: l’impressione è che le forze politiche risultino su questo punto quanto mai impreparate.

Forse è proprio il caso di sottolineare l’urgenza nel ridefinire una impostazione di nuovo tipo posta proprio nell’insieme delle relazioni territoriali e istituzionali.

Franco Astengo

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