Il 28 ottobre la Fipe sarà presente in 21 piazze italiane per ricordare che sono a rischio 350mila posti di lavoro e 50mila imprese: “la chiusura alle 18 è la batosta finale ai pubblici esercizi”.
L’associazione di categoria ligure si adegua alle norme e rinuncia alla manifestazione, ma è necessario, scrive, “che l'opinione pubblica e le istituzioni prendano coscienza che la disperazione delle imprese è giunta al culmine perché vedono sfumare il lavoro di una vita.”
Sarebbe pericoloso derubricare le scene viste nelle ultime sere nelle piazze italiane da Napoli a Roma, da Torino a Milano a Catania a manifestazioni sovversive di stampo esclusivamente neofascista o mafioso o tifoso.
I fascisti e le mafie certo s’infiltrano: è la loro specialità, insieme a quella di soffiare sul fuoco dello scontento per sfruttarlo a proprio comodo.
Lo scontento però è reale nel mondo dei pubblici esercizi come in quello della cultura o delle palestre, e in quelle piazze non ci sono solo picciotti o estremisti di destra.
Non essere ristoratori o baristi o commediografi non toglie che il loro problema è un problema anche nostro.
O lo capiamo tutti, o lo scontro sociale sarà inevitabile.