Un modo, insomma, per combattere l’evasione fiscale.
Senza voler nulla togliere alla bontà dell’obiettivo, non si può non domandarsi se fosse davvero necessario tutto quest’armamentario.
Gli italiani dovranno, nell’ordine:
trovare sul sito le istruzioni per partecipare;
avere lo Spid (Sistema pubblico di identità digitale da ricavare sul sito governativo) o la Carta d’identità elettronica (quando sappiamo che in epoca di coronavirus non è così facile accedere agli sportelli comunali);
scaricare l’ennesima App (con buona pace di chi non ha uno smartphone);
abilitare le carte che verranno utilizzate per i pagamenti;
infine, fare almeno dieci operazioni dall’8 dicembre alla fine del 2020.
Tutti abbiamo un codice fiscale, che facciamo passare ogni giorno in farmacia.
Siamo una popolazione composta prevalentemente da anziani, come non finiscono di ricordarci i notiziari e anche alcuni presidenti di Regione portati al giovanilismo.
Il cosiddetto digital divide in Italia è talmente accentuato che non ne abbiamo trovato neppure una traduzione nella nostra lingua.
Perché non rendere il cashback davvero fruibile da parte di tutti?
Si vuole davvero combattere l’evasione fiscale, o si vuole solo replicare il fiasco di Immuni?