"La Liguria è penultima in Italia (appena sopra la Calabria) per numero di vaccini somministrati rispetto a quelli consegnati alla regione: 61% contro una media italiana del 74% (barra rossa del grafico, dati del 22 febbraio del ministero della Salute, rielaborazione Michele Piccardo). Riceviamo più dosi della media italiana (95 dosi su mille abitanti, contro una media italiana di 80, barra blu) ma non siamo capaci di usarle."
Così si legge sulla pagina Tam Tam Liguria, che ha pubblicato in novembre il Libro bianco sul covid nella nostra regione. "Anche nella sfida dei vaccini la Liguria sta quindi inanellando un primato negativo: è stata per tutto il 2020 tra le ultime per capacità di testing del virus e tra le prime per tasso di mortalità; ora è il fanalino di coda nella capacità di vaccinare.
Dal 16 febbraio è partita l’operazione vaccini per gli over80. Il sistema di prenotazione ligure, con i suoi 5 canali predisposti da Liguria Digitale (sito Regione/numero verde CUP/sportelli CUP/farmacie - dal 18.02/a giorni medici di famiglia) si è trasformato in breve, specialmente nell’area genovese, in una sorta di roulette alla cieca: a seconda del canale utilizzato il tempo di attesa poteva andare da pochi minuti a svariate ore e la data della vaccinazione prenotata da pochi giorni a 4 mesi e oltre!
Le priorità per fasce di età sono saltate perché non vi era alcun controllo sulla rispondenza anagrafica e così persone di 95-99 anni si sono trovate la prima dose fissata a giugno, ottantenni a febbraio; nessun criterio di territorialità preferenziale è stato rispettato e così chi abita a levante capita che debba vaccinarsi a ponente e viceversa. Molti dovranno mettersi in fila a Rossiglione, alle otto del mattino. Stiamo parlando di persone over80! L’immagine di sistema che pubblichiamo è esplicita.
Basta spostarci in una regione a noi confinante (Emilia Romagna) e troviamo numeri verdi in tutte le ASL dedicati ai soli ultraottantenni: priorità di prenotazione bloccata per 15 giorni dal 15 febbraio per gli over85, poi per gli altri; e soprattutto tempi di somministrazione da febbraio a marzo!
In Liguria la Regione ha ripetuto i gravi errori organizzativi già visti nel 2020 nella gestione delle fasi acute della pandemia: allora ci fu un’evidente difficoltà di cure per le patologie non covid, oggi entra in ulteriore cruciale sofferenza il sistema CUP, che non ce la fa a corrispondere alle chiamate degli anziani da vaccinare e men che meno a quelle di tutti i cittadini per tutte le altre prestazioni sanitarie.
Qualche giorno fa Toti scriveva su Facebook: “In un momento cruciale della più grande campagna vaccinale della nostra storia, la Liguria si è dimostrata pronta!”. Basta dare un’occhiata alle centinaia di risposte sulla stessa pagina del presidente per capire che la realtà era ben diversa già a poche ore dalle 23 del 15 febbraio, ora di partenza dei click days per la prenotazione dei vaccini dei liguri over 80.
Dietro la saturazione immediata dei punti di somministrazione è purtroppo visibile un problema ancora più grave, se si pensa alle fasi di vaccinazione successive che dovranno riguardare tutti i cittadini liguri sopra i 15 anni: la totale insufficienza numerica e organizzativa della macchina sanitaria “umana” che deve garantire l’erogazione dei vaccini.
Non è data sapere la consistenza numerica del personale addetto alle vaccinazioni, né i criteri di arruolamento di esso all’interno dell’esistente sistema sanitario. Perché non ci sono in pieno i distretti a garantire questa tipica prestazione di assistenza sanitaria di prossimità, categoria sempre più invocata da tutti dopo la cocente lezione del covid?
Il collo di bottiglia è evidentemente l’organizzazione di personale e sedi sul territorio (ma le altre regioni?); certamente è notizia positiva delle ultime ore l’accordo con i medici di famiglia che dalla prossima settimana potranno aggiungersi come soggetti abilitati alle prenotazioni e dare la loro disponibilità quali vaccinatori presso i punti regionali.
Ma ancora una volta inefficienza, scarsa trasparenza, errori macroscopici di programmazione, lontananza dai bisogni dei cittadini sono la cifra del nostro sistema sanitario, il vero primo malato della Liguria."