News04 marzo 2021 17:59

Zingaretti che fu

Povero re e povero anche il cavallo, cantava Enzo Jannacci. Va benissimo per la situazione attuale di quello che dovrebbe essere il maggior partito del centrosinistra in Italia. Le annunciate dimissioni di Nicola Zingaretti da segretario del PD ci toccano tutti, che lo vogliamo o meno

Zingaretti che fu

 

 

E ci toccano perché a finir nella tempesta, nel già terribile casino che sta vivendo il Paese tra crisi economica, sociale e ormai anche psicologica, è proprio quel partito che avrebbe dovuto garantire l’inserimento di “qualcosa di sinistra” nel programma di governo.

Un governo che - bisogna ricordarlo - vede come altri azionisti la Lega di Salvini, la vecchia Forza Italia del malconcio ma sempre potente Berlusconi e un Movimento 5 Stelle squassato dalle lotte intestine che attende le prime mosse di Giuseppe Conte per ricollocarsi sullo scacchiere politico e riappacificarsi con l’elettorato.

Certo, c’è Draghi, che ha fatto capire chiaramente che nessuno toccherà palla.

Però c’è anche un Parlamento che dovrebbe tentare, pian piano, di ritrovare la sua centralità e non sarà semplice con due dei maggiori partiti in crisi profonda.

D’altra parte i “mai” in politica a volte - e solo a sinistra - si pagano.

E in questo periodo ne abbiamo sentiti parecchi, tutti disattesi: “mai senza Conte, piuttosto elezioni”, “mai coi sovranisti, piuttosto elezioni”, “mai con Matteo Renzi”.

La credibilità è poca, la solidità della base elettorale ancor più loffia, minata da tempo: da quando il partito ha dimenticato di ascoltare le istanze dei lavoratori e dei poveri per farsi centro di potere fine a se stesso e alla conservazione di quel potere.

Zingaretti potrebbe decidere a questo punto di tornare sui suoi passi, come chiedono Delrio e molti militanti, non formalizzando le dimissioni e rimanendo quindi in sella legittimato in qualche modo dalle molte richieste di restare segretario. 

Oppure andrà avanti, e in questo caso la corrente renziana - che nel PD è ben presente e forse anche più forte di prima - potrebbe essere l’ago della bilancia.

Il che non ci tranquillizza per niente.

LNS

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