News03 maggio 2021 18:10

L’“urbanistica” di Toti

Nulla sulla tutela del paesaggio, aumento delle diseguaglianze tra territori, sovrapposizioni di funzioni, maggior complessità al posto dell’auspicata semplificazione: le critiche alla riforma della legge urbanistica voluta da Toti e recentemente approvata in Regione non arrivano solo dall’opposizione, ma anche dall’Istituto Nazionale di Urbanistica

L’“urbanistica” di Toti

“Pur giudicando positivamente lo spirito che anima l’iniziativa della Giunta Regionale  - si legge nel comunicato di INU Liguria - non si possono altresì non rilevare quelle che secondo INU Liguria sono alcune criticità insite nel disegno di legge. 

Un primo rilievo concerne il ruolo che la nuova legge intende conferire al piano territoriale regionale (PTR), il cui iter è già stato avviato, ma che la legge si propone di correggere in corsa: al nuovo PTR verrebbe assegnata la funzione di identificare un ristretto ventaglio di città e poli attrattori, che dovrebbero garantire la fornitura dei principali servizi pubblici, parte di essi di dimensione comprensoriale sovracomunale. 

Mentre nulla viene detto circa la tutela del paesaggio (per cui vige ancora l’ormai trentennale strumento del piano paesistico regionale) si propone di inserire all’interno del PTR una forte gerarchizzazione del territorio ligure. 

In generale, andrebbero evitate ulteriori nuove polarizzazioni (con solo poche località accentratrici) per garantire invece a tutti i nostri territori adeguati livelli di servizi, prevedendo che tutti i Comuni liguri siano dotati di un livello minimo di servizi di prossimità, accessibili facilmente da tutti gli abitanti: ad una gerarchizzazione dei Comuni dovrebbe accompagnarsi perciò un’oculata gerarchizzazione dei servizi ed un’attenta valutazione della mobilità regionale. 

Data la delicatezza che simili scelte potranno avere, INU auspica l’apertura di un ampio dibattito pubblico sul PTR stesso, il che significa discutere sulla visione di Regione che si va costruendo, che deve essere la più ampia e condivisa possibile. 

Riguardo la pianificazione regionale, sarebbe poi importante trovare forme di raccordo tra il livello della pianificazione di livello regionale e quello intermedio, dove province e soprattutto la Città Metropolitana potrebbero e dovrebbero giocare un ruolo fondamentale nell’organizzazione dell’infrastruttura pubblica sul territorio, evitando un’inutile sovrapposizione di funzioni

Un secondo rilievo riguarda l’ipotesi, contenuta nella proposta di legge, che prevede di dar vita ai due nuovi strumenti di pianificazione comunale: il piano dei servizi e delle infrastrutture ed il piano urbanistico locale. 

Essendo concepiti come strumenti aggiuntivi a quelli già previsti dalla legge (i piani urbanistici comunali) ed essendo inoltre pensati in concatenazione temporale tra di loro, rischiano non già di semplificare il quadro della pianificazione regionale ma di aggiungere complessità

La loro natura eminentemente conformativa che comunque li caratterizza, inoltre, rischia di rallentare gli interventi di trasformazione del territorio e non già di accompagnarli. E questo, nella prospettiva della programmazione di importanti investimenti sul territorio derivanti dalla programmazione di nuovi fondi europei (Next Generation EU, declinati in Italia attraverso il PNRR in corso di definizione questi giorni) è un aspetto che andrebbe tenuto in particolare considerazione: avremo bisogno di strumenti di pianificazione che possano garantire al contempo la certezza dei diritti ma anche la sufficiente agilità e flessibilità perché i finanziamenti possano concretamente e rapidamente “atterrare” sul territorio. 

L’ipotesi dello sdoppiamento del piano comunale in due strumenti separati (che raddoppia le procedure e presumibilmente anche i loro tempi) e il problematico rapporto che verrebbe a crearsi tra città e poli attrattori da un lato e Comuni “minori” dall’altro, andrebbe secondo INU rivista, riconducendo in due strumenti ad una procedura unitaria. 

E andrebbero inoltre incentivate le forme di cooperazione tra Comuni (pianificazione intercomunale, soprattutto per le aree interne) e garantite le giuste risorse finanziare per realizzare nel tempo le previsioni di servizio pubblico, coordinando pianificazione del territorio e programmazione delle risorse. 

Infine, un’ultima notazione riguarda le potenzialità che potrebbero derivare nel considerare tra i servizi pubblici essenziali anche i cosiddetti servizi ecosistemici (garantiti dal verde pubblico e dalla rigenerazione della rete ecologica): attraverso di essi sarebbe possibile, infatti, ripensare su basi nuove il rapporto tra costa ed entroterra e tra città e valli, dove un’integrazione virtuosa costituisce una grande opportunità di sviluppo sostenibile per la nostra regione.”

red

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