News21 luglio 2021 15:29

Il G8 a vent’anni

Un altro mondo è (ancora) possibile?

foto di Martina Benerecetti

foto di Martina Benerecetti

Non fu la prima volta che Genova si trovò ad essere teatro della Storia - pensiamo al 30 giugno 1960 - e non fu l’ultima, visto che il 14 agosto 2018 il ponte autostradale sul Polcevera schiantò a terra portando con sé 43 vite umane, il futuro di decine di famiglie e buona parte della fiducia che i cittadini ancora riponevano nello Stato.

Amnesty International definì quel che accadde a Genova nel 2001 “la più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale”.

La morte di Carlo Giuliani, il blitz alla scuola Diaz e il massacro nella caserma di Bolzaneto, le strade militarizzate e la città devastata ebbero, tra gli altri effetti, quello di distogliere l’attenzione dalle istanze di quelle centinaia di migliaia di persone che da tutto il mondo vennero a Genova per chiedere una società più giusta e più attenta che proteggesse il Pianeta anziché distruggerlo, e dove i diritti umani contassero più del profitto delle multinazionali. 

Vent’anni dopo nessuna di queste speranze si è concretizzata e come osserva Franco Astengo “non si ravvede un qualche accenno autocritico da parte degli esponenti di quella che fu la sinistra italiana, oggi ridotta al lumicino, che declinò il ruolo dell’organizzazione politica con la rinuncia a due punti fondamentali di identità: l'esercizio di una funzione di pedagogia di massa e la capacità di costruzione/riferimento di un blocco sociale” mentre il tema (prioritario) della soggettività politica, della sintesi, della proposta politica continua a restare sullo sfondo.

Una mancanza ben sintetizzata da Chiara Paris che scrive, sul Domani del 20 luglio 2021: “Se guardiamo ai nuovi movimenti di portata internazionale – dalle “primavere arabe” all’ambientalismo dei Fridays for Future, alle rivendicazioni antirazziste della rete Black lives matter – ritroviamo l’urgenza di alcuni temi già portanti per l’agenda politica del Social Forum. Resta da capire se questa molteplicità di analisi, proposte, istanze possa superare la frammentarietà e farsi oggi programma e progetto di un soggetto politico che torni a dire un altro mondo è possibile”.

E proprio “Un altro mondo è (ancora) possibile” leggevamo ieri sullo striscione che abbracciava piazza Alimonda, dove in migliaia si sono ritrovati per ricordare Carlo Giuliani e quei giorni funesti.

Un germoglio di speranza tra le spine di un passato che fa ancora male: perché tra quella moltitudine colorata c’erano tanti giovani che nel 2001 non erano ancora nati o andavano all’asilo e che ai cronisti che chiedevano “perché sei qui?” rispondevano “lo considero un mio dovere” e nessuno stavolta potrà dire che erano in piazza per saltare la scuola.

Riuscire a dare una risposta a loro, rasserenando il mondo in cui diventeranno adulti, farebbe tanto bene anche a noi.

Le foto sono di Martina Benerecetti.

G.S.

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