Perché forse è davvero una provocazione - come dice la professoressa - ma potrebbe anche esser l’inizio di qualcos’altro: se tutti sappiamo che il fumo è nocivo, perché la collettività dovrebbe pagare il ricovero di un fumatore? O di un bevitore, o di una persona sovrappeso che non controlla il colesterolo: quando la coperta è corta, non può bastare per tutti.
Osserviamo anche, più in generale, che urge un corso accelerato di comunicazione: in diversi anni di esperienza nell’insegnamento non ci è mai capitato di convincere qualcuno a fare qualcosa dandogli del cretino (anche perché forse non abbiamo mai dato del cretino a nessuno, né a scuola né fuori).
Non sarebbe più utile ed efficace riportare il dibattito pubblico su un terreno più civile, tralasciando sorci e insulti?
Mentre ci balocchiamo con Green pass e disegno di legge Zan, passando le giornate a ricordare quanto siam buoni noi e quanto indegni tutti gli altri, le tutele sociali in silenzio vanno scomparendo.
Giorgio Meletti scriveva qualche giorno fa su Domani che mancano all’appello dai 6 ai 7 milioni di posti di lavoro, mentre sempre più persone si trovano licenziate in tronco via mail senza neppure un volto o una voce cui poter rispondere.
Questi vogliono essere solo alcuni spunti di riflessione, non rimproveri che non abbiamo alcun titolo per muovere. Nella cacofonia assordante di questi giorni difficili, semplicemente, diciamo la nostra anche noi.
Senza rancore.