Di Toti, sì. E di nessun altro.
Per esserne sicuri basta un’occhiata al simbolo della lista civica del presidente: forse indecisi se metter Cambiamo Savona, Coraggio Savona, o magari Coraggio Cambiamo Savona hanno optato per un bel “Toti” in caratteri giganteschi, un ecumenico “per” e poi, in piccolo, “Savona” (ma può esser la città che di volta in volta andrà al voto, così i grafici non devono faticare troppo).
Manca un punto interrogativo, ma forse ai Savonesi verrà in mente lo stesso di chiedere al sultano genovese cos’abbia fatto Toti per Savona in sei anni di governo regionale.
Completamente isolati dopo il crollo del ponte Morandi, lasciati soli in una crisi economica terribile che coinvolge da anni soprattutto il terziario, inascoltati sulle priorità ambientali e perennemente soffocati da TIR e navi.
Senza treni, senza strade, senza sostegno all’ospedale che lui chiama “cittadino” e che in realtà serve un comprensorio enorme (ma che importa? A lui basta e avanza il San Martino con le sue star tv).
Ecco cos’ha fatto “Toti per Savona”: l’ha lasciata nella bratta dove intende riportarla non appena il simpatico chirurgo avrà preso possesso di Palazzo Sisto per restituirlo così com’è a quelli che l’han sempre occupato, ovvero all’autorità portuale.
Nulla contro Schirru, ma c’è da augurarsi che i Savonesi votino chiunque tranne lui.