Da sabato 24 febbraio a domenica 10 marzo esporrà a Pozzo Garitta l'artista Vanna VARNERO.
L'inaugurazione sarà sabato 24 febbraio alle ore 17.00. L'orario di apertura tutti i giorni dalle 16 alle 20.
Vanna Varnero. Nata ad Alessandria, vive a Savona dall’età di dodici anni. Dagli anni ’80 alterna all’insegnamento una lunga e multiforme attività artistica, alla quale sceglie però di non far corrispondere un’altrettanto ricca attività espositiva. Dopo un’intensa e pluriennale collaborazione con la Galleria Il Brandale di Stelio Rescio, segue a Brescia un corso biennale di fotografia e uso dei mezzi audiovisivi ed inizia ad interessarsi di grafica e tecniche di incisione su lastra. Negli anni '80 fonda insieme ad altri artisti il Gruppo Arzocco che, riprendendo il nome di un fiabesco marinaio ligure scampato a molte tempeste, vuol rappresentare una metafora dello stato dell’arte. Negli anni '90 riprende la produzione pittorica e grafica; risalgono a quel periodo le opere collocate nell’Ospedale San Paolo di Savona. Nel nuovo secolo, dopo un’incursione nella letteratura con racconti, poesie e illustrazione di testi con immagini, da vita in collaborazione con lo scenografo Giorgio Bormida ad un progetto di mostra che mette in campo più arti visive e l’uso di materiali diversi; sempre negli anni 2000 sperimenta la videografica applicata al disegno; negli ultimi anni è ritornata alla ceramica con la produzione di opere in terre semirefrattarie. Risale al 2017 la sua retrospettiva "Un po’ di terra e di colore"02975733136650 presso l’Oratorio de’ Disciplinanti a Finalborgo.
Percorsi
La mostra si presenta come uno spettacolo teatrale, diviso in quattro tempi, che possono definirsi “atti”.
Vanna Varnero li ha definiti “passi” di un percorso, ma io preferisco la dicitura “atti” in questa presentazione perché sono collegati fra loro da alcuni temi: l’ironia, l’autoironia, il desiderio di stupire o divertire chi guarda i suoi lavori.
I° atto: “Archetipi”. Sono opere di diversi periodi, ispirate alla mitologia ed ai modelli di vasi antichi. Alcune opere sono state presentate nel 2017, in una mostra personale antologica presso l’Oratorio de’ Disciplinanti di Finalborgo ed altre nel museo etnografico di Rocca de Baldi (CN).
2°atto:”Il bordo del piatto”. Con queste opere Vanna entra nel concettuale. Il bordo è il confine del piatto, che può contenere molto o poco, a seconda dei gusti, delle possibilità e fantasia delle persone.
3° atto: “Innaffiatoi”. E’ un modo per esorcizzare le “bombe d’acqua” del 2019 e le grandi piogge che hanno portato distruzione e di utilizzare l’innaffiatoio per dar vita alle piante. Divertenti nella definizione dei singoli oggetti e per diversi particolari, ad esempio i tappi.
4° atto: “ Fun box”. Gioiosità espressiva, senso di libertà nei giochi che hanno contrassegnato varie epoche. E’ la stessa libertà espressiva che è tipica delle poesie e racconti di Vanna, che hanno vinto numerosi premi.
Mino Puppo
I “PERCORSI” DI VANNA TRA ARCHETIPI DEL MITO E MITO DEGLI ARCHETIPI
Che cos’è un Archétipo? Potremmo dire, banalmente semplificando, un modello elementare magari un po’ rozzo e primitivo di ‘cose’ più sofisticate, il bozzetto mentale dell’opera finita, il file paradigmatico (diremmo oggi) di immagini più o meno seriali. Ma nel pensiero platonico, dove il termine nasce nel mondo iperuranico delle Idee, è il modello originario delle Forme di cui le cose sensibili sono copie, imitazioni.
Quelle cose sensibili, quel mondo reale che sant’Agostino identifica nelle infinite modalità di pensiero con cui Dio costituisce le cose create attraverso una Forma che le rende intellegibili. E che il Mito (Parola che E’, da Omero in poi) esprime in Forme allegoriche per esprimere profonde verità e insegnamenti morali.
I “Percorsi” di Vanna Varnero, che per la sua formazione di studi e professionale ha cavalcato le esperienze delle avanguardie del ‘900 con particolare riferimento all’Arte Concettuale, sono un viaggio temporale, andata e ritorno, verso la cuna del mondo, reinventando strumenti della vita quotidiana grazie a un po’ di Terra e di Colore.
Con una parte grafica, nei manifesti sulle pareti, che racconta anche il recente incontro con la leggerezza del metallo trattato dal Maestro artigiano Marco Bennati, e attraverso la proposta fittile di ‘modelli base’. Come, in ‘Archétipi’, il vaso/viso di Pandora/Eva la prima donna della mitologia, dono e punizione di Zeus agli uomini che per la sua disobbedienza al dio riversò sul mondo tutti i mali e la morte. Oppure come, nelle ‘Variazioni sul bordo del piatto’, il bordo visto quale linea di confine oltre cui stanno spesso gli emarginati (“Fame”) o i limiti di interminati spazi di là da quello e sovrumani silenzi (“Pianeta”). Ma anche i comuni ‘Innaffiatoi’, tutti perfettamente funzionanti, che assumono la forma attuale di “Bomba d’acqua-Lampi e Tuoni” e di animali casarecci: “Coccodè-Gatto-Pappagallo”. Per terminare il viaggio alla ricerca del tempo perduto e ritrovato con i giochi in ceramica di ‘Fun Box’, scatolone dal quale esce una colorata “Giraffa/Giocattolo” dell’infanzia accanto ai ‘Mattoncini Lego’ che compongono in puzzle la Tabula Peutingeriana, carta geografica del Romano Impero dove (guarda caso) compariva proprio Alba Docilia, cioè Albisola.
“La semplicità – osservava Constantin Brancusi – non è un obiettivo dell’Arte, ma si ottiene prescindendo da sé e accedendo al vero senso delle cose”.
Silvano Godani