Tutto questo secondo i dati di fine 2025.
In Sintesi Il XXVIII Rapporto "Gli Italiani e lo Stato" 2025 dipinge un quadro di crescente fragilità sociale ed economica, con una polarizzazione delle opinioni che spinge una minoranza significativa verso soluzioni antidemocratiche, segnando una profonda crisi di fiducia nelle istituzioni e nella democrazia liberale.
Si confermano così le analisi che stiamo cercando di portare avanti da tempo con al centro la modifica del sistema dei partiti e la crescita esponenziale dell'astensionismo nella diverse tornate elettorali(astensionismo sul cui fenomeno non ci soffermiamo avendone dedicato all'analisi analitica molti interventi).
La difficoltà italiana è difficoltà sistemica nel suo complesso (tra le istituzioni e i soggetti politici; tra gli stessi soggetti politici ; tra i soggetti politici e i corpi sociali intermedi; nella formazione e nell’aggregazione del consenso).
Si aggiunge il presentarsi concreto (dopo diverse avvisaglie) della modifica della forma di governo, una modifica evidentemente ben inoltrata dentro il tema del presidenzialismo,che ha assunto la forma del "premierato". Deve comunque essere ricordato che la stessa presidenza Conte (in entrambe le versioni giallo-verde e giallo-rosso), approfittando anche dell’emergenza sanitaria, si era sicuramente addentrata sul terreno del cambiamento profondo dell’origine parlamentare della presidenza.
Del resto la governabilità per decreto ha avuto origine, nel sistema politico italiano, molto lontane nel tempo, fin dai primi anni'80 del secolo scorso.
Serve allora sviluppare alcune considerazioni sullo stato delle cose in atto nel sistema politico italiano. Da molti anni, in settori minoritari della sinistra, si sta cercando di insistere sulla necessità di un’analisi riguardante l’estrema fragilità del sistema politico italiano.
Un sistema fragile segnato profondamente dal trasformismo.
Questa affermazione rimane, a mio giudizio, più che mai valida in questa fase di movimento e di affermazione della figura del "Lord (o Lady) protettore /protettrice".
E' necessario uno sforzo di riflessione e l'elaborazione di una proposta politica partendo da un interrogativo: come si sposterà allora, se si sposterà, il confronto centro destra versus centro - sinistra (che si sta cercando di forzare in bipartitismo personalizzato ad uso "cerchi magici" per evitare l fastidio di organismi dirigenti ormai ridotti a clan seguaci del "capo/a") e nel centro - sinistra troverà posto il M5S (al riguardo del quale è utile mantenere un giudizi di ambiguità), oppure lo spostamento d'asse in corso sul piano del riferimento europeo rimescolerà completamente il quadro?
La risposta a questo interrogativo risulterà determinante anche perché c'è da tener conto che il vuoto in politica non esiste e che il quadro dei riferimenti internazionali appare molto complesso mentre spirano i venti di guerra e il vecchio schema dell'atlantismo è stato denunciato da Trump alla ricerca, nel quadro di una strenua competizione con la Cina, di definire i termini di un nuovo bipolarismo.
E' il caso allora di andare a fondo sul tema della fragilità del sistema attraverso un'elaborazione autonoma non riferita alla stretta quotidianità del gioco politico.
La responsabilità maggiore di questa fragilità spetta, invece, alla leggerezza con la quale, all’interno del sistema, è stato permesso al M5S di raccogliere una messe di consensi ottenuti sulla base di opzioni meramente demagogiche e distruttive senza che si verificasse un contrasto reale di progetto alternativo.
L'effimero sfondamento attuato dal M5S con le elezioni del 2018 sta pesando enormemente sullo spostamento d'asse in corso: la debolezza strutturale che ne è derivata ha aperto la strada a questa strisciante modifica costituzionale e ha sicuramente aperto la strada all'estrema destra che oggi governa pur in un quadro di fibrillazione al cui riguardo il centro-sinistra non pare capace di inserirsi.
Questo elemento, della resa verso i 5 stelle nel periodo 2013-2018, è risultato esiziale perché ha consentito che si inoculassero nel sistema forti dosi di demagogia a livello di riscontro di massa, cui aveva già concorso il PD nella fase della segreteria (e presidenza del consiglio) Renzi.
Il risultato concreto di questa fase è stato quella della perdita di circa 5.000.000 di voti validi tra le elezioni politiche 2018 e quelle 2022.
Un mix micidiale: governabilità e personalizzazione in un quadro trasformista che ha fatto perdere fiducia per milioni di elettrici ed elettori.
Il risultato dell’intreccio tra governabilità intesa come mero esercizio del potere e personalizzazione della politica a tutti i livelli è stato quello quello dell’emergere del fenomeno della demagogia trasformistica .
Una demagogia trasformistica che si è accompagnata alla crescita delle diseguaglianze e alla sparizione della middle-class: un quadro di impoverimento generale che ha causato il formarsi di una sorta di alleanza tra il “ventre molle” della borghesia e l’individualismo competitivo, che alla fine, ha assunto la veste di una domanda di tipo assistenzialistico – corporativo, con la perdita di ruolo nell’insieme dei corpi intermedi di mediazione sociale e politica (come emerge con chiarezza dalle manovre in corso sulla legge finanziaria).
L'attuale governo della destra ha enfatizzato questa demagogia trasformistica tentando addirittura di "ideologizzarla" (riportando in auge il "Dio, patria e famiglia" e la simbologia para-fascista): una operazione ambigua perché rivolta a una società frastagliata, separata e fondata sul consumismo individualista di tipo "competitivo" raccolta soltanto attorno ai nuovi feticci della comunicazione social.
Così non siamo lontani da una antica rievocazione dell' "autobiografia della nazione".
Qui risiedono le difficoltà della sinistra, in ritardo nel riconoscere le contraddizioni reali sulla base delle quali stava trasformandosi la società italiana e ancora incerta tra vecchi slogan e ricerche intorno a soggettività ormai definitivamente tramontate.
Il solo contrasto possibile alla crescita ulteriore di questa demagogia trasformistica che non sia quella della riduzione dei margini della democrazia repubblicana può arrivare:
1) da una ripresa di ruolo della Sinistra, da realizzarsi in forme nuove ma solidamente ancorata alle parti più alte della propria tradizione:
2) dal rilancio Costituzionale della democrazia repubblicana fondata sulla centralità del Parlamento , la separazione dei poteri (prestando anche particolare attenzione al referendum costituzionale sulla magistratura, e sulle limitazioni imposte alla magistratura di controllo contabile) e il sistema elettorale proporzionale (proponendo una inversione di tendenza al riguardo del leaderismo anche attraverso una nuova dimensione dei partiti ad integrazione di massa che sarebbero chiamati a svolgere regolari congressi e non consultazioni di tipo plebiscitario attorno ad una errato concetto di "accettazione del leader" come invece ha sostenuto la nuova sindaca di Genova astro nascente dell'accentuazione personalistica di una funzione leaderistica posta "sopra" al sistema),
3)la programmazione economica, lo sviluppo industriale posto all'altezza della sfida dell'innovazione tecnologica e delle transizioni digitale e ambientale,
4) la prospettiva di un'Europa alternativa nella quale far valere l'autonomia politica in funzione della pace,
5) la solidarietà sociale con una idea di moderno welfare,
6) una funzione pedagogica capace di riportare in discussione il concetto di egemonia rifiutando la separatezza tra cultura e politica.
In conclusione mi azzardo a sostenere che su questi 6 punti (e molti altri) forze sparse della sinistra, eredi della sua grande tradizione storica anche novecentesca, avrebbero ancora molto da elaborare e da proporre.











