News30 dicembre 2025 13:26

Porto: chi paga e chi no

"Se si chiede un contributo ai crocieristi per ridurre il debito pubblico locale e finanziare servizi della città è una follia che distruggerà il porto. Se invece l’Autorità portuale introduce una tassa per finanziare se stessa e i propri sistemi informatici, allora va tutto va bene. Nessun allarme, nessun rischio, nessuna minaccia al porto"

Porto: chi paga e chi no

“Poche settimane fa, a Genova, l’ipotesi di una tassa di imbarco sui crocieristi veniva indicata come un grave rischio per l’economia portuale, capace - secondo alcuni - di mettere in fuga navi e compagnie. Uno scenario apocalittico agitato contro la scelta della Giunta Salis, paventato pubblicamente anche dal Viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi e dal Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, Matteo Paroli. Oggi, però, scopriamo che quel pericolo di fuga è improvvisamente svanito, come per magia”, dichiara Simone D’Angelo, consigliere regionale del Partito Democratico in Liguria.

“Di fronte alla decisione assunta ieri dal Comitato di gestione dell’Autorità di Sistema Portuale di introdurre una nuova tassa di 1,23 euro per ogni container extra-UE in transito dai porti di Genova, Savona e Vado Ligure, destinata a finanziare la nuova piattaforma digitale Pcs, non si sono levati allarmi né si sono paventate fughe di navi o scenari catastrofici per il porto. La logica sottintesa appare evidente e, francamente, inaccettabile: se si chiede un contributo ai crocieristi per ridurre il debito pubblico locale e finanziare servizi della città – dalla pulizia delle strade al monitoraggio ambientale – è una follia che distruggerà il porto. Se invece l’Autorità di Sistema Portuale introduce una tassa per finanziare se stessa e i propri sistemi informatici, allora va tutto va bene. Nessun allarme, nessun rischio, nessuna minaccia al porto”, prosegue.

“Evidentemente, per alcuni le tasse sono un problema solo quando servono ai cittadini. Una doppia morale che va superata con chiarezza: Genova non può essere ostaggio di allarmismi a comando, buoni solo quando si tratta di fermare scelte nell’interesse pubblico e pronti a sparire quando a beneficiarne non sono i cittadini”, conclude D’Angelo.



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