News20 febbraio 2020 14:04

Sandro vive

“La mia lotta di uomo libero l’ho iniziata qui a Savona, e i giovani non sanno e i vecchi forse hanno dimenticato che è stata una lotta dura, al fianco degli operai dell’ILVA e dei portuali. Io sono sempre stato al fianco del movimento operaio, che per primo ha resistito alle ondate delle squadracce fasciste” (foto)

Sandro vive

È uno dei più celebri e commoventi discorsi di Sandro Pertini ad aprire la mattinata in un Teatro Chiabrera stracolmo per ricordare, con il libro di Giuseppe Milazzo, il Presidente nei suoi anni giovanili, quando lascia la strada ben definita di una famiglia benestante, cattolica e conservatrice per abbracciare il socialismo e contrastare la barbarie fascista.

Un’occasione per ripercorrere il rapporto sempre profondo che il Presidente ebbe con la nostra città e per onorare quelle figure che col loro impegno e - spesso - anche col loro sacrificio diedero vita alla Repubblica italiana e alla sua Costituzione.

Tra chi aiutò Pertini un ruolo di primo piano ebbe l’avvocato Gerolamo Isetta, oggi virtualmente con noi grazie alla presenza della figlia Sandra che con Milazzo ha dato vita a una conversazione che, dall’intimità delle testimonianze, conduce alla grande Storia. 

“Bisogna sempre scrivere di Pertini, soprattutto quando ci sono degli inediti” ricorda Isetta, e nel libro di Milazzo gli inediti sono tanti e importanti. 

“Il cristianesimo di mia madre mi ha insegnato ad amare i poveri, il socialismo a difenderli”: l’indimenticabile frase di Pertini apre la conversazione tra i due studiosi, che rievocano l’atmosfera cupa dell’avvento del fascismo in Italia e l’effetto che essa ebbe sul giovane Sandro, che non poteva sopportare le ingiustizie, iracondo al punto da meritarsi il soprannome di brichettu, fiammifero.

E la scelta di campo di Pertini fu quella per la legalità. 

Una legalità che molti non poterono vedere, una volta ripristinata dalla Liberazione e poi dalla Costituzione: non la vide Cristofino Astengo, che morì fucilato nel ’43 a Madonna degli Angeli, non la videro gli altri sei martiri che perirono con lui, non la videro molti altri Savonesi.

Ma Pertini, che abbracciò il socialismo dopo l’atrocità del delitto Matteotti, quella legalità la vide e ne fu un fautore come ricorda anche Ugo Intini, presente oggi al Chiabrera: fu grazie a Pertini se negli anni terribili del terrorismo in Italia non si virò verso uno stato autoritario, ma sotto la sua guida fu mantenuta la democrazia.

Sandra Isetta ripercorre la vita del presidente attraverso il canale privilegiato dei suoi documenti più intimi, le lettere alla madre e ai fratelli, l’abbandono della fede per l’ateismo, la vera ribellione alla famiglia. 

Poi le lettere accorate al fratello Pippo, il più amato, che divenne podestà mentre Sandro sceglieva la via del socialismo nonostante l’amore profondo che lo legava ai fratelli e alla sorella Marion.

Sandro e Pippo, divisi dalla politica, non si parlarono mai più: ma quando nel ’27 la madre di Pertini chiese al figlio podestà il passaporto per andare a Nizza a trovare l’altro figlio esule Pippo firmò, condannando se stesso ma riavvicinando la sua anima a quella del fratello. 

La mattinata si conclude con l’intervento emozionato di Umberto Voltolina, cognato del presidente, che non ha mai smesso di portare la sua testimonianza nelle scuole, perché “i giovani imparino e i vecchi non dimentichino”.

Nelle foto: Giuseppe Milazzo, Sandra Isetta, Ilaria Caprioglio, Giovanni Toti, Marina Lombardi, Franca Ferrando, Ugo Intini, Umberto Voltolina.

 

G.S.

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