Contromano22 ottobre 2019 12:09

Varaldo, troppo bello per restare pubblico: parte la speculazione

Non bastavano i Crescent 1 e 2, il complesso Bofill, l’ex ospedale San Paolo: anche nel destino del Varaldo era scritto che avrebbe dovuto soccombere al residenziale, sacrificato sull’altare dell’edilizia privata

Varaldo, troppo bello per restare pubblico: parte la speculazione

L’ennesimo condominio di lusso in una città, Savona, che si sta spopolando anno dopo anno, dove la crisi economica morde più che altrove per l’atavica incapacità della classe dirigente di pensare a un futuro.

Il Varaldo: chi ci ha lavorato e chi ci ha studiato lo chiamerà sempre così. 

Perché quella che i giornali chiamano Villa Varaldo è stato prima un centro per ragazze madri, poi il centro di formazione professionale della Provincia fino all’anno in cui è stato chiuso, il 2008. Dopo ha ospitato il settore Ambiente della fu Provincia, massacrata dal decreto Delrio, infine è stato abbandonato a se stesso e al suo lento declino.

Come tutto il resto della città.

Un ex allievo, di quelli completamente restii a ogni regola, indisciplinati, incontenibili, saputo della chiusura commentava: “Che peccato. Lì salvavate le persone”. 

Ecco. 

Per raccontare cosa fu il centro Varaldo è sufficiente questa definizione, data da un diciottenne che ricordava se stesso quattordicenne scapestrato e ingovernabile, e che pure quattro anni dopo riconosceva il valore di un’impostazione didattica, quella della formazione professionale, che guardava alle necessità e alle potenzialità di ogni singolo allievo, sia nei corsi di specializzazione per laureati sia in quelli di orientamento per gli adolescenti difficili.

Aule perfettamente ristrutturate, ottima dotazione tecnologica, un parco chiuso dove i ragazzi non correvano pericoli e potevano muoversi durante le ricreazioni.

Ma aveva dei difetti, il Varaldo: troppa metratura, troppo giardino, troppa vista mare. 

Troppo lusso per lasciare che una struttura del genere fosse a disposizione di un’intera comunità.

Meglio darlo a un costruttore, che ne farà splendidi appartamenti. 

Infatti è di ieri l’epilogo, definitivo e scontato, della storia delle villa come luogo pubblico, di socializzazione e di educazione, di aiuto e di attenzione ai più deboli: sì, perché i corsi che si tenevano lì, dall’avviamento al lavoro ai master post laurea, potevano frequentarli tutti, anche chi soldi non ne aveva. 

Adesso la struttura, in vendita da anni, non è abbastanza appetibile per i potenziali compratori. 

Quindi ecco il cambio di destinazione d’uso fondato sulla parola magica: residenziale.

Aggiungiamoci l’hotel de charme a Villa Zanelli e il master plan della Margonara, e con prepotenza s’affaccia il crudele pensiero che Savona meriti tutto il suo declino.

LNS

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