“C’è un crollo generale, psicologico e politico, che va dalle istituzioni ai singoli cittadini; forse era inevitabile dopo due mesi di chiusura, come se l'epidemia non esistesse.”
Diciamolo subito, noi siamo contenti di questo faticoso “accordo” tra Stato e regioni che pure ha il sapore del laissez faire.
Contenti che dopo mesi di deserto potremo veder di nuovo gente ai tavoli dei bar, contenti di poter tornare dal parrucchiere e rivedere i banchi del mercato, contenti di sapere che tutte le brave persone che conosciamo e che durante il fermo han dovuto pagare comunque tasse, bollette e balzelli potranno ricominciare a fatturare.
Anzi, visto che si può andare al ristorante con un metro fra i tavoli non capiamo perché non organizzare anche, mantenendo la stessa distanza, concerti spettacoli e cinema all’aperto che darebbero un po’ di ristoro ai settori più colpiti dall’epidemia.
Ma ribadiamo la nostra convinzione sul fatto che le Regioni, coi loro scalpitanti presidenti, vadano controllate con attenzione. Specie la nostra, che secondo i grafici è messa maluccio nonostante la propaganda costante (vedere grafico in fondo).
Riaprire le attività economiche è necessario, ma lo è anche non doverle richiudere al primo giugno.
De Luca sarà anche un mago dei tempi comici, ma è molto più serio di tanti altri.