News17 giugno 2020 11:32

Dieci domande sul presente e futuro del Savona FBC

A un anno dall’intronazione in pompa magna, a Palazzo Sisto IV, del pittoresco rappresentante - sparito dalla scena pochi mesi dopo - di un (presunto) gruppo imprenditoriale milanese, con la promessa, tra cori, bandiere spiegate, osanna e fuochi d’artificio, “di riportare il Savona Fbc ai fasti che merita il suo blasone” (mantra ricorrente in quei giorni), il quadro è desolatamente vuoto

Dieci domande sul presente e futuro del Savona FBC

Nulla negli ultimi sei mesi si è concretizzato. Unico segnale di vita i più che confortanti risultati nel campionato di Serie D ottenuti dalla squadra e dal suo allenatore in una situazione di totale disagio economico organizzativo: ricordiamo gli estenuanti ritardi nel pagamento delle mensilità, lo sfratto, chiamiamolo così, dall’albergo in cui i giocatori erano a pensione, i pranzi rimediati alla mensa dell’università, le spese di trasferta sempre in emergenza, e via discorrendo, fino al paradosso del sequestro del tagliaerba del “Bacigalupo” per mancato versamento dell’affitto.

Per il resto buio assoluto. Un anno e una stagione in cui assenze, incertezze, l’assoluta mancanza di trasparenza sull’assetto societario al limite della clandestinità (la notizia delle dimissioni del presidente bis, tale Sgubin, avvenute a gennaio, è filtrata solo poche settimane fa), non hanno prodotto né motivato a sufficienza lo straccio di un serio e incisivo intervento per fare chiarezza.

Solo assordanti silenzi, amministrazione comunale e media “in attesa fiduciosa”, un po’ meno gli sportivi, mozioni di sentimenti, deludenti e financo arroganti risposte, fumose ipotesi e ipotetici coinvolgimenti, sempre rigorosamente anonimi.

E’ appena il caso di sottolineare che il Savona Fbc nella sua storia ultra centenaria non ha mai attraversato un momento tanto oscuro nel pieno senso del termine, ancorché non siano mancati fallimenti fino alla bancarotta e al tintinnar di manette, retrocessioni, penalizzazioni, gestioni dissennate con contorno di loschi figuri.

Ed è deprimente se si va al confronto con presidenti che in anni e momenti diversi hanno guidato tra onori e oneri il club bianco blu: per tutti l’indimenticabile Stefano Del Buono e Fausto Gadolla che in una stagione portò il Savona in Serie B.

Ed è con legittimo orgoglio bianco blu da ricordare che da queste parti si sono vissute esperienze esaltanti con grandi vittorie (le pluriscalate alla Serie C, la trionfale conquista della Serie B, la vittoria nella Coppa Italia dilettanti) e grandi protagonisti (Levratto, Bacigalupo, Borgo, Vanara, i fratelli Persenda, Bruno Ferrero, Giulio Mariani, Nanni Ciglieri, Pierino Cucchi e il figlio Enrico, campione sfortunato, e ancora Taccola, Fazzi, Pietrantoni, Fascetti, Pierino Prati, Beppe Furino, Glauco Gilardoni, Walter Zenga; e poi allenatori d’alto profilo per stile e capacità da Orth a Felicino Pelizzari, a Manlio Bacigalupo, “Pinella” Baldini, Rigamonti, Ezio Volpi, solo per ricordarne alcuni).

Un cammino accompagnato passo passo dal fantastico ed entusiastico coinvolgimento della Città e dell’intero tessuto socio-economico. Un travolgente affetto per i colori bianco blu espresso con le spedizioni di massa: il treno per Asti, l’anno del ritorno in Serie C; l’invasione di Chiavari, su gomma, rotaia e via mare, l’anno della promozione in Serie B; la conquista di Marassi per il derby con il Genoa; i 15mila spettatori al “Bacigalupo” nelle sfide con Como, Juventus in Coppa Italia, Genoa e Sampdoria in campionato. La media di 8 mila spettatori nella stagione 1966-67.

Una tradizione, quella delle trasferte di massa, ripresa per un momento il 19 maggio 2002 nello spareggio di Voghera per la promozione in C2: avversaria l’Ivrea superata 1-0 da un gran goal di Bracaloni. Non vanno dimenticate anche la buona C2 disputata negli anni’80 con la gestione di Marino Del Buono e Marietto Vagnola (altri indimenticabili), la Coppa Italia vinta all’inizio degli anni’90 nel corso della presidenza Grenno (con lo spareggio di Casale perso ai rigori dalla buona squadra diretta da Corrado Orcino), i successi del periodo Piro – Tufano, l’ultima gestione interamente savonese guidata dalla presidenza dell’avv. Romani nel corso del primo decennio di questo XXI secolo.

Da questa storia ormai lunga di 113 anni (anche se il calcio a Savona nasce nel 1892, quando ancora non c’era neppure il Genoa) e dalla consapevolezza di averla raccontata per interno e di averne vissuto in prima persona una buona parte nasce l’esigenza di porre con forza una serie di pressanti e ineludibili interrogativi dopo mesi di assenze, colpevoli silenzi, incertezze, omissioni. Vediamoli.

1) Sono stati pagati i rimborsi-stipendi di allenatore, giocatori, dipendenti e tecnici del settore giovanile?

2) Sono stati onorate le pendenze con fornitori, ristoranti, pizzerie, alberghi, affittacamere?

3) Qual è il monte debitorio complessivo della società?

4) A quanto ammontano e con quali scadenze le pendenze fiscali?

5) C’è ancora un contenzioso con la precedente gestione del presidente Cavaliere?

6) Chi (e quando) si accollerà l’onere dell’iscrizione al campionato?

7) Esiste un progetto su tecnico e giocatori per la stagione 2020-2021?

8) Qual è la situazione e quali i programmi per garantire l’attività del settore giovanile?

9) Quando sarà fatta chiarezza sul ruolo del finanziatore-ombra, chiamiamolo così, finito in manette?

10) Chi (e quando) avrà il senso di responsabilità per pretendere trasparenza sulla consistenza del quadro dirigenziale? Interrogativi che esigono risposte. Per rispetto della Città, degli sportivi, della storia e delle tradizioni del Savona Fbc.

Non pretenderle sarebbe per Savona e i savonesi un segno di mancanza di senso di appartenenza e di ulteriore perdita di identità.

Luciano Angelini e Franco Astengo

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