È un gioco sporco e puzzolente in senso reale e figurato, quello che sta avvenendo sulle spiagge libere savonesi, prive di bagni pubblici.
Risultato, gli abitanti di Zinola e Corso Vittorio Veneto si trovano con portoni marciapiedi e aiuole usati a guisa di latrine, con i profumi che possiamo intuire vista la temperatura e il decoro sotto i piedi, tanto per cambiare.
Caprioglio ha scritto all’Autorità portuale sulla necessità di servizi igienici, ma il porto ha detto no e cercato di tirar dentro gli stabilimenti balneari, che a loro volta han fatto una leva.
Uniche vittime, i frequentatori delle spiagge libere presenti e futuri.
Ci par già di sentirlo, all’inizio della stagione 2021: “l’anno scorso le spiagge libere erano cessi a cielo aperto, non apriamole”.
La discriminazione è quantomeno inaccettabile.
Impossibile sanificare le toilettes?
E perché?
È vietato assumere qualcuno che lo faccia? L’Autorità portuale, a quanto si sa, vanta conti abbastanza floridi da sanificare tutti i bagni dell’Italia del Nord.
Le spiagge libere rischiano insomma di far la fine di tutti gli altri servizi pubblici a Savona: siccome sono di tutti, non sono di nessuno.