News16 agosto 2020 16:15

Giovanni Durante: una Liguria nuova

Economia e turismo, industria e parchi, prospettive e opportunità. Con un’attenzione particolare ai temi savonesi

Giovanni Durante: una Liguria nuova

Giovanni Durante, presidente della Cooperativa sociale Arcimedia, è stato tra i primi ad annunciare il suo impegno a fianco di Ferruccio Sansa per le prossime regionali: “è necessario un grande lavoro - aveva dichiarato - per ricostruire insieme una regione che è a pezzi da ogni punto di vista”. 

Gli chiediamo come.

 

Savona è una provincia con grossi problemi. In caso di sua elezione in Consiglio regionale quali sono le questioni savonesi che intende mettere immediatamente sul tavolo? 

Lo sviluppo economico della nostra provincia non può prescindere da uno studio attento dell’area di crisi complessa, che per il momento non ha dato i risultati sperati e su questo le responsabilità della Regione sono innegabili. 

È necessario sostituire le azioni puramente di facciata con lo studio di un progetto a medio - lungo termine per la provincia di Savona intesa come comprensorio, perché ci si salva solo tutti insieme e non certo città per città con il contest delle spiagge più belle.

La vocazione industriale del Savonese va ristudiata e supportata: tante aziende hanno chiuso, ma altre, magari piccole e molto interessanti, hanno aperto.

Il Savonese non può più essere un’area industriale pesante ma può cercare un modello sostenibile e avanzato. 

Penso quello della Costa Azzurra, dove uno sviluppo industriale di qualità convive con ricerca, terziario avanzato, attenzione all’ambiente.

L’unica ricetta possibile deve tenere insieme tutto questo, e non mettere in conflitto tra loro i diversi settori economici.

 

Su parchi e aree verdi la giunta Toti non sembra particolarmente sensibile, se non alle ragioni dei cacciatori. Sappiamo che lei da tempo si occupa di questo argomento. Quali sono le sue proposte? Come rilanciare questa ricchezza della nostra regione?

La Liguria offre grandi potenzialità di sviluppo oltre al turismo tradizionale e ormai maturo delle spiagge. 

C’è la necessità di creare corridoi verso l’interno e con essi occasioni di sviluppo qualitativo: non solo ricettività diffusa e servizi di ristorazione, ma turismo naturalistico, culturale e anche sportivo. La Liguria può abbracciare insomma tutta la gamma del turismo consapevole, se saprà investire adeguatamente sulle aree interne. Finale ne è un esempio. Replicabile. 

Finora i parchi sono stati mortificati: diminuite le superfici, il budget e la capacità di sviluppo per attività imprenditoriali, artigianali e commerciali. 

C’è da fare il contrario: censire, ampliare e potenziare i parchi esistenti, inserirne di nuovi: penso alla foresta dell’Adelasia, che ad oggi non fa parte sistema dei parchi liguri. 

 

Da dove parte la crescita che ha in mente per la Liguria?

La Liguria ha la necessità di riappropriarsi della sua identità culturale. 

Quel che mi disturba della gestione che ho visto attuata da Toti è la totale assenza di comprensione verso l’identità culturale della nostra regione, che va dalla Toscana alla Francia, dalla costa all’entroterra alle montagne e la cui complessità culturale è un valore immenso.

Concentrarsi sull’identità culturale della Liguria può sembrare un obiettivo vago, ma la cultura qui è anche la bellezza dei centri storici, è preservare i pregi urbanistici e architettonici delle città e dell’entroterra: si tratta di un patrimonio immenso da cui ripartire e che sarà un volano sociale, culturale, economico e anche politico. 

C’è invece molto pressapochismo, manca quello che definirei la capacità di stimolare uno sviluppo “pedagogico” nei confronti della popolazione.

 

La sinistra in tempi di populismo e di voti di pancia è data per agonizzante, se non per morta. Eppure di sinistra c’è bisogno ora più che mai, anche e soprattutto in Liguria dove da anni c’è crisi: economica, infrastrutturale, demografica. Cosa ne pensa?

La sinistra deve fare una cosa, sempre: difendere, tutelare, emancipare i più deboli. 

E i più deboli di oggi non sono gli stessi di 30 anni fa (pensiamo alle partite Iva, per esempio, e ad alcune forme di lavoro privato): ecco, la sinistra deve essere in grado di interpretare le trasformazioni che sono avvenute perché si può essere molto di sinistra senza essere statalisti a tutti i costi. 

Si può e si deve riconoscere il ruolo del pubblico, ma senza vedere il privato come il nemico.

Serve ora una sinistra europea, che punti su un modello di sviluppo sostenibile e non solo su grandi opere impattanti - qui nel Savonese possiamo fare l’esempio della piattaforma di Vado. 

È necessario calcolare con attenzione costi e benefici delle scelte politiche che si decide d’intraprendere, guardando al bene pubblico: serve lungimiranza.

Ecco, penso che ci troviamo a questo bivio, e che si tratti di una sfida interessante per tutta la sinistra europea.

 

Infine, una battuta sul candidato. La designazione di Ferruccio Sansa è stata molto sofferta. Adesso lavorando per la campagna elettorale le sembra che l’atmosfera all’interno dei partiti di coalizione sia più serena?

Ferruccio non è solo il giornalista del Fatto Quotidiano: è un riformista, un uomo intelligente con una visione chiara e progetti realizzabili. È vero che la sua candidatura è stata sofferta, ma vedo i partiti superare progressivamente alcune resistenze conoscendo meglio il candidato.

G.S.