News21 novembre 2020 12:35

Savona tornerà capoluogo?

La città e il porto, la sanità e l’ospedale, i partiti e il civismo, l’industria e l’ambiente: il Patto per Savona sta aggregando forze. Savona oggi è smarrita e isolata, ma ha le carte in regola per tornare ad avere il peso che le spetta con conseguenze importanti per tutto il comprensorio. Marco Russo a 360 gradi, sulla sua candidatura a sindaco e sul futuro della città

Savona tornerà capoluogo?

È trascorso circa un mese e mezzo da quando ha annunciato di volersi candidare a sindaco nel 2021. Quali reazioni sono arrivate?

“Abbiamo potuto osservare un grande interesse per l’impostazione che abbiamo dato al lavoro, quella di partire da un progetto da costruire insieme. Stiamo aggregando molte persone disposte e desiderose di dare una mano: sono almeno un centinaio quelle che si sono avvicinate a noi in questo poco tempo”. 

Un risultato importante, soprattutto perché in questi mesi è molto difficile fare politica con le norme anticontagio che impediscono manifestazioni e riunioni pubbliche. Quale tipo di persone si è avvicinato al Patto?

“Persone dalla provenienza politica variegata, che stanno sia dentro sia fuori i partiti.

Capisco che i partiti in via ufficiale abbiano bisogno di tempi per maturare una scelta rispetto a una proposta che credo innovativa. Registro però una vasta domanda di innovazione e progettualità, dentro più partiti. 

La città appare ferma e stanca, ma in realtà sotto una patina di questo umore c’è una capacità progettuale interessante che deve soltanto essere raccolta. È una città che ha voglia di futuro.” 

Le primarie al veleno del 2016 hanno certamente avuto una parte nella sconfitta del centrosinistra. Se il PD chiedesse nuovamente le primarie lei cosa farebbe? 

“Non credo che questo rischio si ponga. La storia dice che le primarie, così come sono state impostate finora, sono state un’esperienza dolorosa più che un esercizio di democrazia. La nostra proposta è molto inclusiva e prevede esplicitamente la possibilità di un percorso da fare tutti insieme. La mia candidatura non è un’autocandidatura, ma è funzionale al progetto civico elaborato in questi anni”. 

Negli scorsi giorni è uscito un documento a firma di diversi intellettuali impegnati in politica che chiede alla sinistra unità in vista delle amministrative: ci si ritrova? 

“Ci sono molti spunti in quel documento che sono perfettamente compatibili con la nostra idea:  l’obiettivo del patto è proprio generare riflessioni - anche autonome - sui temi della città che poi si intersecano e danno origine a un percorso condiviso.

Noi proprio dai contenuti siamo partiti, e tutto il lavoro fatto in Consiglio comunale in questi anni è un patrimonio importantissimo che non deve andare disperso”.

Il nuovo sindaco avrà davanti un compito arduo: la crisi economica e sociale portata dall'epidemia di coronavirus è particolarmente sentita in un territorio come il nostro, dove il commercio e il terziario risentono già di periodi di crisi pregressi. Da dove iniziare per far ripartire Savona e il savonese? 

“Non c’è dubbio che ci aspettano tempi difficili. Per questo è necessario, oggi come mai, un progetto il più possibile condiviso: c’è un disperato bisogno di coesione. 

Savona dovrà essere innanzitutto pronta a intercettare finanziamenti straordinari.  

Occorre essere già dotati di una capacità progettuale che sia trasversale su vari ambiti, perché la trasversalità è necessaria per accedere ai finanziamenti ed è per questo che parliamo di chiavi di lettura interconnesse.

La città dovrà poi  dotarsi di strutture preposte a intercettare i finanziamenti secondo gli obiettivi che la città si pone: banalmente, non si dirà più “c’è un bando per ristrutturare le facciate, presentiamo il progetto” ma si dirà “Vogliamo ristrutturare le facciate, cerchiamo il tipo di finanziamento che ce lo consente”.

Ultimo punto, ma forse il più importante: è necessario restituire a Savona il peso che compete al capoluogo, cosa che sarebbe un bene per tutto il comprensorio. 

Senza sostituirsi ai Comuni confinanti, ma dando insieme più valore al territorio.

Savona oggi è smarrita, isolata ed esclusa e la “savonesità” è una cifra importante del nostro disegno, perché puntiamo a dare forza a Savona e al suo comprensorio”.

Cosa permetterà alla città di uscire dall’isolamento? 

“Savona non può puntare su una sola strada, ma deve agire per una sinergia tra le sue carte migliori: il porto, il campus, il turismo, l’industria, l’economia sociale. Con il porto è necessario ristabilire un’alleanza, perché il porto rischia di rimanere debole se la città non è al suo fianco e la città corre lo stesso rischio se non ha al suo fianco il porto.

Stesso discorso vale per l’università. Il mare, l’entroterra, le bellezze artistiche devono far entrare Savona nel circuito provinciale del turismo, da cui ora è esclusa. Poi ci sono i due temi cruciali del commercio e del comparto industriale nei territori limitrofi, che interessa molto la nostra città: se il commercio resta indispensabile presidio sul territorio, l’industria dovrà necessariamente essere innovativa e attenta ai temi ambientali.

Per tenere insieme tutte queste cose c’è bisogno di una città riqualificata: parliamo di decoro urbano, di cultura, di società. Perni della rigenerazione urbana saranno i quartieri, oggi trascurati se non dimenticati: senza un reale coinvolgimento politico dei quartieri non avremo mai la rigenerazione auspicata, e per questo stiamo costruendo un lavoro in sinergia coi quartieri cittadini.

Un’altra innovazione che ha in mente Russo è il “Progetto salute”: “in questi tempi di emergenza sanitaria occorre ripensare il rapporto tra il Comune e la sanità, di competenza regionale ma di forte impatto territoriale, come stiamo vedendo. L’Ospedale cittadino, che deve costituire un importantissimo punto di riferimento della città, e la rete territoriale devono diventare urgentemente tema di progettualità anche comunale.”

G.S.

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