Contromano29 dicembre 2020 12:37

I danni dei Dem

Nella sempre più tremolante maggioranza di governo si continua a litigare: Renzi minaccia di ritirare i suoi ministri se non ci sarà l’auspicata svolta sul Recovery Plan, se Conte non rinuncerà a gestire in solitaria le nomine sui servizi di intelligence, se non si deciderà infine per il MES che potrebbe liberare risorse impegnate nella sanità per far partire altri progetti

I danni dei Dem

Il primo ministro dal canto suo sembra sempre più mediatico ma sempre più indebolito: “oggi l’Italia si risveglia” scriveva all’alba del 27 dicembre, l’ormai celebre vax day. 

Purtroppo, però, si è risvegliata sempre uguale. 

Tra le mancette di una manovra finanziaria impegnativa ma secondo molti commentatori - non tutti detrattori - priva di visione, le minacce dell’ex segretario democratico che alle prime pagine proprio non vuole rinunciare e perfino le polemiche su De Luca che si vaccina per primo, che sarebbero da sbadigli se non fosse un periodo infame: il presidente campano dà l’esempio o sta perpetrando un insopportabile abuso di potere?

Chissenefrega, è l’unica risposta possibile. 

Perché il problema non è lì.

E non è neppure nei citatissimi sondaggi sul personale sanitario che non vorrebbe vaccinarsi: cominciamo a procurarglielo ‘sto vaccino. Che se davvero i furgoni dal Belgio si ferman per la neve e siamo a dicembre allora siamo fritti. 

Poi vediamo chi si vorrà vaccinare e chi no, e a quel punto, solo quando l’agognato siero sarà disponibile per tutti, potranno iniziare altre riflessioni.

Perché i padiglioni a primula del commissarione Arcuri son solo pappa per i droni, se le dosi non arrivano e non si trova il personale che le inoculi ai volontari.

La crisi economica, la sofferenza sociale e un’organizzazione men che perfetta rischiano di essere un grande pacco dono proprio per Matteo Salvini, il cui contributo alla gestione della pandemia è pari a zero ma che ha la grande fortuna di non essere al governo e quindi può dire tutto e il contrario di tutto senza che si alzi una palpebra a farglielo osservare.

Nel nostro piccolo vogliamo spezzare una lancia per la povera Savona, che di quel pacco dono rischia di essere un pacchetto accessorio quanto iniquo.

La faida interna al PD è un replay doloroso, per chi ha vissuto il parto della candidatura per le regionali. 

Lungi da noi voler entrare in casa Dem, dalla quale sempre e con somma cura ci siam tenuti lontani.

Certo però che il blitz per far saltare la segreteria nuova di zecca a sei mesi dalle amministrative nel capoluogo di provincia spaccherà ulteriormente un centrosinistra che da tempo soffre di crisi d’identità se non di panico, col prevedibile risultato che qualsiasi candidato proposto dalla Lega avrà vita facile.

I regali che il PD nazionale e locale sta mettendo sotto l’albero di Salvini sono grassi, ma si potrebbe ancora devolverli ai bisognosi.

Se si vuole.

LNS

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