Contromano20 marzo 2021 18:12

PresaDiretta: raccontare la ‘ndrangheta è un dovere civile

Oggi è la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ma forse leggere i nomi non basta

PresaDiretta: raccontare la ‘ndrangheta è un dovere civile

Pochi giorni fa è andata in onda su Rai 3, a PresaDiretta, una trasmissione sull’inchiesta “Rinascita Scott” condotta dal Procuratore Nicola Gratteri.

Un’inchiesta agghiacciante che raccontava senza sconti la dimensione del fenomeno mafioso in Calabria: quella ‘ndrangheta che come un cancro si espande in tutto il corpo dell’Italia, un corpo oggi ancor più vulnerabile perché piegato da una crisi sanitaria ed economica inimmaginabile.

Bene. 

L’Unione delle Camere penali della Calabria ha attaccato la trasmissione scrivendo in un comunicato che “i processi non si fanno in TV” e che i giudici, addirittura, potrebbero venirne condizionati.

L’Unione dei Cronisti calabresi, racconta Riccardo Iacona ad Articolo 21, ha subito compreso la gravità dell’attacco che c’è dentro quella lettera: “Un attacco al diritto dovere d’informare, costituzionalmente tutelato”.

“Credo - osserva Iacona - che quel documento sia una pistola che era stata già caricata in attesa che andasse in onda il programma, sparata però a salve, dove si dicono delle falsità. 

Nessuno ha fatto il processo in televisione, non c’è un’immagine del processo, non poteva esserci perché abbiamo finito le riprese prima. 

Però nella furia iconoclasta contro la trasmissione da parte delle camere penali calabresi,  si dimentica che ci sono centinaia di magistrati e giornalisti oggi sotto scorta. 

Qui si tratta la ‘ndrangheta come se fosse un reato da gabellare. In questo attacco furioso all’informazione, ed i colleghi calabresi hanno ben capito la portata, c’è anche questo: esporre chi racconta la ‘ndrangheta al rischio di una rappresaglia.

E questo vale anche per i magistrati. 

Qui c’è una sottovalutazione totale del pericolo ‘ndrangheta, di come sia organizzata militarmente e del suo inserimento nel tessuto sociale, economico e democratico del Paese. 

Tra l’altro credo sia la prima volta che le camere penali minacciano uno sciopero contro una trasmissione televisiva. 

Anche questo fa capire che si è superata la misura. 

Si può polemizzare, dire che il lavoro è fatto male che non mi piace come lavora Iacona, si può dire quello che si vuole, però non si può stravolgere il diritto dovere d’informare.

La 'ndrangheta, come dimostrano le carte di “Rinascita Scott”, in questa sottovalutazione è cresciuta talmente tanto da diventare quasi uno stato illegale parallelo che amministra la cosa pubblica e che entra anche nelle istituzioni con le elezioni. 

Negli ultimi anni sono decine i rappresentanti politici, da sindaci a consiglieri comunali, regionali, parlamentari, che in Calabria sono entrati in inchieste per concorso esterno in  associazione mafiosa. 

Così come in varie parti d’Italia.

E questo non viene avvertito come un segnale d’allarme.

È una sottovalutazione pericolosissima, perché quando la ‘ndrangheta riesce ad inquinare il tessuto democratico del paese poi non basteranno centinaia di arresti a fermare il fenomeno, perché vorrà dire che sarà inquinata la democrazia e la libertà di tutti noi”.

Qui trovate l’intervista integrale: https://www.articolo21.org/2021/03/camere-penali-contro-presadiretta-rai-3-iacona-ce-chi-vuole-oscurare-la-pericolosita-della-ndrangheta/?fbclid=IwAR1QmGBfearXAhqFzPKI_V-DTOgHGyEQchRAVhqj-EQWOPQDopOwyrFyHS0 

 

LNS

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