News06 maggio 2022 18:25

Città bene comune

Dalle vigne urbane alle spiagge accessibili, dal centro giovani che diventa intergenerazionale al doposcuola gestito dai genitori fino al calendario virtuale per la raccolta differenziata: sono tanti gli esempi concreti di quel patto di comunità che migliora, oltre alle città, la qualità di vita dei cittadini e l’efficienza delle amministrazioni

Città bene comune

Di tutto questo si è parlato oggi sul Priamar nel convegno “I beni comuni e la partecipazione” organizzato dal Comune di Savona, per dimostrare - se ce ne fosse bisogno - che esiste una politica lontanissima dalle risse da talk show e dagli sproloqui populisti ed è la politica che si fa sul territorio e con il territorio, ascoltando i cittadini e responsabilizzandoli, proponendo progetti e accettando proposte.

I beni comuni sono vie e piazze, sono luoghi di aggregazione e programmi informatici: sono tutto ciò che impregna la vita delle città.

Ospiti della prima parte del convegno Valentina Ghio, sindaca di Sestri Levante, Alessandro Sicchiero, sindaco di Chieri, Francesco Casciano, sindaco di Collegno che si è collegato da remoto e Gianni Nuti, primo cittadino di Aosta; nella seconda parte, più tecnica, hanno preso la parola i dirigenti, i funzionari e il personale dei Comuni ospiti che si occupano di queste forme di cittadinanza attiva e il segretario generale del Comune di Savona Lucia Bacciu, per portare la propria esperienza amministrativa e capire come attuare i progetti di partecipazione all'interno della normativa vigente.

Dopo l’introduzione del sindaco Marco Russo, hanno portato il loro saluto  il questore di Savona Alessandra Simone e il vicepresidente della Provincia di Savona e sindaco di Cosseria Roberto Molinaro.

L’assessore alla Cittadinanza attiva Maria Gabriella Branca ha ringraziato le autorità, i sindaci e funzionari presenti e i collaboratori del laboratorio di sussidiarietà, l’assessore al welfare Riccardo Viaggi e tutta la giunta. “Uno degli obiettivi dell’Agenda - ha spiegato Branca - è l’interazione tra le componenti della società e le istituzioni per risultati unitari e condivisi. Il regolamento sui beni comuni è uno strumento evoluto della democrazia e porta giustizia sociale e riequilibrio tra le amministrazioni e gli abitanti, senza dimenticare le associazioni che del territorio sono una ricchezza”.

Valentina Ghio, sindaca di Sestri Levante al secondo mandato, ricorda:  “Da subito abbiamo coinvolto cittadini e organizzazioni intermedie, un coinvolgimento ancor più necessario ora che tante forme di rappresentanza si sono allentate. Un Sindaco deve avere il polso della sua comunità e mettersi a disposizione”.
A Sestri Levante c’è un regolamento di partecipazione su diversi filoni: ambientale, vita di quartiere, giovani, cultura e solidarietà. L’esperienza amministrativa è iniziata proprio con una serie di incontri capillari nei quartieri per capire se le idee dell’amministrazione trovassero rispondenza e condivisione tra i cittadini, e i risultati non si sono fatti attendere: nuovi parchi urbani, la nascita di nuove associazioni di quartiere, un centro giovani frequentato da persone di tutte le età e sei spiagge (e una barca) completamente accessibili alle persone con disabilità. Inoltre, osserva la sindaca Ghio, il coinvolgimento delle associazioni porta a una miglior allocazione delle risorse del bilancio comunale in tutti i settori, dalla solidarietà al turismo: “Non per rincorrere il consenso, ma per crescere insieme ai propri cittadini sviluppando percorsi condivisi e duraturi”.

Alessandro Sicchiero ha portato l’esperienza di Chieri, dove è in vigore dal 2014 un regolamento per la cura e la manutenzione dei beni comuni. “Si parte - ricorda Sicchiero - da una richiesta  di aiuto ai cittadini. Da un atto di umiltà dell’amministrazione, che dall’altro lato chiede ai cittadini responsabilità e consapevolezza. Abbiamo stipulato tanti patti di collaborazione, 41 dal 2015 con cittadino o associazioni, con più di mille persone coinvolte. Cittadini attivi che vengono anche presi ad esempio, si crea socialità e tutti ottengono dei vantaggi”. A Chieri un parco abbandonato è diventato una vigna urbana, che presto darà il suo vino con l’aiuto di una cantina sperimentale, e alla città è stata restituita un’area curata e utile.
I beni comuni possono essere anche immateriali: a Chieri per esempio un calendario informatizzato della raccolta differenziata ideato da un cittadino è ora scaricabile e a disposizione di tutti i cittadini.

Francesco Casciano racconta l’esperienza di Collegno, cinquantamila abitanti  e circa trecento enti del terzo settore dove anche il programma elettorale ha avuto una costruzione partecipata dai cittadini: ora sono in atto circa sessanta patti, con centinaia di cittadini coinvolti che vanno dal doposcuola gestito dalle famiglie alla transizione digitale.

Gianni Nuti, da un anno e mezzo sindaco Aosta, a inizio mandato ha proposto un colloquio individuale a tutti i 325 dipendenti comunali: “Le prime persone da ascoltare sono quelle che lavorano con noi e i  primi beni comuni sono le nostre relazioni”. Un approccio dialogante che funziona anche con l’opposizione, per giungere a obiettivi condivisi. “La coprogettazione - sottolinea Nuti - deve essere uno strumento integrativo di tutte le forme di affidamento di servizi” e porta esempi concreti: dall’acciaieria che in cambio di uno sconto sul parcheggio regala installazioni per le rotonde e offre alla città un museo documentale dei rapporti tra città e fabbrica a iniziative solidali, di assistenza domiciliare o vita anziana attiva fino a un teatro chiuso da anni e oggi gestito con successo da otto compagnie e diverse altre aggregazioni mentre il bar limitrofo al teatro è diventato un bar etico, che ha inserito al lavoro persone con disabilità e i cui profitti vanno a cofinanziare le attività culturali del teatro.
Perfino i writer disobbedienti sono stati coinvolti nel patto cittadino: a un gruppo di studenti di arte che avevano imbrattato i muri è stato proposto di concludere il progetto, abbellendo luoghi della città. Hanno accettato.

“A Savona - osserva il sindaco Russo concludendo il primo panel - nei tanti incontri che abbiamo organizzato nei quartieri in questi mesi abbiamo visto due atteggiamenti opposti: tanta volontà di partecipare, ma anche tanta stanchezza e frustrazione che si traduce in ostilità. Eppure oggi vediamo quante possibilità abbiamo di migliorare la città: la partecipazione è faticosa, ma tanta più è la fatica iniziale quanta meno se ne fa dopo a far funzionare le cose. La partecipazione è un investimento, perché si cresce insieme e si recupera il senso della condivisione, nutrendo anche i nostri progetti che abbiamo ben chiari con la creatività dei cittadini”.

Giovanna Servettaz

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