Cultura25 giugno 2023 15:35

Savona capitale italiana della cultura nel 2027?

Savona ha una storia importante di cui conserva notevoli testimonianze non solo sotto l’aspetto economico ma anche culturale e non soltanto in ambito locale (di Elvio Lavagna)

Savona capitale italiana della cultura nel 2027?

 

Savona è città misconosciuta in larga parte d’Italia. Nei testi scolastici successivi all’unità nazionale è descritta come centro portuale e industriale in subordine a Genova, vertice del triangolo industriale italiano. La città ha avuto, a cavallo tra ‘800 e ‘900, una breve stagione turistica, di turismo balneare, ma ben presto ha sacrificato la propria spiaggia migliore allo sviluppo industriale e portuale diventando meta della famosa funivia del carbone, capace di favorire anche lo sviluppo della vicina Val Bormida.

Ben difficilmente un centro industriale  gode di particolare apprezzamento da parte dei turisti. E nelle guide turistiche dell’ultimo secolo la città figura con una stella di attrattività, come Frabosa o Savigliano…

In realtà Savona ha una storia importante di cui conserva notevoli testimonianze non solo sotto l’aspetto economico ma anche culturale e non soltanto in ambito locale, ma nazionale e addirittura mondiale.

Savona entra nella storia nel terzo secolo avanti Cristo quando essa era città alleata dei Cartaginesi, ove Annibale poté sostare dopo il suo attraversamento delle Alpi  (a Savo, oppidum alpinum, dice Tito Livio) mentre Genova era già romanizzata. Savona non ebbe particolare fortuna nel periodo romano, quando le fu preferito (come risulta dalla Tabula Peutingeriana il vicino centro di Vada Sabatia come posto tappa sulla strada delle Gallie).

La città si ripopolò nel periodo delle invasioni barbariche , anche per la più facile difesa sul colle del Priamar e il mantenimento di un rapporto con l’impero bizantino. Con lo sfruttamento dei vicini boschi per le costruzioni navali e l’industria del fuoco (vetro, ferro, ceramica…) vi si sarebbe formata una classe di artigiani e mercanti che avrebbe fatto crescere la città con le sue case-torri e le sue mura ai piedi del castello dei marchesi del Carretto tanto da conquistare l’autonomia comunale già nel corso del XII secolo, come la vicina Genova, con cui avrebbe in seguito collaborato nei traffici in ambito mediterraneo centro-orientale non senza fasi di forte concorrenza e contrasto.

I rapporti commerciali dei savonesi si si erano orientati ovviamente con il retroterra piemontese dove si erano sviluppati altri centri come Asti, Alba, Cuneo, Saluzzo, fino a spingersi poi oltralpe, fino a Lione e ai centri fieristici delle Fiandre o addirittura, per via marittima, anche con l’Inghilterra.

Alla fine del medioevo Savona era così tra le maggiori città del Nord-ovest italiano, certo molto inferiore a Genova o a Milano, ma ancora più popolosa di Torino, ove i Savoia non avevano ancora trasferito la capitale del loro ducato.

Le acque del Lavagnolo (che il Chiabrera in seguito avrebbe chiamato Letimbro - da Laetus imber) affiancate da un beudo che attraversava la città fino al porto, servivano per i mulini, il lavaggio della lana, macerare la canapa per le vele e i cordami; il grande bosco comunale, sottoposto a vigile tutela, forniva il legname per le costruzioni navali e legna da ardere per le ferriere e forni da ceramica, dove ci si poteva avvalere di nuove tecniche apprese nell’oriente mediterraneo e di nuovi coloranti o di allume per la concia delle pelli. Dai fondachi genovesi sul mar Nero affluivano a Savona anche schiavi (soprattutto donne, usate come domestiche nelle famiglie).

Non mancherà l’affluenza di immigrati e mercanti dalle zone interne (come dimostra il gran numero di cognomi Astengo o Astigiano nella popolazione savonese) e di intere famiglie genovesi anche di nobile lignaggio in caso di interni contrasti nella città allora dominante in Liguria. La stessa famiglia Colombo si stabilì di certo a Savona.

Sono gli anni in cui il Mediterraneo orientale passa sotto il dominio ottomano e si incomincia a guardare a ovest per lo sviluppo di nuovi traffici. Genovesi e savonesi incominciano a frequentare assiduamente i porti dell’Aragona e dell’Andalusia (dove nel 1492 si completerà la riconquista cristiana costringendo gli arabi a lasciare Granada) e avventurarsi oltre Gibilterra facendo rotta verso le Fiandre e l’Inghilterra e lungo le coste africane fino al Capo Verde e oltre.

E’ in questo quadro che un genovese (forse nativo di Savona) come Colombo concepisce e attua il progetto di raggiungere l’India navigando verso Occidente. Sulle caravelle della sua spedizione ci sarà anche qualche savonese (certo Michele da Cuneo che  indusse il grande navigatore a chiamare Saona una delle isole scoperte vicino a Cuba). E poco dopo la scoperta colombiana un savonese, Leon Pancaldo, sarà compagno di Magellano nel viaggio di circumnavigazione del globo.

Già intorno alla metà del ‘400 Savona era anche  un importante centro religioso che accoglieva numerosi conventi maschili e femminili: tra i francescani aveva raggiunto grade prestigio per la propria cultura un membro della famiglia Della Rovere, tanto da esser eletto papa dal 1471 col nome di Sisto IV

Sul promontorio del Priamar ove era sorto il nucleo più antico della città era stata edificata una delle più belle cattedrali dell’arco di costa ligure, con l’abside affacciata a picco sul mare.

Sisto IV noto per il suo nepotismo (che certo influì sulle critiche che sfociarono nella riforma protestante) è tra i più grandi mecenati della storia dell’arte, per il suo sostegno di Michelangelo e la realizzazione della Cappella Sistina (e una cappella sistina venne realizzata anche a Savona per accogliere le salme dei genitori del papa, accanto al convento francescano della città).

Eletto papa, Sisto IV operò per arricchire di opere d’arte anche la cattedrale della città e fece collegare nel 1479 con un ardito ponte il convento di San Giacomo posto a oriente del centro cittadino. Il complesso di San Giacomo consta di una chiesa ad unica navata con cappelle laterali impreziosite da opere d’arte di artisti dell’epoca, da Brea a Tuccio d’Andria, a Mazone e Fasolo, opere oggi in Pinacoteca civica o in musei all’estero. Tali cappelle divennero luogo di sepoltura di membri delle più nobili famiglie tra cui quella del poeta Chiabrera. A fianco della chiesa  sono in attesa oggi di ristrutturazione due chiostri con pareti affrescate da Ottavio Semino. Nel complesso conventuale aveva sede una delle più importanti biblioteche del tempo i cui libri preziosi, tra i primi dopo l’avvento della stampa, sono stati solo in parte recuperati. Con la realizzazione del complesso conventuale di San Giacomo Savona entrava nel pieno del rinascimento, almeno per gli aspetti culturali e artistici.

E’ particolarmente significativo osservare che nel mezzo secolo che ha al suo centro il primo viaggio di Colombo verso l’India navigando verso Occidente e che porterà alla scoperta dell’America occuparono il soglio pontificio tre papi liguri (Sisto IV, Giulio II e il genovese della famiglia  Cybo, Innocenzo VIII) e uno spagnolo, Alessandro VI, ben noti come promotori d’arte e cultura: Sisto IV per la Cappella Sistina, Giulio II per gli affreschi di Raffaello, Innocenzo VIII per la creazione dei musei vaticani.

Grandi cambiamenti si profilavano però  per l’Italia e per il mondo.

In Italia le città erano ricche di denaro e di cultura ma divise e per conservare la loro autonomia si dovevano appoggiare ai sovrani europei più forti e con evidenti propensioni imperialistiche. E’ il caso anche di Genova e Savona, insidiate anche dai Turchi: la prima trova appoggio nella Spagna di Carlo V mentre Savona si affida alla Francia di Francesco I.

Ma Genova è ben più forte di Savona e mira ad assoggettare la città rivale che potrebbe essere occupata dal re di Francia e ancor più facilmente dai Savoia che già si sono affacciati sul mare a Nizza e ad Oneglia.

Saranno i genovesi di Andrea Doria alleati della Spagna di Carlo V, dal 1516 anche imperatore del Sacro Romano Impero germanico e quindi sovrano di un impero così esteso che anche quando in Spagna era notte il sole splendeva in altri lontani domini.

La sconfitta per Savona comportò l’interrimento del porto, la demolizione dell’antico quartiere medievale sul Priamar (compresa  l’antica cattedrale) per edificarvi una formidabile fortezza per difendere il golfo ligure dai Turchi (allora alleati di Francesco I) ma anche da altri attacchi, anche in discesa dal colle di Cadibona.

Savona, diventata genovese dal 1524, ebbe una crisi grave in tutte le sue attività ma fu sede, pochi anni dopo la capitolazione, di un evento straordinario. Un contadino della valle del Lavagnolo asserì di aver avuto l’apparizione della madonna che gli avrebbe raccomandato di promuovere tra i concittadini grandi manifestazioni di devozione religiosa e di carità verso tutti gli indigenti, praticando più misericordia che giustizia (che  significava allora pene severe ai malfattori ma anche agli sconfitti).

Nel luogo dell’apparizione, sulle rive di un ruscello affluente del Lavagnolo, c’era ben poco spazio pianeggiante tra erte montagne a più di 6 chilometri dalla città. Subito si creò uno spazio per costruire una prima cappella e una strada di accesso nella stretta valle.

Sono molti i santuari sorti in quell’epoca in seguito a eventi miracolosi ma quello di Savona assurse a particolare notorietà anche per i cospicui contributi alla realizzazione  pressoché immediata di una chiesa forse più grande della cattedrale da demolire sul Priamar, per le opere d’arte che la ornano e per le strutture caritative che la affiancarono.

L’affluenza di pellegrini  indusse presto alla realizzazione di una nuova strada scandita da cappelle votive; confluirono influenti personaggi da mezza Europa tra cui i duchi di Savoia, i sovrani di Spagna e Austria, vari alti prelati e papi. Alcune nobili famiglie savonesi e genovesi non solo contribuirono a finanziare le opere di carità ma fecero costruire proprie dimore presso il Santuario: i Doria con un palazzetto tra la basilica e l’ospizio dei poveri e una masseria con villa di campagna e cappella. Altre ville e masserie vennero acquisite dai Pallavicino e dagli Spinola, una bella statua della marchesa Durazzo e quella di un notabile savonese che aveva fatto fortuna in Spagna affiancano l’ingresso dell’Ospizio, progettato da Orazio Grassi.

Già nel primo decennio dopo l’apparizione fu realizzata una grande locanda tuttora esistente in attesa di idonea ristrutturazione. Il papa Paolo III, colui che pochi anni dopo avrebbe convocato il Concilio di Trento per contrastate la riforma protestante, si occupò della definizione del rapporto tra chiesa e autorità locali savonesi e genovesi per la gestione del Santuario. La devozione per il Santuario della Madonna di Misericordia pertanto concorse in qualche misura all’azione della controriforma.

I secoli XVII e XVIII saranno però di grande decadenza per Savona la cui popolazione giunse a scendere  sotto i 6000 abitanti, in parte notevole religiosi di conventi maschili e femminili.

La città avrebbe riacquisito importanza solo durante l’epopea napoleonica. Quando nel 1796 Napoleone venne scelto come comandante dell’armata d’Italia nella guerra tra la Francia rivoluzionaria e gli stati reazionari (Impero d’Austria, Regno di Sardegna e stato della Chiesa) la repubblica di Genova non fu in grado di impedire un’occupazione francese della Liguria di Ponente e Savona occupata dalle truppe francesi alla base del colle di Cadibona fu il centro da cui mosse l’attacco agli austro-piemontesi che ebbe come primo successo la battaglia di Montenotte (poi celebrata nell’Arco di Trionfo a Parigi) seguita poi dalla capitolazione delle truppe piemontesi e austriache con l’istituzione in quasi tutta l’Italia di repubbliche sotto controllo francese (repubblica ligure,  governo provvisorio francese del Piemonte, Repubblica Cisalpina ecc.).

Dopo la seconda campagna d’Italia e poi con l’istituzione dell’Impero la Liguria, il Piemonte e parte dell’Emilia vennero da esso annessi suddivisi in dipartimenti, uno dei quali particolarmente importante ebbe Savona come capoluogo. Non a caso in tale dipartimento di Montenotte sarebbe presto stato destinato uno dei personaggi più qualificati dell’amministrazione francese, il conte Chabrol de Volvic.

Chabrol vide in Savona il porto migliore per collegare la Francia alla fertile e ricca pianura padana e non solo favorì il potenziamento della viabilità stradale ma fece progettare addirittura un canale navigabile con decine di conche tra Savona e Acqui per superare il colle di Cadibona. Il progetto non potè avere attuazione per la caduta di Napoleone, ma è significativo che il prefetto di Savona (capoluogo del dipartimento di Montenotte) sia stato successivamente chiamato ad amministrare  il dipartimento della Senna (cioè quello di Parigi).

Dopo il Congresso di Vienna  e il passaggio di Savona sotto il governo sabaudo le idee di progresso politico ed economico, perseguito dal governo francese, continuarono a dare qualche frutto: ci fu così una ripresa delle tradizionali industrie (del ferro, del vetro della carta, dei mattoni e della ceramica, dei cantieri navali) e una ripresa dei traffici commerciali.

Dopo i moti rivoluzionari del 1821, Mazzini, imprigionato proprio nella fortezza di Savona, proprio a Savona ideò l’istituzione della Giovine Italia; Garibaldi sui velieri costruiti a Savona o Varazze andava a caricare grano in Russia (oggi Mariupol in Ucraina) in periodi di carestia e guano in Perù per migliorare le rese agricole e poi a difendere i coloni italiani e di altri paesi europei ove si stavano costituendo i nuovi stati indipendenti di Uruguay, Paraguay e Argentina ai confini meridionali dell’Impero del Brasile.

Savona avviò presto  un processo di sviluppo industriale secondo direttive già introdotte nel periodo napoleonico: continuazione dello sfruttamento della miniera di lignite  di Cadibona, per fornire combustibile  ad alcune industrie locali ma anche per l’esportazione. Il ministro Paleocapa, uomo di ampie vedute che si impegnò per la realizzazione del traforo del Frejus e del canale di Suez, seguì con particolare attenzione lo sviluppo della città dal collegamento ferroviario con Torino, superando le non poche difficoltà costruttive all’adeguamento del porto e al piano regolatore comunale.

Una delle vie principali della città di sviluppo tardo ottocentesco tutta porticata secondo il modello torinese prende tuttora il suo nome, l’altra, un corso alberato a lecci, già corso Principe Amedeo, è ora corso Italia. Dal belvedere del Priamar si può osservare quel che resta della città di fondazione medievale e la straordinaria coerenza costruttiva dell’addizione  tardo ottocentesca in contrasto evidente con le aree di sviluppo più recente. Ma dal Priamar si può apprezzare anche la posizione della città nel contesto dell’arco  di costa ligure e dei rilievi alpino-appenninici con le lo pendici boscose, principale risorsa per le costruzioni navali al tempo dei velieri.

E’ dalla seconda metà del secolo XIX che ha avuto inizio quello straordinario sviluppo industriale che ha connotato la città  fino ad oggi coinvolgendo anche aree vicine, come quella di Vado con industrie metallurgiche, meccaniche e chimiche e come la ValBormida con industri prevalentemente chimiche e fotochimiche, come la Ferrania.

A Savona nell’area periportuale ai piedi del Priamar, svetta ancor oggi una delle svariate ciminiere del grande stabilimento dell’Ilva, erede della Tardy e Benech, mentre nell’Oltreletimbro si insediarono stabilimenti vetrari, fonderie, fabbriche di refrattari, distillerie e altre fabbriche alimentari e metalmeccaniche.

Sulla spiaggia a ponente del Priamar si trasferirono i cantieri per la costruzione di velieri (che prima avevano trovato posto a levante della fortezza) e alle loro spalle uno stabilimento meccanico mentre alla foce del Letimbro operava una delle prime grandi centrali termoelettriche italiane.

Un museo della città in corso di realizzazione sul Priamar non potrà ignorare, accanto alle testimonianze delle medievali industrie della ceramica, tessili, concerie, costruzioni navali anche queste industrie moderne che tanto hanno influito sull’economia e sulla cultura della città.

Se nel 2027 la città verrà designata capitale italiana della cultura potrebbe offrire ai turisti che già oggi la frequentano, spesso distrattamente, nelle ore di attesa di un imbarco o dopo uno sbarco dalle navi da crociera o per una sosta di passaggio per raggiungere le località balneari della Riviera di Ponente, preziose testimonianze della storia sopra citata.

Nella breve stagione turistica del primo ‘900 i turisti arrivavano a Savona in treno e si presentava loro la porticata via Paleocapa, esempio di modernità ed eleganza con alcuni  prestigiosi alberghi e la vista, in fondo alla via, della Torretta, una torre dell’antica cinta muraria, all’ingresso della darsena vecchia del porto e diventata il monumento simbolo della città.

Oggi la nuova stazione ferroviaria è lontana dal centro cittadino e i turisti arrivano con pullman o sbarcano dalle navi e il punto di prima accoglienza per i forestieri non potrà che essere  un sito prossimo al suo storico porto e nel cuore del centro medievale.

Ha queste caratteristiche il Palazzo della Rovere fatto costruire dal cardinale Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II dall’architetto Giuliano da Sangallo, attualmente in corso di ristrutturazione.

Qui savonesi e forestieri potrebbero trovare vari servizi di accoglienza e incontro: sale di lettura e per conferenze e mostre, biblioteca, ristoranti per apprezzare  la locale gastronomia eccetera e soprattutto precisi riferimenti a elementi di attrazione storico-artistica che possano indurli ad apprezzarne il valore e  includerli così nel loro giro di scoperta della città: il cuore della Savona medievale con la torre del Brandale, la vicina fortezza del Priamar con la zona archeologica dell’antica cattedrale e il museo archeologico e della città, il museo diocesano (dove potrebbe essere collocata  una straordinaria copia cinquecentesca del cenacolo di Leonardo) e la cappella sistina savonese, la pinacoteca e il museo della ceramica di Palazzo Gavotti, il complesso del monastero di San Giacomo, i palazzi Liberty  della Savona industriale del primo ‘900.

E, a proposito di attrattive per il turista, la città, con la cessazione dell’attività di industrie nella fascia costiera, può disporre di una delle più lunghe e ampie spiagge della Riviera.

Ma Savona ha grandi motivi di interesse anche fuori città: in particolare le boscose montagne del suo prossimo retroterra (ove si svolse la fase decisiva della prima campagna d’Italia napoleonica) e soprattutto la valle del Santuario della Madonna di Misericordia, ricco di opere d’ arte e testimonianza di una fase storica che vide la città al centro della storia europea. 

Elvio Lavagna, Italia Nostra

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