News04 ottobre 2023 12:47

A Varazze ricorre la liberazione dalla peste del 1376

Nei primi giorni di ottobre del 1376 Santa Caterina da Siena, di ritorno da Avignone e diretta a Roma, si ferma a Varazze dove la popolazione è decimata dalla peste (di Massimo Picone)

A Varazze ricorre la liberazione dalla peste del 1376

Gli abitanti, stremati dall’epidemia che ha già fatto centinaia di vittime, invocano la religiosa affinché interceda per liberare il borgo marinaro dalla calamità. Sul paese, rinserrato fra l’alta cinta delle mura medioevali, aleggia un silenzio di morte. Dopo le lunghe preghiere di Caterina, avviene così il miracolo. Il flagello sparisce in breve tempo.

La sosta a Varazze, una fra le numerose tappe del lungo viaggio di ritorno dalla Francia, segna un avvenimento storicamente importante e memorando, nella vita del paese. Questa permanenza, limitata secondo alcuni biografi ad un solo giorno (con arrivo nel paese presumibilmente il 3 ottobre) e a tre giorni, secondo altri, è documentato da due compagni di viaggio della Santa, Fra Bartolomeo Dominici ed il Beato Stefano Maconi, domenicani.

Secondo le testimonianze dei due sacerdoti, in cui si fa riferimento a due visioni avute dalla Santa nella chiesa di Sant’Ambrogio, concordano sostanzialmente con il racconto steso da certo Simone Maffeo, nel 1381, il cui originale, al pari di tante altre antiche carte, andò perduto. Di questa relazione esiste oggi un transunto nella biblioteca comunale di Siena, scritto su carta filigrana.

Ecco la sintesi del documento: «Riferisce Simone Maffeo di Varagine ... che, nell'anno 1376, ritornando detta Santa Caterina d'Avignone da contrattare negozi importanti per la Santa Chiesa con la Santità di Papa Gregorio XI, passò in Varazze, per vedere la patria del Beato Giacomo Arcivescovo di Genova, col Beato Raimondo da Capua, suo confessore, et ambedue dell'Ordine dei Predicatori trovò il luogo per la strage che dei suoi habitatori fece la peste, talmente che non vi essendo rimasti che ben pochi, onde men però che tutte le case erano dishabitate e l'herba cresciuta in su le porte, stentò a ritrovare chi l'albergasse et alla fine, passando per una strada, dove si ritrova l’ospitale, s'incontrò con una donna chiamata Orietta Costa, quale l'albergò in sua casa e gli ragguagliò la causa della distruzione del luogo, onde sì per tal racconto inhorridita, che per quello havea veduto nelle contrade, si mosse a pietà e fè orazione particolare per il popolo rimasto e per tutti gli habitatori del luogo, raccomandandolo alla Santissima Trinità et alla Santissima Vergine Maria».

La peste aveva paurosamente decimato la popolazione ed i pochi abitanti superstiti, che si aggiravano per le vie solitarie, recavano sui volti emaciati e nello sguardo spento, i segni della sofferenza e della fame. Il morbo, esploso violento, era divenuto più micidiale, anche per la mancanza, a quei tempi, di misure profilattiche che avrebbero potuto circoscrivere il contagio. Ma Santa Caterina riuscì nel miracolo, allontanando lo spettro dell’epidemia.

Massimo Picone