"Non è bello gioire per degli arresti e noi di “Fermiamo il mostro” non lo faremo" dichiarano gli amministratori della pagina contro il rigassificatore.
"E’ vero che ci opponiamo al trasferimento del rigassificatore Golar Tundra a Savona-Vado e che Giovanni Toti - ora ai domiciliari - è il principale artefice di questa operazione che sarebbe uno scempio per il nostro mare. Ora speriamo che l’inchiesta giudiziaria sia una zeppa nel perverso ingranaggio costruito da Toti, che - ricordiamo - è commissario al rigassificatore nominato dal governo".
"Sul merito dell’inchiesta della Direzione antimafia e della Procura di Genova sarebbe azzardato esprimersi, prima di conoscere il dettaglio delle accuse e le tesi difensive. Un paio di cose però le vogliamo dire:
La magistratura conferma la sensibilità (eufemismo) di Toti nei confronti dei poteri economici. Il presidente della Regione ha sempre privilegiato i rapporti con questi poteri rispetto alle esigenze della popolazione, a cominciare dalla sanità pubblica. Proprio pochi giorni fa, quando nulla potevamo prevedere su quanto sarebbe accaduto, abbiamo scritto le parole che seguono per spiegare la nostra adesione alla manifestazione dei comitati, in programma l’11 maggio a Genova: “Il presidente della Regione Giovanni Toti ci ha svenduto per cercare di prolungare la propria carriera politica, compiacendo alcuni tra i più influenti gruppi economici del nostro Paese”.
L’altra cosa che vogliamo dire riguarda la comunicazione. Anche qui ci autocitiamo, ricordando che cosa avevamo scritto nel comunicato stampa che accompagnava la notizia della presentazione del nostro esposto alla magistratura contro il progetto della Snam: “Un secondo appello lo vogliamo fare ai giornalisti, affinché riservino anche a chi è contrario all’arrivo del rigassificatore a Savona-Vado (migliaia di cittadini, migliaia di lettori) lo stesso trattamento mediatico offerto al presidente della Regione e ad altri potentati politici ed economici che lavorano per portare qui la Golar Tundra”.
Sappiamo benissimo che Toti e il suo capo di Gabinetto, Matteo Cozzani, ora arrestato, hanno sempre avuto il diritto all’ultima parola su alcuni siti e quotidiani liguri. Una parola espressa con arroganza e in spregio ai cittadini che esprimevano dissenso. Ora ci auguriamo che la loro arroganza si possa attenuare e che certi giornalisti siano un po’ meno ossequiosi rispetto a chi - come l’inchiesta giudiziaria sembra confermare - finanzia le loro testate".