Nella giornata immediatamente successiva alla caduta del fascismo, anche a Savona si svolse, con uno sciopero generale, una grande manifestazione popolare a favore della pace: nel quartiere Fornaci, davanti alla caserma della Milizia Portuale (proprio l’attuale scuola dell’infanzia “Giribone”), una affollata dimostrazione chiese il disarmo dei militi e la cancellazione degli emblemi fascisti. L’ufficiale comandante della Milizia fece aprire il fuoco dalle finestre sulla folla, provocando una trentina di feriti e la morte di Lina Castelli e di Maria Pescio, di 29 che domani saranno ricordate come ogni anno.
L'occasione è importante per ribadire l'anima profonda della Savona antifascista.
Savona è stata una Città operaia,la cui economia è stata per decenni sorretta dalla presenza delle grandi fabbriche nelle quali l’antifascismo fu presente per tutto il lungo ventennio: non sviluppo qui l’elenco degli operai perseguitati, incarcerati, confinati.
Dal 25 luglio in avanti fino all'alba radiosa della Liberazione avvenuta il 25 aprile 1945 Savona è stata al centro di una fortissima attività resistenziale, ben documentata dalla motivazione riguardante la medaglia d’oro al Valor Militare assegnata alla Città, donando alla causa della Libertà donne e uomini martiri, torturati, deportati.
Non si citano qui specifici episodi salvo quello dello sciopero operaio del 1° marzo 1944 (al termine del quale i tedeschi rastrellarono decine di operai consegnandoli ai campi di sterminio) perché quel momento rappresentò il momento più significativo del raccordo decisivo tra la lotta nelle fabbriche e la lotta partigiana.
Ma la Resistenza non è stata soltanto lotta armata.
La Resistenza è stata prima di tutto coesione di popolo: se non avesse rappresentato questo decisivo fattore non sarebbe certo riuscita vittoriosa.
La Resistenza è stata salvezza.
Non possiamo dimenticare che gli stessi operai delle fabbriche, difendendo, negli ultimi giorni di guerra, i macchinari che i tedeschi intendevano portare via. La difesa di quei macchinari in tante fabbriche a Genova, a Milano, a Torino ed anche a Savona (un episodio molto importante sotto quest’aspetto accadde alla Scarpa e Magnano) consentì di riprendere subito la produzione, di riavviare il riscatto, anche economico, della nuova Italia.
Nell'immediato dopoguerra la ricostruzione della nostra Città avvenne, tra grandissime difficoltà, proprio per opera di quegli operai che avevano condotto la lotta di Resistenza.
Nel momento più difficile della ricostruzione, subendo anche il più duro attacco all’economia cittadina attraverso la fase di riconversione dell’industria bellica, Savona fu amministrata dai grandi partiti di massa della sinistra esprimendo come Sindaci e Assessori operai delle sue grandi fabbriche.
La Resistenza è stata salvezza.
Questo non può essere dimenticato.
Occorre mantenere un forte afflato esaltando per intero la memoria di Savona,città antifascista, città liberata dai partigiani ma soprattutto città di una grande incancellabile cultura operaia dalla quale scaturì un forte e fiero antifascismo.
Antifascismo che deve ancora rappresentare adesso il tratto più distintivo dell’identità savonese.