Quando si inaugura una rubrica o rubrichetta che sia, bisogna presentarsi se non si è famosi. E io non lo sono. E bisogna decidere come presentarsi, il come (spesso) è più importante del cosa... Che tono uso? Accattivante o accademico? Nessuno dei due. Non sono accattivante e non sono accademica. Domanda fondamentale: che cosa sono? Risposta: non lo so. O meglio, sì che lo so (forse), ma è più facile dire ciò che non sono.
Non sono una giornalista, malgrado collabori da vent’anni con diverse testate. Non sono un’insegnante, ma ho insegnato in università e nei licei privati, l’ultimo parificato. Filosofia. Ecco! Sono filosofa, perché mi sono laureata in filosofia, Estetica, con una tesi su Gustave Flaubert. Flaubert! Sono una specialist… No. Sono una persona che da quando ha sedici anni studia, legge e ama (anche e soprattutto) Flaubert. Questo fa di me una specialista? Chissà. Sicuramente un’appassionata, fedelissima, sì. Una specie di fan insomma, delle più accanite. La fan di Flaubert! Ci sta. Poi? Già finito? Sono… una mamma. La mamma di un ragazzino di quindici anni in seconda liceo, che avrebbe dovuto chiamarsi Gustavo. Invece, per sua fortuna, si chiama Michele. Ricapitolando: la fan di Flaubert, la mamma di Michele. Un po’ poco per tenere una rubrica, però… Ok, sogno. Sono una che sogna. Sognatrice. A occhi aperti e a occhi chiusi. Sogni e incubi, ovviamente. Infatti (questo posso dirlo) sono il/la presidente, senza maiuscola, di un’associazione culturale che si chiama “Le Rêve et la vie”. Il logo è “l’occhio-mongolfiera” di Odilon Redon. Non posso spiegare titolo e logo, qui, chi desidera saperne di più può dare un occhio, appunto, al sito (non è aggiornato, lo so…): www.lereveetlavie.it.
Associazione… ho dei soci, è vero! E anche tanti. Persone che stimo e che mi vogliono bene. Questo fa di me una persona social-e? No! Sono sempre chiusa in casa. Quasi sempre (da) sola. Quindi?! Ok, così funziona: eremita sociale.
Lo spazio sta finendo, la pazienza dei lettori anche. Un’ultima cosa… anzi due. Che poi sono la stessa. Sono una persona che parla sempre, da sempre. Troppo. E che da quando ha iniziato a scrivere, scrive (troppo). Conferenziera? No. Anche se ho partecipato a tanti convegni. Scrittrice, drammaturga? Non so. Ho scritto per il teatro, ho scritto dei saggi, tanti articoli… Inquadrare! Vada per chiacchierona e grafomane. A pennello.
Un’amica mi chiama “femme-plume”. Ma mi vuole bene. Altri logorroica. E (spero) mi vogliono bene anche loro.
C’è ancora un punto da chiarire, se ci si deve presentare. Cosa voglio dire-scrivere una volta alla settimana nella rubrica? Non lo so… Lo so, non è una risposta. D’accordo, confesso: tutto. Attenzione, il tutto è (vuol dire) niente. Farò il possibile affinché non accada. Parlerò-scriverò dei (miei) sogni. Dei (miei) grandi del passato, del presente e del futuro. Delle (mie) cose banali e importanti, belle e brutte. Dei (miei) luoghi del cuore, fisici e metaforici. Dell’attualità e dell’antichità. Di realtà e finzione. Mi piacerebbe farlo (anche) con l’aiuto dei lettori che, chissà, avranno piacere di suggerire e proporre: lanuovasavona@gmail.com
Credo di aver finito la mia “presentazione” (ovviamente andrei avanti ore!).
Riassumendo (la sintesi! Le prossime volte devo essere più stringata)…
La fan di Flaubert, filosofa, mamma, chiacchierona, grafomane, eremita sociale, sognatrice… Oggi inaugura una rubrichetta senza nome!
Qualcuno leggerà mai un delirio simile?
Boh.
E soprattutto: è vera, la storia di questa rubrica, o sto sognando?
Se la trovo su La Nuova Savona on line: è vera.
BoM.
Chiara
Un libro [una rubrichetta?] crea una grande [piccola?] famiglia nell’umanità. Gustave Flaubert