Cultura25 aprile 2020 11:34

Non so - punto

Prima dell’inaugurazione della mia rubrica, la settimana scorsa, non avevo realizzato una cosa importante… Uscendo, si fa per dire, una volta alla settimana, di sabato, oggi mi sarebbe toccato… il 25 aprile! E va bene, via il condizionale, oggi “mi tocca” il 25 aprile. Giro la frase: il 25 aprile mi tocca (di Chiara Pasetti)

Salita San Pietro, la strada che porta a San Giovanni, fotografia Angelo Giacobbe

Salita San Pietro, la strada che porta a San Giovanni, fotografia Angelo Giacobbe

Non solo oggi. Mi smuove, mi commuove. Oggi, giustamente, si scriverà e si dirà di tutto, bello e brutto, su questa giornata: la Festa nazionale della Liberazione. Quest’anno il 25 aprile vanta un anniversario che i giornalisti chiamano “tondo”: 75 anni. 1945-2020. 75 anni dal giorno in cui l’Italia venne liberata dall’occupazione nazista e dal regime fascista; fine di cinque anni di guerra e di vent’anni di dittatura. Che responsabilità, scrivere in/di un giorno che ha segnato la Storia, e la Storia della Repubblica Italiana in particolare. Troppe cose da dire, non riuscirò mai, come dovrebbe essere, a scrivere qualcosa che abbia “un capo e una coda”. Devo provarci però… Iniziamo dalla coda (o dal capo, ad libitum). Il 25 aprile segna il momento culmine della Resistenza. Dal dizionario Treccani, voce “Resistenza”: l’azione e il fatto di resistere. Un’azione, per essere tale, ha dei soggetti che agiscono. In questo caso, i resistenti. I partigiani. Quindi, dovrei elencare i nomi e i cognomi di chi ha fatto la Resistenza? È impossibile, sono tantissimi! C’è internet anche per questo (e soprattutto i libri). Ma… possiamo trovare il nome e il cognome di tutti i resistenti? Certo che no. Tantissimi di loro sono morti prima della Liberazione. Fra i sopravvissuti molti sono ormai scomparsi. Chi è vivo magari non è riuscito, per tanti motivi, a rendere una propria testimonianza. Il numero esatto non lo sapremo mai. Wikipedia, sulla base degli storici della Resistenza, prova a fornire qualche dato, sottolineandone l’approssimazione. Uomini: 223.639 i combattenti, 122.518  i patrioti che hanno collaborato alla lotta partigiana. Di questi, oltre 50.000 sono morti in combattimento o in seguito alla cattura. Il testo appena uscito Noi partigiani ha l’obiettivo di raccontare le storie di alcuni protagonisti della Resistenza, uomini e donne, che sono «ancora presenti fra noi». Tra i tantissimi, nel libro anche il novarese Argante Bocchio, nome di battaglia Comandante Massimo, partigiano del distaccamento Pisacane, vice comandante della XII divisione Garibaldi “Piero Pajetta Nedo”, 96 anni tra qualche mese. Imperdonabile non leggere, naturalmente, i partigiani che hanno raccontato ciò che hanno vissuto: Italo Calvino (non solo Il sentiero dei nidi di ragno ma anche La strada di San Giovanni), Carlo Cassola, Beppe Fenoglio.

Donne: 70.000 le donne organizzate nei movimenti di difesa, tra combattenti e patriote. 683 fucilate o cadute in battaglia, 4633 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti, quasi 2000 deportate in Germania. Come giustamente scrive Stefania Maffeo, per le donne fu «una resistenza taciuta». Per ricordare l’impegno, il sacrificio, la vita e la morte delle donne non si spreca troppo inchiostro. Per fortuna c’è chi si concentra proprio sulle donne; tra le tante, Barbara Berruti, dell’Istituto piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea “Giorgio Agosti”, fa emergere dall’ombra storie di partigiane meno note. Accanto ad Ada Gobetti e Renata Viganò (Agnese va a morire), anche Maria Cristina De Giovanni, scomparsa nel 2019 a 90 anni, Maria Reggio, e la centenaria Maria Giulia Cardini di Orta, partigiana combattente liberata dalle Nuove. Al pari degli uomini, anche per le donne non è certo possibile ricordare qui tutte le resistenti. Mi rivolgo, come già in altri articoli, a Germaine Tillion, scomparsa nel 2008 a 101 anni di vita. Tra i tanti motivi per cui la ammiro profondamente, e la sento vicina, c’è anche il fatto che è stata una grande lettrice. Durante l’atroce periodo dell’internamento a Ravensbrück ha fatto tesoro della lezione dell’amato Montaigne, che le ha insegnato a «prepararsi a morire» per potersi «affrancare da ogni soggezione e costrizione». Sicuramente, dopo essere sopravvissuta passando attraverso tutte le forme più atroci di «banalità del male», Germaine si è avvicinata anche a Spinoza... «non ridere, non lugere, neque detestari sed intelligere». E quindi, forse, ora comprendo qual è l’unico intento di questo mio articolo. Non credo si debba commemorare il 25 aprile ma rammemorare. Di ciò che è accaduto, di ciò che i resistenti e i partigiani (non solo italiani), hanno fatto e vissuto, bisogna continuare a parlare, ancora e ancora (se possibile non solo oggi). Senza ridere (mi pare scontato), senza piangere (questo è già molto più difficile), senza detestare (difficilissimo nei confronti dei carnefici), ma per comprendere: loro, le loro storie, e dunque noi, e le nostre. Ricordandoci che questi uomini e queste donne sono stati, tutti, mossi dalla fede, dall’amore, per la libertà. Hanno compiuti “libere azioni”, di cui tutti hanno pagato un prezzo altissimo, solo in nome di questi valori. Eterni.

Quanto ho scritto ha un capo e una coda?

Non so (boh?).

So che ho scritto con amore.

Punto (bom).

Buona Festa della Liberazione

 

Noi valiamo qualcosa solo perché Dio soffia in noi.  Ecco ciò che rende forte anche un mediocre, i popoli così belli nei giorni di febbre, e che purifica gli infami: la Fede, l’Amore. «Se avrete fede, smuoverete le montagne». Colui che l’ha detto ha cambiato il mondo, perché non ha dubitato. Gustave Flaubert

N.d.r. Si ringraziano sentitamente per documenti e informazioni Piero Bini, Medico Pediatra (Torino), Franca Sola Titetto, Insegnante di Storia e Filosofia (Novara), Michela Cella, Insegnante di Italiano e Storia, Presidente ANPI Novara, Philip Cooke, Professore di Storia e Cultura italiana presso “School of Humanities”-Università di Strathclyde (Glasgow, Scozia), Angelo Giacobbe, Produzioni Nidodiragno.

 

 

Per approfondire:

Noi Partigiani. Memoriale della Resistenza Italiana, a cura di Gad Lerner e Laura Gnocchi, prefazione di Carla Nespolo, Feltrinelli 2020.

Da lunedì 27 aprile 2020 su Rai Tre, ore 20.20 : “La Scelta”, a cura di Gad Lerner 

Ada Gobetti, a cura di Philip Cooke:

https://iicedimburgo.esteri.it/iic_edimburgo/it/gli_eventi/calendario/staytunedonit-7.html

Storia della Resistenza, a cura di Marcello Flores e Mimmo Franzinelli, Laterza 2019.

La Resistenza taciuta. Dodici vite di Partigiane Piemontesi, a cura di Anna Maria Bruzzone e Rachele Farina, Hoepli 2016

 

Stefania Maffeo, Storia delle donne  partigiane.  Una Resistenza taciuta: http://win.storiain.net/arret/num89/artic3.asp

 

Cvetan Todorov, Resistenti. Storie di uomini e donne che hanno lottato per la giustizia, Garzanti 2015.

Sarah Helm, If This Is a Woman. Inside Ravensbrück: Hitler’s Concentration Camp for Woman, Little Brown, London 2015

Chiara Pasetti

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