"Coronavirus, segnalatore d'incendio": questo il primo editoriale dell'"anno zero" 2020.
"Questo primo numero di Su la testa - scrive Ferrero - nasce nel contesto della pandemia del Coronavirus, e a partire da questa abbiamo deciso di aprire la nostra riflessione. Riteniamo infatti che questa epidemia abbia un carattere periodizzante: che vi sia un prima e un dopo. Proponiamo quindi di assumere il 2020 come l’anno zero, un anno che segna uno spartiacque tra due epoche.
Ovviamente ogni periodizzazione è sempre discutibile, e gli elementi di continuità si accavallano a quelli di rottura. L’utilizzo della pandemia come spartiacque nella storia della modernità è quindi una scelta politica. Una scelta che facciamo e che vi proponiamo di fare deliberatamente, lucidamente.
Avanziamo questa proposta perché il Coronavirus non è solo un disastro in sé ma, per dirla con Walter Benjamin, un “segnalatore d’incendio”.
E ancora:
"Si dirà che a fronte della scarsità di mezzi non si poteva fare altrimenti.
Solo che la scarsità di mezzi è stata una scelta voluta e realizzata nel corso di decenni di sistematica distruzione della sanità pubblica.
Nella retorica ufficiale, l’unico limite alla lotta per la vita è dato dallo sviluppo delle conoscenze scientifiche e dalle tecnologie. Qui, al contrario, tocchiamo con mano come le politiche concrete abbiano deciso di aumentare i rischi di morte in cambio della creazione di profitti privati.
Torna alla mente la categoria di “banalità del male” proposta da Hannah Harendt. Il neo umanesimo emerso dalle macerie della seconda guerra mondiale e suggellato dalla reazione alla barbarie dell’Olocausto, progressivamente sfigurato nel corso del dopoguerra, si mostra oggi come un sepolcro imbiancato che non corrisponde a nulla se non alla retorica dei discorsi ufficiali.
Si badi che non è solo il liberismo a risultare falsificato dalla vicenda del Coronavirus: è la grande narrazione dell’occidente capitalista a risultare incapace di dare una risposta all’avvenire dell’umanità.
La crisi del coronavirus ha reso evidente, sul piano mondiale, che il disastro è insito nei rapporti sociali capitalistici e nel rapporto che questi hanno determinato tra l’umanità e la natura. Quella che è emersa nella prima metà di questo 2020 è la falsificazione palese di tutte le grandi narrazioni che hanno caratterizzato il secondo dopoguerra."
La rivista è scaricabile integralmente QUI.