News18 luglio 2020 14:15

Ferruccio Sansa: un'intervista inclusiva

Una Liguria inedita eppure possibile, dove il lavoro non dovrà fare a pugni con la salute e il cemento non deturperà ulteriormente il paesaggio

foto: Giovanna Profumo - Olinews.info

foto: Giovanna Profumo - Olinews.info

Una parte del mondo produttivo e imprenditoriale ligure è spaventata dalla possibilità di veder a capo della Regione un altro giornalista dopo Toti. Usciamo da un quinquennio di molti proclami e pochi fatti. Cosa la differenzia da questa gestione? Come convincere questa platea a votare per lei? Il turismo sta vivendo una stagione difficilissima, sulla quale forse incidono anche scelte molto antiche come la cementificazione e la scarsa attenzione al paesaggio. Qual è la sua ricetta per rinnovare l’offerta turistica in Liguria?

Toti non ha indicato nessuna vocazione per l’economia ligure.

Ha ascoltato una stretta cerchia di imprenditori suoi amici che hanno coltivato rendite di posizione. Gli stessi che erano sulla scena già prima. 

Questo non è aiutare il mondo delle imprese, ma conservare il potere. 

Tra i finanziatori di Toti ci sono imprenditori autostradali come i Gavio e imprenditori del mondo portuale che hanno ottenuto concessioni importanti ma anche soci di Carige di cui conosciamo il tragico destino, come Spinelli.

Che questo centrodestra non abbia aiutato le imprese ma solo pochi imprenditori amici è scritto nei fatti: la disoccupazione in Liguria è la più alta del nord Italia.

Abbiamo perso 800 imprese iscritte a Unioncamere in 5 anni e abbiamo un bassissimo numero di startup rispetto alle altre regioni. 

Quello che diciamo noi è che non si salvano i lavoratori senza condizioni favorevoli per imprese e imprenditori. Serve un patto nuovo, ci si salva solo tutti insieme. Noi candidandoci ci siamo messi in discussione: dovranno farlo anche gli imprenditori, ma noi gli forniremo le condizioni e il sostegno per farlo e soprattutto l’ascolto delle loro proposte.

Concretamente  è necessario indicare con chiarezza la vocazione dell’economia ligure che dovrà essere per forza un’economia verde, perché questo è il futuro dell’economia e dell’impresa e questo porterà miliardi di finanziamenti dall’Europa. 

È un settore in cui non esiste ancora nessuna regione in Italia ad avere la leadership: la dovrà conquistare la Liguria. 

Facciamo esempi concreti: le aree dismesse potrebbero essere affidate preferenzialmente alle imprese green, ma soprattutto il progetto più ambizioso, l’anima del nostro programma riguarda il turismo e l’edilizia. Ho in mente il modello tentato da Renato Soru in Sardegna, che voleva investire 250 milioni nel recupero e in alcuni casi nella ricostruzione e risanamento delle periferie e nella conservazione dei borghi storici - che in Liguria sono sulla costa ma anche nel nostro entroterra dimenticato. 

Penso alla valle Argentina, allo stupendo entroterra di Albenga, alle valli del Savonese. 

Ho parlato con molti imprenditori edili e sono entusiasti. Nessuno più crede nel consumo del territorio.

Zero consumo del territorio può significare invece molto lavoro per le imprese del settore edile che maturerebbero conoscenze esportabili anche in altre regioni e all’estero; salvando l’ambiente si potrebbe dare un impulso enorme al turismo che in Liguria significa dal 10 al 15% del PIL.

La Liguria non deve competere con la riviera romagnola o con la Versilia, ma con certe zone della Costa Azzurra. 

Per la prima volta abbiamo un’occasione storica: ambiente, finanziamenti, posti di lavoro e impresa vanno insieme.

Pochi sanno - perché Toti ha messo la cipria sulle sue rughe - che la Liguria è una delle regioni che ha avuto il minor incremento di turismo negli ultimi dieci anni. Ombrellini e tappeti rossi non hanno portato un turista, ma soprattutto danno un’immagine che è lontanissima dall’anima dei liguri e della nostra terra.

Costruire e cementificare nuoce al turismo ma soprattutto impoverisce i liguri che hanno investito i risparmi di una vita per comprare una casa: il cemento selvaggio ha fatto perdere quasi metà del valore alle nostre case. 

 

In Paesi più evoluti del nostro ambiente e lavoro spesso si sposano. Lei ha combattuto molto in favore dell’ambiente. Quali sono le sue idee in proposito? Pensa per esempio a vaste azioni di ambientalizzazione dei porti?  

L’ambiente ma anche la salute, la durata della vita e la sua qualità sono problemi che a Savona sono stati ignorati come nel resto della Liguria. 

Bisogna affrontare immediatamente la questione dell’elettrificazione delle banchine del porto perché il carburante delle navi ormeggiate in mezzo alle case è una fonte di inquinamento ben maggiore di quella del traffico. 

Salvare il turismo e l’aria che entra nei nostri polmoni si può ed è compito della politica trovare soluzioni anche ambiziose. 

La politica di basso livello è quella che finisce per sacrificare il lavoro oppure la salute. 

La vera politica li sa mettere insieme.

 

Dicono che siete per il no alle grandi opere…

Non è assolutamente vero che il nostro programma sia contrario alle opere. Siamo contrari alle opere inutili e a sperperare denaro. 

Facciamo esempi concreti: siamo favorevoli a partire immediatamente con il primo tratto della Gronda, quello che serve il porto di Genova ed è essenziale. 

Ma ci sono altre opere ancora più utili che la politica desiderosa solo di polemiche e chiacchiere ha dimenticato: il nodo ferroviario di Genova doveva essere pronto nel 2018, sarà forse pronto nel 2023 e pare si siano dimenticati persino di comprare i treni.

C’è poi la questione fondamentale delle linee ferroviarie tra Genova e la Pianura padana e c’è il nodo vitale del trasporto ferroviario nel Ponente ligure e tra il Ponente ligure e il Piemonte. Sarà nostra assoluta priorità.

Toti ci accusa di non volere le opere, ma cos’ha fatto lui in 5 anni? 

La Gronda non c’è, il nodo ferroviario di Genova e le linee del ponente nemmeno. 

Siamo fermi al palo e isolati.

 

In questi giorni la Liguria è agli onori delle cronache nazionali per il caos autostrade.

Mi viene da ridere quando vedo Toti che fa il paladino dei liguri contro le autostrade. Ricordo sue fotografie pochi giorni dopo il crollo del Morandi mentre sorrideva accanto all’amministratore delegato di Autostrade Castellucci. 

Toti che ha preso finanziamenti, leciti, da imprenditori autostradali come i Gavio ma soprattutto Toti e la sua regione che secondo la legge e la Costituzione hanno competenze in materia di infrastrutture anche autostradali. 

Perché in 5 anni Toti non si è accorto che i viadotti rischiavano di crollare e i tunnel perdevano i pezzi? 

Noi liguri ce ne siamo accorti, lui no. Forse perché era a Roma troppo spesso.

 

Lei ha detto in un’intervista su La 7 che ci sono parole di cui la destra si è appropriata, parole che invece devono essere voltate in positivo per diventare patrimonio della sinistra: sicurezza, identità, impresa. Cosa intende lei per sicurezza, identità, impresa?

La sicurezza è una parola nostra. Sicurezza vuol dire anche certezza di avere cure sanitarie adeguate per tutti e di non finire in un ospizio se sei anziano e nessuno ti assiste. 

Sicurezza è quella del lavoratore che deve poter essere tutelato nei momenti di crisi. Sicurezza è lotta all’emarginazione nelle periferie e diritto allo studio per tutti i ragazzi, soprattutto quelli disagiati. Così - e non sparando sugli immigrati - si costruisce la sicurezza anche nelle strade. 

Lo sanno i liguri che tre delle province della nostra regione sono nei primi undici posti per reati denunciati nel 2019? 

Anche identità è una parola nostra. L’identità dei liguri non ama gli sbulacchi, i tagli di nastri e i tappeti rossi. 

L’identità dei liguri è solidarietà, riservatezza, concretezza e intraprendenza che sono anche nostri valori. 

Ma anche economia e attenzione per le imprese sono nel nostro patrimonio. 

 

Secondo Toti le imprese si possono aiutare eliminando i controlli antimafia, il codice degli appalti e la tutela paesaggistica. Lei come la pensa?

Serve una semplificazione, servono incentivi ma non certo quelli proposti da Toti. 

Eliminare i controlli antimafia e le tutele per l’ambiente potrebbe favorire le imprese a rischio infiltrazione e uccide invece la concorrenza degli imprenditori onesti.

I primi a doversi ribellare contro gli slogan di Toti sono proprio gli imprenditori onesti. 

Non ho sentito una parola nei comizi del centrodestra sulla piaga delle infiltrazioni mafiose. Addirittura nell’estremo ponente per sostenere candidati del centrodestra sono arrivate dalla Calabria persone che sono state poi indagate.

Questa negazione del problema mafia nuoce al tessuto civile, alle imprese e anche ai tantissimi immigrati del sud che sono venuti nella nostra regione per vivere e lavorare onestamente.

 

La sua designazione non è stata semplice, ma le lame affilate della politica non sembrano essere riuscite a scalfire la sua calma. Pensa che sarà difficile tenere insieme una coalizione composta da tante sigle diverse? Quali sono le mediazioni più impegnative che pensa di dover affrontare?

La nostra sfida più grossa è mantenere fermi gli ideali e trasformarli in obiettivi concretissimi. Non possiamo e non vogliamo essere liquidati come sognatori. 

Dobbiamo convincere i partiti, ma soprattutto i cittadini. Sarà una battaglia elettorale molto dura ma si può vincere se i liguri crederanno nel nostro progetto: in concreto, se sapremo convincerli per esempio che il cemento ha distrutto la nostra regione ha fatto perdere turismo, ha ridotto il valore delle nostre case e soprattutto ha fatto perdere centinaia di posti di lavoro. 

Il tema del lavoro deve essere la nostra prima preoccupazione, ed è quella che unisce tutte le anime della coalizione. 

Il primo tema su cui intendiamo impegnarci.

 

Il comparto maggiormente sotto pressione in questo 2020 è stato quello sanitario. Come tornare indietro dalle cessioni degli ospedali liguri a grandi gruppi privati? Come fare per rilanciare e sostenere la sanità pubblica? Alisa, la superASL voluta da Toti e Viale, serve davvero? 

La sanità è l’80% del bilancio regionale. 

Chi fa male nella sanità vuol dire che ha governato male. 

La prova che Toti ha governato male è il disastro del covid. A maggio la Liguria era al primo posto in Italia per mortalità per numero di abitanti. 

Questo ha cause precise: la privatizzazione selvaggia, il taglio di oltre mille posti di lavoro, la disorganizzazione e l’abbandono della medicina di base sul territorio. 

Dobbiamo ridare dignità ai medici di base che non possono essere solo dei passacarte. Dobbiamo investire molto di più in prevenzione, perché la prevenzione significa individuare precocemente malattie pericolose e in ultima analisi anche risparmiare risorse. 

La creazione di Alisa - che si sovrappone alle ASL senza sostituirle - è un esempio ulteriore di un esperimento poco efficace e dispendioso.

La Nuova Savona

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