Il copione savonese sembra insomma volersi ripetere all’infinito: le aree si lasciano nel degrado fino a quando per qualche privato non risulta conveniente investirvi due spiccioli, ché a metterci il grosso ci pensiamo noi con le nostre tasse, per due soldi di oneri di urbanizzazione.
Dopodiché ai luoghi rinnovati vien messo un bel lucchetto e ci va chi può permetterselo, e pazienza se si tratta di un esempio di Liberty che campeggia nei libri di storia dell’arte.
Lo ha dimostrato bene il cambio di destinazione d’uso del famigerato Crescent 2: non si pensa di render Savona una città adatta per esempio ai congressi (che in riva al mare piacciono a tutti) utilizzando magari il teatro Chiabrera.
No.
Il Chiabrera lo si dà in mano a qualcuno che faccia tornare i conti, con buona pace della cultura, e l’albergo previsto diventerà un ennesimo inutile residenziale di lusso.
Per fortuna ad accorgersi di questo non siamo solo noi anziani carichi di livore, ma anche qualche giovane animato ancora da qualche idea.
Zoe Noceto ci spiega in poche parole perché sostiene Ferruccio Sansa e la sua idea di Liguria alternativa al cemento e alle nostre residue bellezze infiocchettate in pacchi dono per privati facoltosi.