News01 agosto 2020 08:30

Hotel de Charme (a spese pubbliche)

La riscoperta dell’"Hotel de Charme" a Villa Zanelli, e "il regalo alla Città" che la signora sindaco avrebbe intenzione di porgere recuperando il Casino di Lettura all’interno del Teatro Chiabrera rappresentano non soltanto la superficialità di approccio alla campagna elettorale da parte di Toti, intenzionato a coprire il vuoto con gli spot, nella migliore tradizione del Berlusconi d’antan (di Franco Astengo)

il rendering inviato da Regione Liguria

il rendering inviato da Regione Liguria

Per Savona tutto questo significa anche il voler proseguire sulla strada di un modello profondamente sbagliato, quello per il quale si richiede la rottura di un quadro quello del “cemento”e l’apertura di un nuovo ciclo.

Il “ciclo del cemento” si era aperto, a Savona, nella prima metà degli anni’90 con la dismissione definitiva del PRIS (giudicato strumento “troppo rigido”) e il mutamento di destinazione d’uso delle aree ILVA (la cui vocazione industriale fu difesa ancora con le amministrazioni Marengo, Magliotto e Tortarolo) e poi bandiera ammainata al tempo della privatizzazione dell’OMSAV .

Un ciclo quello del cemento durato circa vent’anni, escludendo dal computo l’attuale amministrazione.

Un’amministrazione quella attuale che non ha dimostrato di possedere alcuna vocazione se non quella di occuparsi dell’ “apparire”, proprio come si evidenzia nella vicenda di Villa Zanelli, da cui si prende spunto per questo intervento.

Un ciclo quello del cemento che ha lasciato una città imbruttita e priva di identità.

Una Città facile preda di un uso ad interessi privati di importanti edifici che avrebbero dovuto servire alla collettività come l’ antico Ospedale.

Una Città corpo separato dal porto storico fu cuore pulsante e oggi ridotto a stazione di transito.

Una Città isolata dal suo retroterra nel frattempo trasformatosi in deserto ex-industriale, con enormi problemi di accesso per via di insuperate difficoltà infrastrutturali.

Una Città che assiste alla spoliazione del suo Ospedale sottoposto al bombardamento di una gestione regionale tutta tesa a privatizzare la domanda di salute dei cittadini.

Una Città che ospita grandi contenitori storici inutilizzati da decenni e che ha bisogno di rivisitarne l’utilizzo di altri.

Una Città che presenta ancora buchi evidenti nella struttura urbanistica, in assenza di una visione capace di delineare una “ricucitura” complessiva adeguata a tempi che richiederanno sempre più elevati standard di qualità abitativa.

Come si potrà replicare a questo insieme di scelte non solo negative ma del tutto esiziali per il futuro della nostra Città, com’è dimostrato dall’evidente declino di questi ultimi anni?

Mettere assieme un’efficace “pars costruens” non sarà semplice.

La complessità delle questioni richiede uno sforzo di elaborazione che presenti come presupposto la messa a regime di lavoro le nostre migliori intelligenze.

Intelligenze che vanno sensibilizzate, promosse, stimolate perché assieme si riesca a costruire una visione di futuro.

L’obiettivo non potrà che essere quello dell’apertura di un nuovo ciclo, inverso a quello che fu definito del “cemento”.

Non serve neppure invocare (come fu fatto in passato) una “discontinuità”.

Si rende necessaria l’apertura di un libro con le pagine ancora tutte da scrivere: alcune proposte fondamentali sono già in via di elaborazione.

E’ necessario insistere, a partire dalla scadenza elettorale del 20 settembre che appare comunque cruciale per realizzare un’inversione di rotta: passare da una pseudo – politica fondata sull’estetica a una politica vera fondata sull’etica della coerenza progettuale.

Franco Astengo

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