Cose Belle29 novembre 2020 08:31

I “Miti contemporanei” di Ylli Plaka alla Kélyfos Gallery di Albissola Marina

Dal 5 al 30 dicembre 2020, un viaggio estetico e filosofico alle radici della cultura attraverso il grès

I “Miti contemporanei” di Ylli Plaka alla Kélyfos Gallery di Albissola Marina

Anche l'arte lancia un segnale importante di rinascita con la voglia di andare avanti per superare le difficoltà imposte dalla pandemia.

Con questa volontà la Kélyfos Gallery di via Isola 15 ad Albissola Marina ospita dal 5 al 30 dicembre 2020 una straordinaria mostra di Ylli Plaka, nel rigoroso rispetto delle normative anticovid vigenti e con accesso contingentato, dando la possibilità a chi passerà in questa fantastica via d'arte del centro storico albisolese di godere in piena sicurezza dello spettacolo della scultura e del grès ceramico.  

Kélyfos Gallery, situata in via Isola 15 in una splendida ed antica sala dalla volta a botte in mattoni nella parte più antica di Albissola Marina si pone ormai da un anno come punto di riferimento per chi apprezza l'arte e il design ad alto contenuto creativo proponendo artisti e designers italiani ed internazionali in un calendario di mostre che si è arricchito nel tempo di nuove progettualità e collaborazioni prestigiose, grazie all'impegno di Gianluca Cutrupi, artista e e designer che ha ideato e creato questo bellissimo spazio, affiancato da Roby Giannotti, direttore artistico che cura i testi critici dello spazio d'arte. Sottolinea Gianluca Cutrupi: "E' una importante mostra personale di un inportante artista in un momento in cui si ha bisogno di spensieratezza e di nuovo nutrimento per la mente e l'anima". Ylli Plaka sarà infatti il protagonista di tutto il periodo natalizio in Galleria, con questa mostra ricca di pezzi importanti che rappresenta una tappa importante nel già intenso percorso artistico dello scultore, attivo nel comprensorio savonese da molti anni e apprezzato ormai a livello internazionale.  

Entrare nella luce e nei colori della Galleria sarà un momento emozionante per ritrovare il piacere dell'arte attraverso le opere di Plaka e per visitare il centro storico in un periodo natalizio che mai come quest'anno sarà carico di significati e suggestioni.  

La mostra sarà aperta tutti i giorni dalle 16,30 alle 19,30.  

Ylli Plaka, scultore: con questo termine già definiamo un uomo e il suo universo professionale e spirituale che trova nella ceramica ed in particolare nel grès la materia nobile con cui dare forma al proprio pensiero contemporaneo. E' un mestiere antico quasi quanto l'uomo, pensando alle prime “Veneri” scolpite nella pietra con le loro forme abbondanti foriere di prosperità e fertilità, risalenti a 40 mila anni fa. E' un mestiere che a un certo punto della vita ti entra dentro nella testa e ti dice che quello sarà il tuo percorso e il tuo destino, differentemente da quello di altri uomini, attraverso un viaggio pieno di incontri che ti apre la mente e il cuore e ti dà la straordinaria opportunità di modellare la materia, di rivivere ogni volta il momento e il privilegio della creazione.  

Così è stato ed è per Ylli Plaka: dopo aver studiato scultura nella madre patria in Albania, si ritrova in Italia a Savona ed Albisola, luoghi di millenaria tradizione nel campo della ceramica e, dal secolo scorso, tra le capitali della ceramica d'arte contemporanea, crocevia mediterraneo di antiche rotte di uomini e merci insieme a cultura, idee e conoscenza.  

Qui Ylli Plaka entra in simbiosi con l'argilla e con lo spirito del luogo, divenendo una delle più belle realtà in campo ceramico a livello nazionale, senza seguire le sirene di mode e modi del momento ma semplicemente il proprio sapere e il proprio istinto.

Visitare oggi il suo studio ti fa capire che non è poi così dissimile da quello degli scultori che lo hanno preceduto nei secoli, basta vedere una stampa che raffigura quello del neoclassico Bertel Thorvaldsen per rendersene conto.

In un grande spazio si accumulano innumerevoli scaffali e banchi di lavoro carichi di materiali, strumenti, colori, pezzi in lavorazione, pronti per la cottura o già realizzati che ti scrutano e ti osservano, libri e cataloghi d'arte, calchi in gesso di busti di epoca classica, blocchi di argilla fresca, smalti e ossidi in un caos ordinato dove le esperienze quotidiane si accumulano, oltre al forno per ceramica ovviamente, ovvero quel grande cappello a cilindro da dove Ylli tira fuori ad ogni sfornaciata un nuovo capolavoro, come fosse una candida colomba apparsa dal nulla nelle mani di un mago.

Ora però è il momento di mettere a fuoco il lavoro di Plaka, in particolare la lunga serie di sculture in grés nate in questo ultimo anno, protagoniste delle recentissime mostre dell'artista e di quelle di prossima programmazione e che si raggruppano sotto un titolo simbolico: “Miti contemporanei”.

Ecco in cosa mi sono imbattuto nello splendido atelier di Ylli Plaka. Grandi teste, reclinate, come elementi di memoria di monumentali sculture di una Età Classica perduta ma che cerchiamo di scovare ancora da qualche parte nella nostra mente. Figure muliebri dall'aspetto arcaico appoggiate, adagiate o in simbiosi con visi dall'espressione ieratica o con cavalli accennati che ci portano a immaginare fantastiche creature marine o divinità alate. Una serie di civette dallo sguardo fisso, intenso, potente, con occhi grandi ed espressivi che ricordano le prime sculture mesopotamiche.

E poi un segno di modernità nelle testuggini con i carapaci segmentati con le cuciture di un pallone di cuoio, a simboleggiare una natura che deve da sempre fare i conti con l'uomo, i suoi guasti e le sue debolezze. Ed ancora un segno di delicata leggerezza profonda, con un gatto adagiato su una grande testa reclinata di lato, che mi ha ricordato un fantastico elmo in bronzo tirato fuori dalle acque di Sicilia nei pressi delle isole Egadi dove il 10 marzo del 241 a.C. si svolse una tremenda battaglia navale tra romani e cartaginesi: sulla parte sommitale vi campeggia un piccolo gatto adagiato sull'elmo, una straordinaria personalizzazione fatta da un soldato o da un ufficiale sul proprio strumento quotidiano di difesa che lo ha accompagnato con la propria intima identità in tante battaglie fino a quella, probabilmente l'ultima.

Miti contemporanei, dunque? Oppure miti perenni che si rinnovano nel tempo? La parola greca mỳthos ha del resto un significato splendido ed è giusto recuperare anche in questo contesto il valore delle parole, per non usarle in modo superficiale, banale o inconsapevole. Parliamo di “parola, racconto”, una narrazione che al tempo degli antichi riguardava le gesta portate avanti da dei, semidei ed eroi ma che sin dalla notte dei tempi è servita da un lato a cercare di spiegare ciò che la natura ci mostrava nei suoi fenomeni, dall'altro a legittimare comportamenti, rituali e valori etici e morali nel continuo desiderio di provare a rispondere ai grandi interrogativi che il nostro semplice esistere ci pone.

Tutti i popoli hanno creato dei miti, raccontati per un tempo infinito in forma orale prima ancora che scritti, disegnati, scolpiti. Ognuno ha cercato di dare risposte ai nostri interrogativi e alle nostre paure, provando a spiegare l'origine del mondo, a raccontare le storie di uomini ed eroi che potessero essere modelli da seguire nel perpetuarsi delle comunità umane, delle loro leggi ed istituzioni. Ma c'è anche un valore simbolico.

Platone nei miti vedeva, più che un racconto per verità, un modo per avvicinarsi ad essa una volta raggiunti e superati i limiti del pensiero razionale. E qui, forse, nei meandri del pensiero Platonico, troviamo il luogo più bello e più adatto per le sculture di Ylli Plaka; toccando con mano quelle superfici ceramiche con le loro potenti trame materiche come solo il grès può regalare andiamo oltre la realtà e ci avventuriamo in un infinito universo interiore, al di fuori di ciò che possono vedere i nostri occhi, arrivando ad una intuizione estetica pura.

Forse è proprio per aver toccato queste antiche corde che le opere di Ylli Plaka sono semplicemente belle, nei loro richiami ancestrali ai miti dell'uomo rivisitati negli interrogativi che ci pone il contemporaneo, nell'uso di un materiale dalle origini bibliche come l'argilla, nella modernità perenne della bellezza come valore morale.  

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