Cultura14 agosto 2021 11:25

A voi, temerari della ricerca e del tentativo!

In attesa degli scritti dei giovani proposti sabato scorso, un pensiero anche per i "grandi" (di Chiara Pasetti)

Giorgio De Chirico, L'enigma di una giornata, 1914

Giorgio De Chirico, L'enigma di una giornata, 1914

L’estate, e in particolare le vacanze, sono senz’altro il momento più adatto per leggere, o rileggere, testi che durante i mesi lavorativi spesso rimangono negli scaffali della libreria.

Magari qualche libro viene spostato per le classiche pulizie estive o viene preso in mano per essere sfogliato distrattamente e poi quasi subito riposto, colpevole di essere troppo voluminoso o troppo impolverato; i più zelanti, per lenire il senso di colpa proprio di chi vorrebbe conoscere tutti i capolavori della storia dell’umanità, trasferiscono alcuni testi dalla libreria al comodino, nell’illusoria volontà di portare a termine l’impresa, ma troppo spesso la pigrizia e la stanchezza hanno la meglio sui buoni propositi e così questi poveri libri continuano a giacere silenziosi in qualche punto delle nostre case, senza poter essere ascoltati e amati e senza che sia concessa loro la possibilità di arricchirci.

Approfittiamo dunque del riposo e della quiete delle ferie per sfogliare qualche classico, e per nutrire di conseguenza non solo il nostro corpo di gelati e frutta fresca ma anche la nostra mente di cibo che non ha prezzo né stagione.

Scegliendo nel mare dei classici di tutti i tempi i più celebri e anche i più vicini al gusto di chi scrive sono gli irrinunciabili Aristofane, Eschilo, Euripide; per chi ama la poesia, oltre a Dante che quest’anno si legge e recita ovunque, senz’altro la lettura del Canzoniere di Petrarca potrà dare grande gioia.

Il poeta di «chiare, fresche et dolci acque» non mancherà di incantarvi con la sua sete di amore inappagato, con la sua intima lacerazione, l’irrequietezza e l’insoddisfazione di chi non riesce a conciliare umano e divino; quest’opera, scritta con uno stile nitido, elegante, raffinatissimo, ha al suo interno una tensione non risolta sul piano intellettuale e del vissuto, che la rende ancora attuale e di grande, imperituro fascino.

E Petrarca è stato uno degli autori più amati da un altro grandissimo poeta italiano che all’ombra dei cipressi o di un ombrellone può deliziarvi con i suoi Canti: Giacomo Leopardi.

Meglio ancora sarebbe decidere di leggere l’Infinito o La sera del dì di festa sotto le piante del grande parco che circonda casa Leopardi a Recanati, meta ideale per chi desideri visitare un paesino splendido, in cui ogni via e ogni piazzetta ricorda le limpide poesie del suo figlio più celebre.

Dall’alto dell’ermo colle si può ancora ammirare la siepe che «il guardo esclude», al contempo limite spaziale e sorgente immaginativa che consente di perdersi in dolorose o consolatorie fantasticherie e di naufragare nel mare dei ricordi e dei pensieri.

Ultimo titolo in poesia, i «maledetti» Fiori del male di Baudelaire, il «libro atroce» che forse non consolerà, ma aiuterà a meditare sulla propria esistenza, sulla bellezza e sull’amore, sul passare del tempo, sui possibili tentativi di sfuggire allo spleen quando questo, simile a un cielo basso e pesante come un coperchio, grava sulle nostre anime. Sicuramente alla fine lascerà un’impressione di grande genialità e malgrado le angosciose riflessioni poetiche, di ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà.

Fra i romanzi, se ancora non l’avete fatto, è ora di leggere Madame Bovary di Flaubert, pubblicato lo stesso anno dei Fiori di Baudelaire e anch’esso portato davanti al tribunale con l’accusa di oltraggio alla morale pubblica e ai buoni costumi.

Avendone già ampiamente discusso in altri momenti, passiamo a un altro testo fondamentale da mettere in valigia il cui autore, come Flaubert nel secolo precedente, fu un precursore del romanzo novecentesco, dove la dissoluzione del personaggio, del tempo, della causalità e consequenzialità logica degli eventi sono gli aspetti di cambiamento più evidenti: La coscienza di Zeno, di Italo Svevo.

Attualissima riflessione sul labile confine tra salute e malattia, il protagonista incarna in superficie l’inettitudine al vivere, o meglio la «pena di vivere così», per dirla con Pirandello, contemporaneo di Svevo, ma nel profondo, e non senza ironia che si mescola a tragicità, svela la condizione in fondo molto comune e inalienabile dell’uomo, che è quella della contraddizione, della difficoltà di accettarsi e amarsi, della sensibilità che spesso caratterizza coloro che vengono giudicati «diversi», o semplicemente strani, dai più; così, diversi appaiono gli altri, i mediocri, coloro che mai si mettono in discussione di fronte alle grandi tempeste, sconvolgenti e talora salvifiche, che la vita sa regalare a chi ha il coraggio di riconoscerle e di affrontarle.

La scelta filosofica, inevitabilmente ristretta come le altre, cade su Così parlò Zarathustra di Nietzsche (ma anche la Gaia scienza e Ecce homo meritano un po’ di tempo, magari per chi ha le ferie più lunghe); con le sue visioni e i suoi enigmi non finirà mai di avvincere il lettore, e di trasportarlo in un’atmosfera carica di energia e fulmini, simile a certi temporali estivi. Leggere i filosofi non è mai semplice ma, nel caso di Platone, ogni dialogo, soprattutto il Fedone e il Simposio, consente agevolmente di calarsi nel clima della Grecia socratica, nel tentativo di indagare intorno a questioni che sono ancora quelle di oggi, e di sempre: l’anima, l’amore, la morte.

Speriamo che queste letture possano invogliarne altre, altrettanto ricche e necessarie allo spirito, che ha bisogno di riposo, silenzio e meditazione, come il corpo necessita di lunghe camminate in montagna e refrigeranti bagni in mare. E chissà che alcuni non trovino nei paesaggi reali e metaforici che contempleranno durante le vacanze nuova linfa per le proprie creazioni.

Se mi figuro l’immagine di un lettore perfetto ne viene sempre fuori un mostro di coraggio e di curiosità, con qualcosa di duttile, astuto, cauto, un avventuriero e uno scopritore nato. Infine, non saprei dire a chi in fondo io parli, meglio di come lo ha detto Zarathustra: a chi solamente egli vuole raccontare il suo enigma?

A voi, temerari della ricerca e del tentativo, e a chiunque si sia mai imbarcato con ingegnose vele su mari terribili, a voi, ebbri di enigmi e lieti alla luce del crepuscolo, a voi, le cui anime suoni di flauto inducono a perdersi in baratri labirintici: giacché voi non volete con mano codarda seguir tentoni un filo; e dove siete in grado di indovinare vi è in odio il dedurre… (F. Nietzsche, Ecce homo).

A tutti, buone letture e buon Ferragosto!

Chiara Pasetti

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